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Octopath Traveler - recensione

Otto personaggi in cerca di giocatore.

I titoli di coda sono comparsi su schermo troppo presto. Tressa, la giovane mercante con cui abbiamo mosso i primi passi nel meraviglioso mondo di Octopath Traveler, ha finalmente portato a termine il suo lungo viaggio. In sua compagnia abbiamo scalato cime innevate e sudato sotto il sole del deserto, abbiamo visitato antichi borghi medievaleggianti ed esotiche città costiere, abbiamo stretto nuove amicizie e combattuto i nemici più temibili. Ora vogliono farci credere che l'avventura sia finita. Ma noi sappiamo che non è vero. Cari titoli di coda, non ingannate nessuno. Ci sono ancora sette personaggi che aspettano di giungere a destinazione.

Eppure, nonostante il nutrito cast di girovaghi e vagabondi, il titolo del gioco ci suggerisce che il viaggiatore è uno e uno solo. Anche chi l'inglese l'ha a malapena sgranocchiato fra i banchi di scuola può facilmente intuire che "traveler", senza una bella esse che sibili a fine parola, rimane un termine singolare. Chi è quindi questo fantomatico viaggiatore?

Che sia Ophilia, la sacerdotessa che parte per un pericoloso pellegrinaggio rituale al posto della consorella, così da permettere all'amica di vegliare sul padre malato? O si tratta di Cyrus, l'illustre erudito che a causa di una presunta relazione con un'allieva viene costretto a prendersi un anno sabbatico? Forse è Olberic, il valoroso cavaliere che si è ritirato dai campi di battaglia dopo essere stato tradito dal suo compagno d'armi. Qualcuno sarebbe pronto a scommettere su Primrose, l'avvenente danzatrice che aspetta da anni l'occasione giusta per vendicare il padre assassinato. Alfyn, lo speziale che intende girare il mondo e curare ogni malattia con le sue erbe, è un altro buon candidato. Anche Therion, abile ladro, dopo essere caduto in una trappola viene costretto a mettersi in cammino per non infangare la propria reputazione. Senza dimenticarci poi di H'aanit, la cacciatrice infallibile che attraversa villaggi e foreste sulle tracce del suo mentore, scomparso ormai da un anno. E se invece fosse proprio Tressa, che salpa verso nuovi orizzonti spinta solamente dalla sua incontenibile curiosità?

L'illuminazione in tempo reale e l'effetto di messa a fuoco cinematografico rende il mondo di gioco ancora più vivo e realistico. Notiamo i bellissimi riflessi della luce solare sulle onde in lontananza.

In verità la risposta è piuttosto semplice: il viaggiatore siamo noi! Una volta impugnato il controller (o l'intera console, data la natura ibrida di Switch) è il giocatore ad intraprendere il viaggio più emozionante e coinvolgente. Octopath Traveler è un biglietto di sola andata verso un'epoca che ha segnato l'infanzia e adolescenza di tanti appassionati, un tributo ai grandi GDR che hanno impreziosito la generazione dei 16-bit, classici indimenticabili come Final Fantasy VI e Chrono Trigger.

Ma parlare di tributo è in un certo senso riduttivo. Immaginate per un attimo di venire risucchiati all'interno di un Super Nintendo. Aprendo gli occhi, quei mondi bidimensionali che tanto vi sono familiari acquistano improvvisamente una dimensione mai vista prima. I pixel diventano mattoni di una nuova abbagliante realtà, e le semplici illustrazioni che scorrevano sullo schermo del vostro televisore in tutta la loro impenetrabile piattezza, si espandono ora attorno a voi, solide e palpabili. Sentite il selciato dei sentieri scricchiolare sotto le vostre scarpe, la pietra degli edifici è fredda e porosa al tatto, la spuma delle onde marine vi solletica il volto.

Negli ultimi anni abbiamo assistito al proliferare di produzioni videoludiche dal feeling nostalgico, e ogni buon recensore ha ormai pronto lo stampino per etichettare questo genere di rielaborazioni retrò come pixel art. Ebbene, Octopath è l'opera che ridefinisce il significato del termine. L'Unreal Engine è stato utilizzato magistralmente per creare una vera e propria visione tridimensionale di un universo 2D.

