My Hero One's Justice - recensione
Un picchiaduro senza arte, né Quirk.
Nel mondo di My Hero Academia, il manga a cui la produzione Bandai Namco si rifà, sfoggiare incredibili superpoteri è la norma, una consuetudine che ha trasformato il mondo in una sorta di gigantesco campo di battaglia in cui giornalmente si sfidano e si combattono Villain, criminali che usano le loro capacità sovrannaturali per perseguire scopi personali , e Hero, che al contrario si mettono al servizio della comunità, lottando anche e soprattutto per proteggere i più deboli.
Tra gli inermi e fragili esseri umani comuni, figura anche il protagonista dell'opera, il giovane Izuku Midoriya, inizialmente uno dei pochi ad essere privo di qualsiasi Quirk, le abilità speciali a cui accennavamo poco sopra.
La sua determinazione, la sua voglia di fare comunque la differenza, gli permetterà di entrare nelle grazie del famoso All Might, il vigilante più acclamato e lodato di tutti, che non esiterà a donargli il proprio, strepitoso, potere, rendendolo a tutti gli effetti l'ennesimo supereroe professionista con il delicato compito di vegliare sul pianeta.
Queste premesse, ovviamente ben illustrate sia nel manga, che nell'anime, sono brevemente e superficialmente riassunte nell'incipit che introduce alla modalità storia di My Hero One's Justice, un prologo che mette subito in chiaro il target di riferimento del titolo, espressamente e dichiaratamente limitato ai fan, già a conoscenza di buona parte degli eventi e dei rapporti che legano i vari protagonisti dell'avventura.
Anche le poche scene d'intermezzo e i tanti dialoghi che si alternano tra un livello e l'altro mantengono lo stesso registro, andando così a tratteggiare i contorni di una storia piuttosto raffazzonata, poco attenta ai dettagli, a tratti incomprensibile per chi non è a conoscenza del materiale d'origine. Dal canto suo, chi segue la serie già da tempo grazie ai manga o agli anime, non potrà che elettrizzarsi all'idea di vestire i panni dei principali protagonisti di My Hero Academia, in quello che, a tutti gli effetti, è un picchiaduro ad incontri che si svolge in ambientazioni tridimensionali.
Il metro di paragone, a volerne forzatamente cercare uno, è Super Smash Bros. Le similitudini non vanno ricercate tanto nelle condizioni di vittoria o negli indicatori di salute degli avatar, classici in tutto e per tutto, quanto in un sistema di controllo sacrificato sull'altare dell'immediatezza, tutt'altro che teso a sviluppare una ferrea ed efficace coordinazione occhio-mano dell'utente e che preferisce incentivare un tatticismo sotteso alle tipologie di lottatori selezionabili e ai set di mosse in loro possesso.
Nonostante un control scheme che include praticamente tutti i pulsanti e i dorsali del pad, coinvolti nell'esecuzione di molteplici comandi e mosse, esibirsi in attacchi devastanti, piuttosto che in prolungate combo, è davvero un gioco da ragazzi. L'inclinazione della leva del pad modifica gli effetti della stessa sequenza di comandi, mentre per gli attacchi speciali, previo riempimento della specifica barra, basta la collaborazione tra un pulsante frontale ed un trigger.
Da questo punto di vista, l'intenzione degli sviluppatori nell'offrire un'esperienza di gioco il più rilassata possibile, digeribile e padroneggiabile anche dai meno smaliziati, si evince soprattutto dalla possibilità di contare su un'ulteriore aiuto al sistema di controllo, che attiva automaticamente le mosse più indicate in base alla posizione del nemico, all'energia accumulata e così via.
Ogni battaglia contro la CPU, insomma, riserberà ben poche sorprese, soprattutto circa l'esito finale. Fatto salvo per gli ultimi livelli della campagna e per alcune missioni, modalità che impone particolari condizioni per assicurarsi la vittoria a partire da team composti da tre diversi personaggi, la maggior parte degli alterchi li supererete senza troppe difficoltà.
Ciò, fortunatamente, non significa che My Hero One's Justice sia un gioco noioso. I ritmi degli incontri sono indiavolati, ogni mossa sprigiona un gran numero di effetti speciali, gli scenari ostentano i segni della battaglia distruggendosi e danneggiandosi. Il gameplay, semplicemente, è tutt'altro che profondo, per nulla ideale per chi cerca un picchiaduro estremamente tecnico, dove competere contro avversari arcigni e preparatissimi.
My Hero One's Justice, per dirla in gergo, la butta in caciara, nonostante l'approcciarsi allo scontro con un minimo di strategia porti sempre i suoi indiscutibili vantaggi. Tra lottatori più lenti, altri che prediligono gli attacchi a distanza e altri ancora fortissimi nelle prese, chiunque potrà imporre uno specifico stile di gioco, scegliendo il manipolo di eroi e villain che più asseconda le proprie preferenze.
Il combat system, insomma, è tanto intuitivo ed immediato, quanto limitato sul lungo periodo, a tutto svantaggio di una longevità di per sé comunque elevata. Al di là della modalità storia, che in un secondo momento potrete riaffrontare vestendo i panni dei cattivi di turno, e delle già citate missioni, serie di scenari da completare uno dopo l'altro con lo stesso gruppo di personaggi, il gioco propone il tutorial e una modalità multiplayer sia in locale, che online.
Lo spirito, il concept e la filosofia della produzione Bandai Namco rendono l'esperienza a più giocatori vagamente controversa. Da una parte, come ipotizzabile, l'accessibilità del gameplay rende le prime partite una vera goduria, soprattutto in compagnia degli amici più sboccati. Dall'altra, consumatosi l'effetto sorpresa, si paleserà una certa ripetitività di fondo, semplicemente insopportabile per chi è cresciuto a pane e Street Fighter.
My Hero One's Justice non è un pessimo gioco, né un picchiaduro privo di personalità. Si tratta di un titolo che stuzzicherà i fan e allieterà i neofiti. Purtroppo, un gameplay scarsamente stratificato fa sì che il gioco perda mordente piuttosto in fretta, nonostante un'elevata longevità garantita da un gran quantitativo di sbloccabili e una modalità storia articolata in moltissimi livelli. Un titolo a suo modo valido, insomma, ma a patto di essere fini conoscitori dell'opera di riferimento e di essere alla ricerca di un picchiaduro tutt'altro che pretenzioso e profondo.