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Art of Murder 3: le Carte del Destino

Bluff d'autore?

Certo, anche la pretesa di ricalcare in maniera più o meno palese il “reale” affonda senza remore quando la bella Nicole decide senza colpo ferire di andare in giro tranquilla con un bel secchio pieno di mattoni, ma d'altronde chiunque sia cresciuto a pane e polli con la carrucola in mezzo, non si stupisce più di nulla.

Gli occhi poi avranno la loro goduriosa parte con un'eroina dotata di un'accattivante insieme di poligoni, sebbene non siano proprio i modelli dei personaggi la chiave di volta del comparto tecnico. Dove infatti AoM3 mostra di avere alle spalle un motore rodato è nella gestione degli ambienti, vari, generalmente ben caratterizzati e animati occasionalmente da alcuni script in grado di donare un senso di credibilità all'intero universo in cui vi muoverete. Vedere ad esempio il barista spostarsi nervosamente mentre parlerete con gli avventori del suo locale è sicuramente una buona trovata che purtroppo affonda nei difetti sopracitati.

A dispetto di ambienti ricreati discretamente bene, i modelli dei personaggi lasciano spesso a bocca asciutta.

Anche il comparto audio non fa molto per innalzare il livello dell'esperienza complessiva, in quanto se il doppiaggio in lingua Inglese risulta tendenzialmente espressivo come un pesce nell'acqua, la colonna sonora che farà da sfondo alle vostre peripezie non brilla certo in varietà: anche qui si arriva giusto alla sufficienza, senza rischiare di ottenere qualcosa di meglio, pena un eccesso di entusiasmo. I sottotitoli in Italiano infine non riescono ovviamente nel fare il miracolo, ma almeno in questo caso ci sono risparmiati strafalcioni da strapparsi i capelli o che farebbero rivoltare Dante nella tomba.

Ci tengo però a ribadire che la sostanza, scavando scavando, c'è: gli enigmi ad esempio, tralasciando quel piccolo problemino nell'utilizzo dell'inventario, non risultano quasi mai banali, ma anzi invogliano a far funzionare il simpatico ammasso gelatinoso che risponde al nome di cervello. Certo, non avrete a che fare con migliaia di oggetti in grado di rendere arduo alla massima potenza il vostro compito, ma alcune combinazioni e alcuni passaggi, una volta portati a termine, vi renderanno discretamente orgogliosi. Non manca inoltre all'appello nemmeno la possibilità di analizzare palmo a palmo gli oggetti (piccoli ed enormi) che intascherete: per un poliziesco, si tratta di una scelta praticamente obbligata.

Potrete analizzare a 360° ogni oggetto che recupererete nel vostro inventario.

In gran chiusura, e oserei dire fortunatamente, non verrete infine coinvolti in cacce al pixel mediamente poco gradite nel panorama moderno, visto che cliccando sul punto di domanda nell'angolo in basso a destra dello schermo, attiverete in maniera discreta un puntatore su ogni hot point presente nella locazione: anche in questo caso un'aggiunta oramai di prassi ma che non possiamo fare a meno di apprezzare ogni volta.

Tirando le somme, rispetto ai capitoli precedenti Art of Murder non porta quindi alcun progresso, ma anzi reitera in maniera abbastanza anonima i buoni propositi delle avventure della bella detective del FBI. La diretta conseguenza di questa considerazione è che se questo è il vostro primo approccio con la serie di City Interactive, alzate comodamente di un punto il voto finale, non avendo giustamente alcuna pietra di paragone con cui misurarvi. Se invece siete degli habitué, il giudizio è quello che vedete lì in fondo: una buona mano, giocata purtroppo non al meglio.

6 / 10