A rubare la scena è soprattutto il sistema di illuminazione, che assieme alla sapiente messa a fuoco cinematografica degli elementi in primo piano riesce a trasformare un universo di sprite e pixel in un diorama che appare concreto e tangibile ai nostri occhi. La sabbia del deserto è una polvere d'oro che brilla sotto i raggi del sole, e a tratti vorremmo poter stringere in mano un intero villaggio innevato, per scuoterlo come fosse una tradizionale boccia di vetro con la neve che turbina vorticosamente. E a infondere un soffio vitale a questo universo ci pensano loro, gli otto personaggi, ognuno con la propria personalissima vicenda.

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Una volta cominciata una nuova partita vi viene chiesto di selezionare il protagonista della vostra avventura. Dal punto di vista narrativo questa scelta non limita assolutamente l'esperienza di gioco. L'ultima fatica di Square Enix vi permette di scoprire il destino di tutti i viaggiatori un'unica run, grazie alla sua struttura innovativa. Sotto la veste retrò si nasconde infatti un GDR sorprendentemente moderno, e uno degli elementi che colpisce di più è proprio il modo particolare con cui le vicende si dipanano.

Gli otto viaggiatori sono protagonisti di storie separate ed indipendenti. Le loro strade si incrociano e sotto la guida attenta del giocatore, che tutto osserva dall'alto, decidono di combattere l'uno al fianco degli altri e di sostenersi a vicenda. Tra di loro, però, non interagiscono mai, se non in brevi e sporadiche chiacchierate opzionali completamente inutili ai fini della trama. Octopath Traveler quindi non è un romanzo, ma bensì una raccolta di racconti in qualche modo collegati fra loro.

Dobbiamo essere onesti, realizzare capitolo dopo capitolo che il gioco non si stava avviando verso una conclusione che raccogliesse ed intrecciasse tutti i fili narrativi, ci ha spiazzati e in parte delusi. In più occasione abbiamo percepito gli elementi di contatto, tanto che a metà del nostro percorso abbiamo cominciato a ipotizzare mille teorie. Ma alla fine tutto viene lasciato in sospeso, quasi spettasse a noi riempire i puntini. Manca il senso di epicità delle grandi avventure, e fatichiamo ad allontanare la sensazione che questa scelta abbia impedito al titolo di raggiungere le vette qualitative che tutti noi ci aspettavamo.

Le nostre aspettative, però, non devono influenzare il giudizio sui singoli racconti, e le storie di questi otto bellissimi personaggi valgono da sole il prezzo del biglietto.Ad alcuni di essi ci affezioniamo con maggior difficoltà, e dobbiamo aspettare il terzo o quarto capitolo perché le loro vicende comincino a farsi più avvincenti. Altri invece, come Cyrus e Olberic, ci hanno conquistati fin dalle prima battute. Primrose, in particolare, è la vera stella del titolo, in grado di dimostrare subito come questo gioco sia in grado di affrontare tematiche importanti come la prostituzione e la compravendita del corpo femminile con una delicatezza fuori dal comune.

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Il viaggio è da sempre un topos fondamentale in tutte le culture, sinonimo e metafora di crescita, scoperta e formazione. Octopath Traveler, bilanciando sapientemente toni leggeri e più seriosi, si insinua quatto quatto nella grande tradizione di opere artistiche e letterarie che affrontano questo tema tanto caro al genere umano. Non mancano le provocazioni, i dilemmi morali che ci spingono riflettere sul senso della nostra esistenza e delle nostre azioni quotidiane. E col senno di poi, la frammentazione della componente narrativa potrebbe essere un modo per rappresentare la molteplicità delle esperienze di vita, una ricchezza di sfumature nella quale ogni giocatore può riconoscersi e che si riflette nel particolare sistema di progressione.

