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Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco: La Battaglia del Santuario - review

Il difficile matrimonio tra anime e videogiochi…

Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un hands-on basato su un codice ancora incompleto di Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco: La Battaglia del Santuario, mettendo in luce alcuni elementi interessanti del suo gameplay e segnalando con una certa preoccupazione qualche ombra difficilmente trascurabile.

Ora che abbiamo avuto modo di testare a fondo la versione finale del gioco, possiamo finalmente sbilanciarci in merito all'ultima fatica dei Dimps, nata grazie al contributo economico di Namco Bandai.

Se state leggendo questa recensione probabilmente siete cresciuti a pane e Cavalieri dello Zodiaco, seguendo fedelmente ogni singola puntata dell'anime e attendendo con impazienza l'uscita del manga, mese dopo mese.

Attivando il Settimo Senso l'azione rallenta per simulare lo stato di grazia del cavaliere controllato dal giocatore.

Questo gioco è stato realizzato palesemente per cercare di irretire i fan dell'opera di Masami Kurumada, ignorando volutamente tutto ciò che, con un piccolo sforzo in più, avrebbe potuto trasformare La Battaglia del Santuario in un prodotto tecnicamente migliore e, di conseguenza, più costoso da realizzare.

Una volta accesa la console, dopo aver versato una lacrima di commozione davanti alla sigla d'apertura originale ricreata con il motore del gioco e accompagnata dalle indimenticabili note di Pegasus Fantasy, ci si rende immediatamente conto di avere tra le mani un titolo realizzato in modo tanto superficiale quanto furbo, soprattutto sul fronte grafico.

"Per mascherare le pecche del comparto grafico i programmatori hanno optato per una telecamera fissa alle spalle del personaggio"

Visivamente parlando, infatti, molti aspetti di questo gioco d'azione sembrano appartenere all'era PlayStation 2, con strutture poligonali appena abbozzate (in particolar modo per le scarne ambientazioni), animazioni zoppicanti, texture slavate e, soprattutto, una telecamera fissa che farebbe infuriare perfino il maestro dei Cinque Picchi.

Nel tentativo di mascherare il più possibile gli angoli oscuri del comparto grafico del gioco, i programmatori hanno deciso di optare per una telecamera fissa alle spalle del personaggio, impostata in modo da seguirne costantemente i movimenti.

Per i giocatori più esibizionisti è perfino possibile liberarsi dell'armatura, in modo da aumentare la sensibilità al proprio Cosmo.

Se da un lato questo accorgimento ha permesso ai ragazzi di Dimps di dedicare meno attenzione alle ambientazioni, occultando alla vista le parti più suscettibili a critiche spietate, dall'altra si è trasformato in un evidente problema sul fronte del gameplay, visto che non potendo ruotare a piacimento l'inquadratura come accade nella maggior parte dei giochi d'azione, l'utente non può sapere cosa succede alle spalle del proprio personaggio, finendo spesso col rimanere vittima di attacchi impossibili da anticipare.

Considerando le capacità delle console dell'attuale generazione, è un vero peccato constatare la pochezza grafica de La Battaglia del Santuario. Allo stesso tempo è impossibile non provare un pizzico di delusione di fronte a un gameplay altrettanto superficiale, arricchito però da una serie di tocchi di classe che non potranno sfuggire ai fai più accaniti.

Per chi non avesse mai sentito parlare di questo titolo, ci troviamo di fronte all'ennesimo adattamento dedicato ai Cavalieri dello Zodiaco, che si concentra unicamente sull'arco narrativo delle 12 case. Per salvare la vita di Lady Isabel (Saori, nella versione originale), i Cavalieri di Bronzo devono raggiungere il Grande Sacerdote Arles al Grande Tempio, al termine di un interminabile percorso sorvegliato dai leggendari Cavalieri d'Oro.

Come avevamo già sottolineato nel nostro hands-on, una simile struttura narrativa è assolutamente perfetta per la realizzazione di un superbo gioco d'azione. Sfortunatamente, però, i programmatori non sono riusciti a cogliere l'epicità dei durissimi combattimenti che si svolgono in ognuna delle 12 case dello zodiaco.

"Il giocatore veste alternatamente i panni di uno dei cinque Cavalieri di Bronzo per affrontare il percorso che lo separa dalla casa seguente"

La struttura è molto semplice: il giocatore veste alternatamente i panni di uno dei cinque Cavalieri di Bronzo per affrontare il percorso che lo separa dalla casa seguente e, una volta lì, deve sconfiggere il boss di turno mettendo tutto se stesso nel combattimento.

Le fasi di spostamento da una casa all'altra sono state realizzate con l'impostazione tipica dei picchiaduro a scorrimento e spingono il giocatore a farsi largo tra centinaia di nemici minori da abbattere a suon di combo e attacchi speciali.

Queste sequenze di gioco, a dire il vero piuttosto scialbe e confusionarie, si distinguono per la pessima Intelligenza Artificiale dei soldati nemici, che forti del loro numero cercano di avere la meglio sugli eroi di turno semplicemente caricando a testa bassa.

Parando con tempismo mentre il Settimo Senso è attivato, si ottiene un bonus in termini di risparmio della barra del Cosmo.

