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Marvel's Spider-Man - recensione

Bello, ma...

Esiste un legame indissolubile fra Spider-Man e la città di New York. Un supereroe che ama volteggiare da un palazzo all'altro, dondolandosi sul filo di una ragnatela come un novello Tarzan in una giungla di acciaio e cemento, non può che trovarsi a proprio agio fra i grattacieli di Manhattan.

Data la natura del personaggio, la verticalità delle ambientazioni può essere considerata quasi un'esigenza pratica. Se Peter Parker fosse stato di casa a Los Angeles, per esempio, al di fuori della contenuta Downtown le ragnatele sarebbero servite a ben poco. E per sventare un crimine a Beverly Hills avrebbe dovuto prendere un taxi.

È vero, la New York tratteggiata dagli artisti della Marvel è costantemente attaccata da scienziati pazzi e lucertole antropomorfe, e non lontano dall'Empire State Building svetta imponente la torre degli Avengers. Alla fine si tratta pur sempre di un fumetto, un mondo di fantasia, ma le ragioni che spinsero Stan Lee a scartare l'idea di una metropoli fittizia in favore di un contesto realistico, ben connotato geograficamente, sono decisamente profonde e non riguardano solamente gli aspetti logistici.

Fin dalla primissima apparizione, nel lontano 1962, l'Uomo Ragno ha saputo distinguersi dai tanti albi più o meno simili che circolavano in fumetteria proprio grazie alla capacità di mantenere un contatto con la realtà. Per la prima volta dietro la maschera non si nasconde un semidio infallibile, bensì un ragazzo normale che deve affrontare le difficoltà e gli ostacoli del quotidiano e che vive le proprie responsabilità in modo conflittuale. Peter Parker è l'eroe nel quale i lettori si riconoscono, con cui condividono paure ed insicurezze. È un personaggio umano. A tutto tondo. E di New York.

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I muri e le strade della Grande Mela, infatti, hanno contribuito negli anni a rafforzare questa patina di realismo. Nonostante i gadget fantascientifici e le minacce interplanetarie, l'atmosfera dei vicoli e dei tetti newyorkesi evita che le vicende narrate vengano proiettate troppo in là nel futuro; le trasformazioni e gli eventi più importanti hanno sempre trovato il modo di apparire fra le pagine della serie, 11 settembre compreso.

Sulla base di queste considerazioni, è chiaro che il rapporto fra l'eroe e la sua città rivesta un ruolo centrale in qualsiasi prodotto che abbia come protagonista l'arrampicamuri, soprattutto se tale prodotto intende farci indossare i suoi panni rossi e blu in prima persona. Molto probabilmente è questo il motivo per cui tanti videogiochi in passato non sono riusciti a centrare il bersaglio. Fra alti e bassi, i titoli dedicati a Spider-man non sono mai riusciti a trasmettere al giocatore quel senso di libertà e dinamismo che da sempre associamo a un personaggio che vive quasi in simbiosi con i cornicioni e le vetrate dei grattacieli. I tempi forse non erano maturi: serviva la potenza di calcolo delle attuali console. Serviva il talento dei ragazzi di Insomniac Games.

Marvel's Spider-Man riesce lì dove i suoi predecessori hanno fallito e il merito va soprattutto alla cura con cui è stata riprodotta su schermo l'isola di Manhattan. Salendo in cima al grattacielo più alto il colpo d'occhio lascia letteralmente a bocca aperta: sotto di noi si distende uno sconfinato agglomerato urbano che scintilla alla luce del sole, un mare di asfalto che pullula di traffico e pedoni. Ma al di là delle notevoli dimensioni del mondo di gioco, sono i dettagli a rendere questa città più vera e concreta, a sostituire i poligoni con solidi mattoni.

La skyline di Manhattan al tramonto. Molti dei grattacieli di New York sono stati riprodotti fedelmente all'interno del gioco. La Freedom Tower, però, non è tra questi.

New York è la metropoli per eccellenza, e anche chi non ha mai messo piede sulle affollate strade del Financial District, sui viottoli malfamati di Harlem o sull'erba appena tagliata di Central Park, respira un'aria familiare non appena inserito il disco nella console. Ogni quartiere è al suo posto, subito riconoscibile. Ogni punto di riferimento più o meno celebre ha la sua controparte virtuale. Un'opera di ricostruzione di cui gli sviluppatori vanno chiaramente fieri, dato che una delle side-quest del gioco consiste appunto nel fotografare tutti i landmark presenti, da Time Square al ponte di Brooklyn.