Terminato il prologo del vostro primo personaggio vi viene dato accesso alla mappa, nella quale compaiono gli insediamenti che ospitano gli altri avventurieri. Nelle prime fasi vi sposterete di città in città per fare la conoscenza dei vostri compagni di viaggio, ma Octopath vi lascia piena libertà di seguire l'ordine che preferite. Potete anche limitarvi solamente ad alcuni di essi, e lasciare perdere quelli che vi ispirano meno. Ipoteticamente sarebbe anche possibile snobbarli tutti e puntare dritti al secondo capitolo del protagonista scelto ad inizio gioco, qualora aveste il fegato di affrontare orde di mostri e boss micidiali con un singolo combattente.

Giunti in una delle città segnalate trovate il rispettivo personaggio ad attendervi nella piazza principale. Una veloce chiacchierata e in quattro e quattr'otto nasce subito una profonda amicizia, lui si unisce al vostro gruppo e da questo momento in avanti potete assistere alla sua storia. Completato il primo episodio, sulla mappa vi verrà indicato in quale città avrà luogo il secondo capitolo della sua avventura, e così via. Questo, in poche parole, è lo stratagemma studiato dagli sviluppatori per portare avanti i diversi filoni narrativi.

Un sistema che, nonostante possa apparire a tratti eccessivamente lineare, funziona e riesce a mantenere il ritmo di gioco costante e avvincente. Ogni episodio è strutturato allo stesso modo: si arriva in città, si investe circa un'oretta di tempo in dialoghi e veloci fasi di gameplay che fanno avanzare la trama, poi capatina al dungeon nei paraggi nel quale ci aspetta il boss di turno. Una volta battuto l'avversario, si torna in città per una veloce cut-scene conclusiva e infine si parte verso la prossima tappa.

Le ambientazioni innevate sono quelle più magiche ed evocative.

Le variabili a questa formula sono davvero poche, e ammettiamo che l'andamento un po' prevedibile di tanti capitoli compromette in parte il fascino del prodotto Square Enix. D'altro canto, però, l'alternanza così rapida e scorrevole tra fasi narrative e di combattimento tiene incollato il giocatore fino alla fine, senza mai incappare in certi rallentamenti che affliggono tanti GDR simili. Le dimensioni tutto sommato contenute degli ambienti contribuiscono inoltre a non dilatare artificialmente i tempi con sfilze di incontri casuali. I dungeon, soprattutto, non sono enormi, ed hanno un impatto assai limitato sul gameplay. Servono più che altro a dettare l'atmosfera, a creare il giusto contesto per la battaglia che ci attende alla fine del percorso.

Apprezzatissimo poi il fatto che sulla mappa sia chiaramente indicato il livello consigliato per affrontare ogni episodio senza troppi problemi. Prima di mettere piede in una città saprete sempre qual è la difficoltà dello scontro che vi aspetta. In pratica nel corso dell'avventura riceverete i suggerimenti su come avanzare di livello in modo graduale, episodio dopo episodio. In un paio di occasione vale sicuramente la pena dedicare del tempo per potenziare un po' i membri del vostro party, alcuni boss sono effettivamente più tosti di altri, ma in linea di massima scordatevi qualsiasi forma di livellamento matto e disperatissimo.

Ciò, comunque, non rende Octopath Traveler un titolo semplice, tutt'altro. La difficoltà è tarata decisamente verso l'alto, ma grazie a questi piccoli accorgimenti è assai raro farsi cogliere impreparati. Il senso di sfida è sempre alla nostra portata, gratificante e mai frustrante. Merito soprattutto dell'ottimo sistema di combattimento a turni, evoluzione di quanto abbiamo già visto nelle precedenti produzioni firmate Acquire.

Qualsiasi sia l'azione compiuta in battaglia, ad ogni turno i personaggi accumulano dei punti potenza da investire poi nei turni successivi, fino ad un massimo di tre punti contemporaneamente. Questa operazione vi permette di potenziare le varie abilità, aumentando esponenzialmente i danni provocati dalle vostre mosse. Ed è fondamentale utilizzare nel modo più saggio i punti guadagnati per far fronte all'altra meccanica che contraddistingue i combattimenti di Octopath, ovvero la fase di dominio.