Il sistema di combattimento messo insieme da Dimps è stato studiato per garantire ai Cavalieri un buon numero di tecniche e di abilità con cui resistere alla valanga umana che gli si riversa contro tra una casa e l'altra, simulando egregiamente il divario che ci dovrebbe essere tra un Cavaliere dello Zodiaco e un soldato qualsiasi.

"Ogni singolo colpo può letteralmente scagliare in aria manciate di avversari come se fossero foglie secche"

Ogni singolo colpo, dal più elementare al più esplosivo, può letteralmente scagliare in aria manciate di avversari come se fossero foglie secche, aggiungendo ulteriore soddisfazione quando questi, travolgendo le colonne ornamentali ai lati delle ambientazioni, le fanno a pezzi a causa della violenza dell'impatto.

Se l'obiettivo dei programmatori era quello di far sentire i giocatori come vere e proprie divinità immortali, durante queste sequenze lo si può considerare più che riuscito. La situazione cambia drasticamente, tuttavia, una volta raggiunta la porta della casa custodita da uno dei letali Cavalieri d'Oro.

Prima di poter incrociare i pugni con i 12 guerrieri leggendari, infatti, è sempre necessario liberarsi di un mini-boss pescato senza criteri particolari dalla linea narrativa della serie. Ecco, quindi, che ci si imbatte in personaggi come Cassios, Tisifone, i Cavalieri Neri e altri ospiti illustri che faranno sicuramente piacere agli appassionati.

Registrando risultati apprezzabili al termine delle missioni si ottengono illustrazioni, modelli poligonali e altri sbloccabili.

Il livello di difficoltà di questi scontri aumenta leggermente rispetto alle schermaglie precedenti, soprattutto perché i dolorosissimi attacchi del mini-boss di turno devono essere evitati cercando al tempo stesso di tenere a bada la solita carne da cannone, presente anche qui per impedire al giocatore di combattere agevolmente.

Superato anche questo ostacolo si arriva alle fasi più impegnative de La Battaglia del Santuario, che non solo richiedono di utilizzare con attenzione tutte le armi a propria disposizione (ogni singolo elemento del sistema di combattimento è indispensabile per uscire vivi dagli scontri con i Cavalieri d'Oro), ma anche una buona dose di pazienza per cercare di scoprire il punto debole del proprio avversario.

Sebbene gli scontri con i letali boss dorati siamo lunghi e caratterizzati da tante fasi differenti, sfortunatamente non riescono quasi mai a trasmettere il medesimo senso di epicità del manga e dell'anime originali, anche a causa di una gestione delle collisioni spesso fantasiosa e, soprattutto, della cadenza monotona con cui l'IA abusa delle medesime tecniche, tutte incredibilmente dannose.

"Il sistema di combattimento permette di esibirsi in combo spettacolari, alternando la pressione di due tasti"

Il sistema di combattimento alla base del gioco è molto semplice e permette di esibirsi in combo spettacolari, alternando la pressione di due tasti (legati ai colpi normali più o meno potenti) o, in cambio di una porzione più o meno generosa della barra del cosmo, di scatenare tutta la potenza delle tecniche speciali dei singoli cavalieri.

Vediamo l'intro di Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco: La Battaglia del Santuario.

Per cercare di garantire al gioco un minimo di spessore, impedendo che il divertimento finisca al termine dell'avventura principale, i programmatori hanno pensato di arricchire l'esperienza con qualche elemento GdR (che interviene nella personalizzazione e nel potenziamento dei cavalieri, trasformando l'esperienza accumulata in nuove combo e migliorando le caratteristiche di base), ma anche spendendo tempo fra le statistiche dei personaggi del gioco è davvero difficile notare differenze importanti.

Il nostro consiglio è quello di tenere da parte i punti per sbloccare tutte le combo, così da avere un numero sempre maggiore di strumenti con cui infierire sui propri avversari, a tutto vantaggio del divertimento e della giocabilità.

I fan de I Cavalieri dello Zodiaco apprezzeranno la fedele riproduzione delle sequenza narrative.

"I fan della serie si esalteranno di fronte alle sequenze narrative fedelmente riprodotte "

Ad incrementare ulteriormente la longevità interviene la modalità Missioni, che non solo permette di affrontare una serie di sfide usando personaggi diversi da quelli previsti dalla storia originale, ma prevede anche la possibilità di giocare in compagnia di un amico per piacevoli sessioni multiplayer.

Vista la presenza di tale modalità, comunque, avremmo accolto con entusiasmo un numero maggiore di missioni da condividere con qualcuno, magari con qualche piacevole flash da altri momenti memorabili della serie.

Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco: La Battaglia del Santuario è un gioco degno di essere preso in considerazione? Poiché si tratta di un titolo realizzato con risorse tecniche non all'altezza dell'attuale generazione, i giocatori normali faranno fatica ad apprezzarlo.

Un discorso diverso deve essere fatto invece per i fan della serie, che nonostante i numerosi difetti del prodotto messo insieme da Dimps, si esalteranno di fronte alle sequenze narrative fedelmente riprodotte in 3D, alle musiche originali (o riarrangiate), al doppiaggio giapponese e a una gran quantità di tocchi di classe sparsi nel disco. Il voto qui sotto è dedicato proprio a questa fetta di pubblico. Tutti gli altri farebbero bene a ridurlo di un punto.

6 / 10