In questo set meraviglioso, Spider-man può finalmente esprimere al meglio tutto il suo potenziale. Per la prima volta in un videogame il giocatore può prendere il controllo dell'Uomo Ragno senza timori ed incertezze. Con la semplice gestione dei grilletti dorsali possiamo tuffarci nel vuoto dalla cima di un grattacielo e guizzare con agilità fra gli edifici di Manhattan, alternando salti e ragnatele in modo fluido ed elegante. Il solo spostarsi da una zona all'altra è un vero piacere, tanto è appagante il sistema di movimento. Le azioni aeree dell'arrampicamuri sono assai facili da apprendere, ma in queste fasi il gameplay non è mai banale, grazie soprattutto alle nuove mosse e ai potenziamenti da sbloccare che rendono il protagonista ancora più veloce e scattante.

In tante occasioni, anche sul finire dell'avventura, abbiamo preferito spostarci saltando da un tetto all'altro piuttosto che ricorrere ai viaggi rapidi, comunque presenti all'interno del gioco. E il sorriso ebete che si stampava sul nostro volto ad ogni acrobazia è la dimostrazione che Marvel's Spider-Man è stato in grado di catturare in pieno lo spirito dell'Uomo Ragno. Insomniac ce l'ha fatta, ha confezionato il miglior titolo dell'Uomo Ragno a cui abbiamo mai giocato. Purtroppo però, lo spirito non è l'unico ingrediente di un buon videogame.

Durante gli scontri con i boss possono attivarsi dei Quick Time Event.

Dopo qualche ora di gioco ci accorgiamo infatti che in questa New York tanto osannata manca qualcosa. La città non vive di vita propria. Quando dondoliamo su un filo di ragnatela, le strade e gli edifici si animano al nostro passaggio. Ogni appiglio sembra messo lì apposta per noi. Il mondo è un gigantesco parco giochi per supereroi. Ma non appena molliamo la presa per lanciare il prossimo filo, è come se le luci si spegnessero alle nostre spalle. Manhattan va in stand-by perché la nuova esclusiva PS4 vuol far credere a tutti di essere un open world, quando in verità non lo è.

Il difetto principale di Marvel's Spider-man è infatti la sua eccessiva linearità, sia all'interno delle missioni della storia principale che nelle fasi più libere ed esplorative. Di fatto, l'esplorazione viene azzerata da meccaniche open world ormai vetuste. Come negli Assassin's Creed degli esordi, occorre attivare le torri per visualizzare una determinata porzione di mappa, sulla quale sono ben evidenziati tutte le quest secondarie, tutte le sfide e tutti collezionabili da raccogliere.

Non fraintendete, Manhattan è piena zeppa di attività da portare a termine. Le missioni secondarie raddoppiano la longevità del titolo, portando a circa 30 ore il tempo totale per completarlo al 100%. Ma a prescindere dai giri d'orologio, conquistare il trofeo di platino è un'operazione praticamente teleguidata. Basta seguire i puntini sulla mappa. E se durante il corso dell'avventura è anche piacevole alternare le missioni principale a quest secondarie, per quanto ridicole possano sembrare (tra le altre cose dovremo raccogliere tutti i piccioni sparsi per la città per conto di un nostro amico senza tetto), verso la fine la ripetitività comincia a prendere il sopravvento. Dopo aver sventato per l'ennesima volta la stessa identica rapina, ci si rendo conto che il divertimento ha lasciato il posto al mero e monotono completismo. Una voce in meno nella lista delle cose da fare.

In diverse occasioni vestiremo i panni di Peter Parker. In questa storyline sono passati 8 anni dal fatidico morso e ora Peter lavora in un laboratorio di ricerca con il Dottor Octavius.

Il gioco di Insomniac sotto questo punto di vista è deludente. Gli sviluppatori hanno messo a disposizione tutti gli strumenti per diventare Spider-man: la città, i poteri, il costume della taglia giusta; ma ci costringono poi a seguire un copione prefissato. In questo modo non diventiamo Spider-man bensì Tobey Maguire o Tom Holland (se proprio ci tenete, potete scegliere Andrew Garfield). Diventiamo gli attori che impersonano Spider-Man sullo schermo. Il regista ci dice quando lanciare la ragnatela, e noi lanciamo.

