Overkill's The Walking Dead - recensione
Il survival ispirato all'universo di Robert Kirkman non è come ce l'aspettavamo.
L'universo di The Walking Dead non ha certo bisogno di presentazioni e dall'inizio di questo millennio ha saputo raccontarsi attraverso diversi medium. Prima, dal 2003, ha esordito con una serie a fumetti, poi dal 2010 l'emittente AMC ha trasmesso la trasposizione televisiva, e infine nel 2012, grazie a Telltale Games, è arrivato il primo videogioco dedicato all'universo di Robert Kirkman, nella forma di un'avventura grafica.
Arriviamo così al 2014, quando viene annunciato Overkill's of The Walking Dead, uno sparatutto in prima persona sviluppato da Overkills Software e distribuito da Starbreeze Studios e 505 Games. Dopo anni di rinvii finalmente è arrivato il momento di recensirlo, per lo meno nella sua versione PC, mentre gli utenti console dovranno attendere ancora qualche mese.
L'universo di The Walking Dead dovrebbe quidni essere noto a tutti, esattamente com'è nota la fase non certamente rosea che sta attraversando, soprattutto per quanto ne concerne la serie tv, senza dubbio l'opera di punta, ormai ben lontana dal suo periodo di massimo splendore. Tra discutibili scelte e il cast che si sfoltisce sempre più, non è certo un caso che persino i fan più accaniti stiano iniziando a prenderne le distanze.
Il perché di questa introduzione è presto spiegato: Overkill's of The Walking Dead ha un grosso fardello da portare sulle spalle. L'arrivo sul mercato di un survival con gli zombi, ispirato, e soprattutto canonico di una delle saghe di cui si è più parlato nell'ultimo decennio (e che vede come protagonisti, degli zombi, chiamati vaganti), ha fatto sì che le aspettative fossero di un certo tipo, in particolare da parte dei fan più accaniti.
E una volta avviato il titolo e superata la cinematica introduttiva, s'inizia ad avvertire un certo senso di appagamento, dovuto a un'ottima introduzione e alle buone premesse che l'opera sembra offrire, salvo essere presto smentiti, come svegliandosi bruscamente da un bellissimo sogno, appena si incomincia a spolpare l'opera del team svedese.
Partendo dal principio, l'opera vede come protagonisti un gruppo di quattro sopravvissuti, Heater, Grant, Maya e Aidan, cui se ne affiancheranno altri, seppur non giocabili, nel corso delle missioni. Diversi saranno i compiti da portare a termine, tutti finalizzati comunque alla sopravvivenza. Dalla costruzione e manutenzione di un accampamento e di un perimetro difensivo alla ricerca di beni primari, abbiamo tutto ciò che ci si aspetterebbe da un survival di questo tipo. Nonostante l'opera sia canonica, è difficile legare con i quattro personaggi prima menzionati a causa di una caratterizzazione non sufficientemente definita, che finisce per lasciarli sprofondati nell'anonimato.
I punti in comune con Left 4 Dead sono comunque molteplici nell'impostazione generale e i confronti con la produzione Valve sono quasi inevitabili. All'inizio di ogni missione si dovrà comporre una squadra di quattro giocatori, formata da amici o grazie al matchmaking. Ognuno potrà scegliere il proprio personaggio ed è consentita la presenza di doppioni. Ogni sopravissuto ricopre a grandi linee un ruolo specifico: ad esempio Aiden corrisponde al Tank, e tra tutti è quello che possiede la salute maggiore.
Successivamente si potrà personalizzare il proprio equipaggiamento con un'arma primaria, una secondaria, una per il corpo a corpo e un gadget specifico che potrebbe tornare utile nel corso della missione, quale ad esempio un grimaldello per scassinare serrature o una pinza per tagliare fili metallici.
La gestione dell'arsenale di per sé è molto buona, con una cinquantina di bocche da fuoco tra cui poter scegliere e diverse mod da applicarvi, oltre alll'attrezzatura che rappresenta uno spunto molto interessante a livello di coordinazione con il team in fase di preparazione. Il vero problema è l'eccessivo grinding dietro a quanto descritto. Perché prima di poter anche solo provare le altre armi, equipaggiare le mod o utilizzare gli altri gadget, bisognerà giocare per diverso tempo sperando di trovarli o di ottenerli come ricompensa di fine missione. Discorso questo che vale anche per la gestione dell'accampamento, con le risorse necessarie alla sua manutenzione e i potenziamenti.
Non è questo però il vero problema della produzione. Ha senso pensare che trattandosi di un survival il giocatore debba sentirsi messo alle strette, in una continua lotta per la sopravvivenza, ma deve comunque esserci una sorta di equilibrio tra le possibilità offerte e la difficoltà degli scenari. L'intelligenza artificiale, sia degli zombi sia degli umani, è pessima, e tutte le difficoltà incontrate nelle missioni sono artificiose, col risultato che ci si troverà spesso in spazi stretti, senza munizioni e con equipaggiamenti il più delle volte inutili.
"Basterà correre", penseranno alcuni di voi, ma ciò il più delle volte non sarà possibile perché quando ci troveremo in prossimità dei Vaganti, partirà quasi automaticamente un'animazione in cui ci si lanceranno addosso. Potremo soltanto respingerli per prendere qualche metro e cercare di accoltellarli. E questi attacchi continueranno ad arrivare, inesorabili, rallentandoci e portandoci alla morte.
Combatterli? Anche questo è spesso fuori discussione. Le armi da fuoco si finisce con l'utilizzarle poco a causa delle scarse munizioni reperibili, il che è fonte di non poca frustrazione soprattutto quando, rovistando in una cassetta di munizioni, si trova un solo proiettile. Il corpo a corpo finisce invece per diventare ben presto noioso a causa dei troppi colpi necessari a uccidere i nemici, e della velocità con cui si consuma la nostra stamina.
Tutto ciò, oltre al voler ricreare una difficoltà artificiosa, sembra volto soltanto al far perdere tempo al giocatore, bloccandolo in situazioni da cui normalmente si uscirebbe in modo più sbrigativo. Anche gli atterramenti, cui si assiste una volta che si viene uccis, offrono due opzioni: attendere un minuto entro cui si può essere rianimati o, successivamente, aspettare altri due minuti circa per rientrare in gioco. E una volta esaurite le vite, che di base sono tre, la missione dovrà essere giocata dall'inizio.
Nonostante le ottime fondamenta su cui si basa, Overkill's The Walking Dead è dunque una produzione mediocre. Benché possa ancora essere salvata, allo stato attuale, l'eccessiva ripetitività e l'artificiosa difficoltà imposta dagli sviluppatori rendono la progressione semplicemente frustrante, rovinando così l'esperienza nel suo complesso.