Ogni nemico è infatti protetto da uno scudo, che dimezza l'efficacia dei vostri attacchi. Per infrangere questa protezione occorre colpire l'avversario un determinato numero di volte con l'arma o la magia indicata. La grafica di gioco vi mostra sempre chiaramente tutto quello che dobbiamo sapere, il numero di colpi da infliggere e quali sono le debolezze da sfruttare. Rotto lo scudo, il nemico sarà sotto il vostro dominio per un intero turno, durante il quale ogni vostra mossa gli provocherà danni maggiorati ed egli non sarà in grado di contrattaccare.

Gli effetti di luce rendono spettacolari anche i combattimenti.

Per ottenere i massimi risultati occorre quindi sincronizzare al meglio l'utilizzo dei punti potenza con le fasi di dominio. Potete decidere di investire i vostri punti per aumentare il numero degli attacchi inferti e accelerare così la distruzione dello scudo, oppure accumularli per erogare tutta la vostra potenza di fuoco quando le difese dell'avversario sono abbassate. La strategia da adottare cambia di volta in volta, e i tanti boss che incontrerete lungo la via metteranno in discussione di volta in volta tutte le vostre sicurezze tattiche, presentando variabili sempre nuove che scombussoleranno le carte in tavola.

Ad arricchire ulteriormente il gameplay interviene anche il sistema di classi, elemento canonico ma implementato in maniera originale. Gli sviluppatori hanno fatto un ottimo lavoro per differenziare al massimo i diversi personaggi e nel complesso risultano tutti divertenti e stimolanti da utilizzare. Ogni viaggiatore possiede le proprie abilità uniche, i propri punti di forza e le proprie debolezze. Un'attenta gestione del party può spesso favorire le vostre chance di vittoria, ma bisogna tener conto di due limitazioni. Innanzitutto, il protagonista di un episodio deve essere presente in squadra durante lo svolgersi di delle vicende che lo coinvolgono. In secondo luogo, il personaggio che selezionate all'inizio del gioco non può essere rimosso dal gruppo finché non avrete portato a termine la sua storia.

L'originalità a cui accennavamo sta soprattutto nell'implementazione delle classi secondarie, a cui non avrete accesso dal principio. Durante le vostre peregrinazioni troverete sparsi per il mondo dei santuari, nei quali sono appunto custoditi gli equipaggiamenti che vi permettono di applicare una seconda classe ai viaggiatori. È solo da questo momento che il gameplay riesce ad esprimere tutto il suo vero potenziale. La personalizzazione del party si fa molto più profonda e articolata, e la ricerca stessa dei santuari, alcuni protetti da guardiani decisamente forti, diventa una piacevole distrazione dall'avventura principale.

La geometria del mondo di gioco è quella tipica dei GDR a 16 bit. Gli sviluppatori sono stati bravi ad aggiungere la terza dimensione mantenendo intatto il fascino dei vecchi classici.

Octopath Traveler non è un titolo perfetto, la narrazione frammentata in episodi, certi meccanismi prevedibili nel sistema di progressione e le dimensioni compatte del mondo di gioco potrebbero far storcere il naso a molti. Ciò nonostante rimane un GDR unico nel suo genere, capace di coniugare il fascino nostalgico dei classici con una scrittura moderna e accattivante. E la sola esperienza audiovisiva può regalare emozioni indescrivibili.

Se i 16-bit vi sono rimasti nel cuore, fatelo questo tuffo. Fatevi risucchiare dal Super Nintendo, vi garantiamo che fra i suoi circuiti troverete una nicchia confortevole da cui non vorrete più uscire. Noi abbiamo impiegato cinquanta ore per finire una delle otto storie. Ci attendono ancora i capitoli finali degli altri personaggi, tanti santuari e grotte da esplorare, una valanga di side quest da portare a termine. Il nostro viaggio è appena cominciato e non vediamo l'ora di rimetterci in marcia.

8 / 10
Avatar di Ugo Ottolenghi
Ugo Ottolenghi: Ha trascorso metà della sua vita sui libri, l'altra metà davanti ad una macchina da espresso. La sua grande passione però rimangono i videogiochi, su cui vorrebbe scrivere libri sorseggiando caffè.

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Project Octopath Traveler

PC, Nintendo Switch

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