Sony ci aveva promesso un capolavoro, e ahimé, ci ritroviamo fra le mani un prodotto che va ridimensionato. Un boccone che inizialmente fatichiamo a deglutire ma che scivola giù senza intoppi non appena realizziamo che, a prescindere dalle mancate aspettative, questo rimane comunque il miglior titolo dell'Uomo Ragno a cui abbiamo mai giocato.

Anzi, oseremmo dire che questo è il miglior videogame dedicato a Peter Parker. Sì, perché come detto in apertura Peter non è un semplice alter ego. In un certo senso è lui il protagonista della storia. Al centro delle avventure di Spider-Man ci sono sempre i suoi rapporti personali, e spesso anche i cattivi più spietati della serie hanno una qualche relazione più o meno diretta con la versione smascherata dell'eroe.

Durante i tre atti della storia assistiamo all'intrecciarsi di diversi suggerimenti narrativi, fra cui la genesi del cattivo di turno, che da amicone di Peter diventa ben presto un criminale ricercato. La trama si difende bene e ad eccezione di un paio di episodi che sfiorano il ridicolo, si fa seguire con estremo piacere. Il ritmo della narrazione cresce con costanza, in una escalation continua che culmina con l'epico scontro finale. Ma il vero coinvolgimento emotivo non scaturisce dalle scene d'azione più adrenaliniche. La sceneggiatura dà il meglio di sé nei momenti di intimità, quando scandaglia i rapporti fra i protagonisti, quando viene dato spazio all'eterno conflitto interiore di Peter.

I sensi del ragno si sono attivati, il che significa che lo scagnozzo di fronte a noi sta per sparare. Sarà meglio schivare il colpo.

Gli autori di Marvel's Spider-man sono riusciti a mantenere intatta la complessità del personaggio, facendoci vestire in più occasioni i panni meno attillati del giovane nerd. Ad essere onesti, però, ogni qual volta abbandoniamo il costume per prendere il controllo di altri personaggi, il gameplay ne risulta indebolito. Con Peter per lo più gironzoliamo per il laboratorio, aiutando il Dottor Octavius a perfezionare le sue invenzioni e risolvendo enigmi elementari. Mary Jane, altro personaggio giocabile, è una giornalista ficcanaso e come tale non perde occasione per intrufolarsi in posti proibiti per indagare. Un'idea valida, se non fosse che queste sezioni sono estremamente limitate e poco stimolanti. Le indagini per esempio si riducono a semplici istruzioni da seguire, rafforzando l'idea che il gioco prosegua su rotaie ben definite. Ma dove portano esattamente queste rotaie?

Batman Arkham Asylum e i suoi seguiti hanno dimostrato che è possibile realizzare dei videogiochi dedicati agli eroi in calzamaglia in grado di rivaleggiare in qualità con i migliori action-adventure in circolazione. Marvel's Spider-man segue la stessa via percorsa dai titoli di Rocksteady, riuscendo ad applicare con successo una formula collaudata al personaggio creato da Stan Lee.

La fonte d'ispirazione è palese fin dalle prime battute. Il sistema di combattimento, in primis, è estremamente derivativo. Spider-man attacca i numerosi nemici che gli si parano davanti con le stesse meccaniche free-flow tipiche della serie Arkham, una danza acrobatica fatta di colpi e schivate che permette d'inanellare combo su combo. Un gameplay che si adatta perfettamente alle abilità dell'Uomo Ragno, eroe più dinamico e acrobatico rispetto al collega pipistrello.

Mary Jane durante un'indagine. Queste sezioni donano varietà al gioco ma risultano piuttosto blande e monotone.

È soprattutto l'utilizzo dei gadget a rendere ancora più avvincenti e vari i combattimenti. Spiattellare al muro uno scagnozzo con un colpo secco di ragnatela, o farlo roteare in aria per poi scaraventarlo di cattiveria verso un suo compagno, sono mosse estremamente appaganti, soprattutto se incastonate all'interno di combo da decine di cazzotti e calci volanti.

