Dyscourse, il simulatore di Lost - recensione
Chi tentereste di salvare se vi trovaste su un'isola deserta?
Si dice che solo nelle situazioni di pericolo emergano i meccanismi che regolano il nostro modo d'essere. Liberi dal giogo delle convenzioni, sottratti alla morale che regola i convenzionali rapporti umani, eventualmente lontani dalle leggi imposte dalla società civile, possiamo mostrarci per ciò che realmente siamo, dando sfogo agli egoistici istinti di sopravvivenza o perseguendo identicamente negli ideali di giustizia e uguaglianza.
Da L'Utopia, l'opera di Thomas More del 1516, sino a Il Signore delle Mosche, best-seller di William Golding che non ha certo bisogno di presentazioni, la letteratura moderna e contemporanea non lesina di romanzi che affrontano l'argomento, ponendo un manipolo di protagonisti in situazioni utopistiche (per l'appunto) e al limite del credibile, in cui sono costretti a fronteggiare i mostri che albergano nelle loro anime e decidere in che modo comportarsi di fronte alle avversità incontrate.
Dyscourse fa proprie queste tematiche, presentandoci una situazione tanto tragica, quando "classica": un gruppo di sopravvissuti ad un disastro aereo, su un'isola disabitata, a combattere contro la ferocia della natura in attesa dei soccorsi. Senza grossi preamboli, evitando accuratamente qualsiasi scena d'intermezzo, l'avventura grafica inizia allo stesso modo di Lost: con la confusa, ma illesa, Rita che si risveglia sulla spiaggia, tra detriti e primi compagni da soccorrere.
Non sarà l'unico riferimento all'apprezzatissima serie TV, e con essa ad altri prodotti culturali come il già citato Il Signore delle Mosche o il film Cast Away: rimandi e citazioni che inspessiscono l'impatto artistico del gioco e regalano ulteriore divertimento nella riproposizione, spesso carica d'ironia, di scene già viste altrove.
L'interazione è ridotta al minimo, così come basilare è il control scheme, al punto tale che l'unico reale modo per incidere sul corso degli eventi è prendere decisioni per l'intero gruppo, dando vita a numerosissimi bivi narrativi che garantiscono un alto tasso di rigiocabilità.
Rita emergerà sin da subito come leader, caricandosi della responsabilità di impartire compiti e lavori da svolgere ogni giorno ai suoi compagni. Cercare acqua con cui dissetarsi, procacciare cibo, rovistare tra i resti dell'aereo, esplorare nuove aree: il successo delle proprie scelte è decretato dalle abilità dei personaggi a cui delegherete l'incarico, un po' come accadeva in Gods Will Be Watching.
Terry è il paranoico del gruppo: vede cospirazioni internazionali un po' ovunque ma è munito di un metal detector che può sempre tornare utile. Garret è un nerd in tutto e per tutto, dotato di buona volontà e forza fisica. Steve è un apatico impiegatuccio sempre pronto a sacrificarsi. Jolene è una signora di mezz'età chiacchierona e instancabile. Suo marito George è un pacifico agricoltore, devotissimo (ma fino a un certo punto) alla moglie.
Farli sopravvivere tutti, vera sfida del gioco, è molto difficile e di volta in volta vi si presenteranno situazioni in cui dovrete scegliere entro pochi secondi come reagire al pericolo. Non solo: Rita, sempre sotto il controllo dell'utente, svolgerà in prima persona buona parte dei compiti necessari per la sopravvivenza. Trovandosi a tu per tu con parte dei suoi compagni di viaggio può tranquillamente optare per un'eliminazione consapevole e ragionata delle bocche da sfamare.
In questo senso, nonostante il ventaglio di scelte effettuabili sia sempre predeterminato, il numero di possibilità offerte all'utente, giorno virtuale dopo giorno virtuale, è più che sostanzioso. Dyscourse è completabile nel giro di un'oretta, durata perfetta per l'esperienza che vuole offrire, e anche dopo averlo terminato tre, quattro volte ci saranno ancora condizioni ed epiloghi inesplorati.
Dove l'avventura grafica pecca è nella gestione delle relazioni che si instaurano tra i sopravvissuti. Anche nel caso in cui Rita si riveli estremamente spietata la sua leadership non verrà mai messa in dubbio, né si modificheranno conseguentemente i rapporti con i compagni. Questa rigidità narrativa mal si sposa con una sceneggiatura sempre intrigante, divertente, persino illuminante e toccante in certi passaggi in cui i protagonisti discorrono sulla vita, sulla morte, sulla fatalità del destino.
A corroborare la ricercatezza del prodotto, troviamo un art design dal tratto piuttosto semplice e dalle tonalità calde. Lo stile non è universale, qualcuno potrebbe trovarlo sgradevole, ma dimostra carattere e infonde personalità ai personaggi. Splendida la colonna sonora che si carica di sonorità reggae.
Dyscourse è allora un'esperienza alla portata di tutti che andrebbe provata, anche solo per assaporare una sceneggiatura suscettibile a numerosi cambiamenti, stimolante e ben scritta. Il condizionale è d'obbligo, tuttavia, visto il prezzo a cui attualmente il gioco è venduto su Steam. Quasi quindici euro, per un'avventura grafica terminabile nel giro di un'ora, sono francamente troppi nonostante l'altissimo 'replay value'.
Attendere un prevedibile taglio di prezzo, unitamente alla pubblicazione del DLC già in fase di realizzazione, potrebbe essere un'ottima strategia per aggirare quest'ostacolo e godersi senza remore un prodotto assolutamente godibile e ben realizzato.