My Memory of Us - recensione
Cartoline dall'Olocausto.
Raccontare gli eventi di una guerra dal punto di vista di chi l'ha vissuta con il terrore negli occhi non è cosa semplice. Se poi si sfocia nel discorso Olocausto, allora il compito diventa ancora più complesso.
Sono pochi gli sviluppatori che hanno azzardato un passo del genere. Il primo che ci viene in mente è l'emozionante Valiant Hearts: The Great War. Con quel piccolo-grande capolavoro Ubisoft riuscì a raccontare una storia ambientata durante il primo conflitto mondiale basandosi su eventi reali, mantenendo un tono tutto sommato leggero anche se venato di una profonda tristezza.
Lo stesso prova a fare lo sviluppatore polacco Juggler Games con My Memory of Us. In questo caso la storia si sposta avanti di una ventina d'anni, nel periodo che precede lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Due fanciulli, un bambino e una bambina, si incontrano sullo sfondo di un paese pronto ad esplodere insieme all'imminente conflitto. L'obiettivo del giocatore è quello di farli sopravvivere e di veder fiorire la loro amicizia.
Forse leggendo questo incipit potreste aver riconosciuto alcune delle fonti d'ispirazione del gioco, dall'immortale "Schindler List" di Steven Spielberg allo struggente "Il bambino con il pigiama a righe", diretto da Mark Herman. Se li avete visti sapete cosa aspettarvi, per cui preparate una piccola scorta di fazzoletti.
A differenza di quanto avveniva nel titolo Ubisoft, nel quale il gameplay si basava principalmente sulla risoluzione di enigmi e l'interazione con gli NPC, in My Memory of Us vi troverete ad affrontare un platform con elementi puzzle. Ma come è possibile raccontare una storia così importante con un genere che quasi sempre è legato a toni leggeri e spensierati?
Si parte dal presente: una bambina si reca in una libreria della sua città e tra tanti libri ne sceglie uno con la copertina rossa. Piccola parentesi, il rosso è l'unico colore presente nel gioco che per la quasi totalità è contraddistinto da una suggestiva scala di grigi. Ha una valenza estetica, simboleggia la divisione tra razze come il giallo fece al tempo della persecuzione degli ebrei, ma anche a livello di gameplay ha una sua funzione. Vestirsi con qualcosa di rosso infatti impedisce l'accesso a determinate aree e fa reagire in maniera più aggressiva i nemici.
Ma dicevamo del libro. Dopo averlo preso da dentro una teca, la piccola lo porta al proprietario della libreria, che scopriremo essere il fanciullo protagonista. Vedendo nella piccola gli stessi tratti somatici della sua amica di un tempo, l'uomo ormai vecchio e stanco decide di raccontarle la sua storia sotto forma di fiaba.
Già da questo incipit si percepisce il tentativo degli sviluppatori di raccontare la storia non in maniera diretta e cruda. L'armata nazista è dipinta come un esercito di robot malvagi, capeggiati dal Robot King... non c'è bisogno di dirvi chi sia quest'ultimo, giusto? La delicatezza narrativa di My Memory of Us va a braccetto con la semplicità del suo gameplay, che per tutta la durata del gioco rimane sembra quasi volersi fare da parte rispetto per non disturbare lo svolgersi della storia.
Le meccaniche di gioco sono realizzate con il più puro e semplice stampo cooperativo. In qualsiasi momento è possibile passare da un personaggio ad un altro per sfruttarne le semplici abilità. La bambina può correre più velocemente e usare una fionda per risolvere alcuni puzzle. Il bimbo invece, essendo il più fragile dei due, può nascondersi e fare sue le sezioni stealth del gioco. Al tempo stesso può usare uno specchietto per accecare i nemici e passare oltre.
Purtroppo le sequenze che lo vedono protagonista sono le più deboli e irritanti, perché i tempi richiesti per nascondersi e fuggire sono fin troppo ristretti e i sensi dei nemici sono fin troppo acuti. Non è raro ripetere alcune di queste sezioni ben più di 5/6 volte e non sempre per colpa di errori commessi dal giocatore. Le cose migliorano in presenza dei puzzle, che pur non essendo particolarmente originali richiedono un certo impegno. Dovrete passare sistemi di sicurezza e aprire passaggi bloccati da codici che ovviamente non sono scritti sugli stipiti delle poste.
Non è questo il titolo che dovreste prendere in considerazione se cercate una sfida impegnativa. My Memory of Us è un titolo che ha qualcosa da dire, merce sempre più rara nel nostro medium preferito. Ancora più raro è trovare qualcuno che riesca a dire quel qualcosa in modo delicato, quasi da fiaba, ma al tempo stesso avvincente.
Merito anche della voce narrante, che probabilmente suonerà familiare a chi è abituato a seguire film e serie TV in lingua originale. Trattasi di Patrick Stewart, meglio noto come il Capitano Jean-Luc Picard di Star Trek: The Next Generation... o, se preferite, il Professor Charles Xavier, capo indiscusso degli X-Men.
La sua voce profonda e splendidamente impostata (non per niente è socio onorario della Royal Shakespeare Company da ben 50 anni) dona agli eventi un'aura ancora più potente. Una volta tanto fatevi un favore: non maledite la mancanza del doppiaggio italiano e godetevi questa splendida prova attoriale.