Ogni colpo andato a segno contribuisce inoltre a caricare la barra della concentrazione, energia utilizzabile poi per recuperare punti salute o per effettuare delle esecuzioni spettacolari. Le stesse tecniche vengono utilizzate durante gli scontri con i boss, i cui pattern d'attacco cambiano spesso e richiedono un attento studio del tempismo per schivate e contrattacchi.

Molto simile è anche il gameplay nelle fasi stealth. Batman poteva contare sul suo fidato rampino per posizionarsi su sporgenze strategiche e piombare silenziosamente sui malcapitati. L'arrampicamuri sa essere ancora più letale, e grazie agli spara-ragnatele può decimare in fretta e furia interi plotoni prima che venga suonato l'allarme. L'approccio silenzioso è assai indicato soprattutto nelle fasi iniziali. Il gioco tende infatti ad essere piuttosto punitivo, esigendo fin da subito una buona dose di tempismo per non farsele dare anche dalla più sgangherata banda di teppisti. Basta però prendere confidenza con i controlli e sbloccare alcune abilità più avanzate, per cominciare a picchiare come un vero supereroe.

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Assai prevedibilmente il nostro super protagonista acquisisce punti esperienza. Ad ogni passaggio di livello alcune statistiche come i danni da mischia o la velocità di oscillazione con la ragnatela migliorano automaticamente. Riceviamo inoltre un punto abilità da spendere in tre diversi alberi, ognuno dei quali è assegnato ad una diversa specializzazione. Possiamo quindi decidere se potenziare lo nostre abilità in combattimento, se migliorare la nostra efficienza con i gadget o se diventare un ragno provetto perfezionando i lancia-ragnatele.

L'evoluzione del protagonista passa anche attraverso l'acquisto di nuovi costumi, nuovi gadget e relativi potenziamenti. In questo caso la valuta di scambio sono i gettoni ottenibili completando le missioni secondarie. Esistono sei diversi tipi di gettoni, legati alle diverse tipologie di side quest. Questa differenziazione spinge il giocatore a investire il proprio tempo libero in tutto il catalogo di attività secondarie, favorendo la varietà di situazioni durante la prima metà dell'avventura.

A stimolare la ricerca di gettoni contribuisce soprattutto la voglia di provare tutti i costumi, alcuni dei quali davvero belli. Ad ognuno di essi inoltre è associato un potere particolare attivabile in combattimento, poteri che spaziano dall'invulnerabilità temporanea a onde d'urto devastanti. Ma una volta sbloccata una skin, è possibile applicarvi uno qualsiasi dei poteri in nostri possesso, non ponendo così alcun limite al nostro senso estetico.

Ogni missione secondaria è ben visibile sulla mappa. Questo agevola il raggiungimento del 100% ma elimina totalmente l'esplorazione del mondo di gioco.

Al netto di qualche sbavatura, tutto funziona bene. L'Uomo Ragno è più in forma che mai: salta, combatte e vive una storia appassionante all'interno di un mondo bellissimo da vedere e diretto magistralmente. Un gioco che ha promesso più di quanto poteva mantenere, tradito forse dalle sue grandi ambizioni. Ed è un peccato che il suo punto di forza, questa magnifica New York riprodotta in tutti suoi dettagli, risulti essere allo stesso tempo il più pesante dei difetti. È un delitto che la libertà di Spider-man sia allo stesso tempo la sua condanna.

E le rotaie? Alla fine non portano da nessuna parte. Marvel's Spider-Man non è un treno diretto verso il futuro, verso nuovi orizzonti del media videoludico. Ci troviamo davanti ad un action game divertente ma incapace di distinguersi per originalità dagli esponenti del suo genere. A noi però importa poco, perché vogliamo volteggiare fra i palazzi ed emozionarci con Peter, zia May e Mary Jane. Queste sono le rotaie di una montagna russa, con discese vertiginose e giri della morte. E per quel brivido, per quell'urlo di gioia, noi siamo anche disposti a tornare indietro al punto di partenza.

8 / 10

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A proposito dell'autore
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Ugo Ottolenghi

Contributor

Ha trascorso metà della sua vita sui libri, l'altra metà davanti ad una macchina da espresso. La sua grande passione però rimangono i videogiochi, su cui vorrebbe scrivere libri sorseggiando caffè.
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