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Guacamelee! 2 (Switch) - recensione

Il luchador dimensionale si unisce alla battaglia!

DrinkBox Studio ha in Juan il suo campione, e il miglior lottatore sulla piazza ha già fatto sfoggio di destrezza anche su Switch. Per nulla stanco, è pronto a ritornare sul ring Nintendo in un secondo titolo più grande, rifinito, e intenzionato ad espandere cosmicamente il mondo di pugni, luchadores, polli e guacamoles.

Il buffo protagonista silenzioso, padre di famiglia fuori forma, questa volta si troverà ad affrontare la disgregazione del multiverso. Non si tirerà indietro, e insieme alla sua compagna d'avventure Tostada, lo spirito della maschera che gli ha donato il potere di spaccare tutto, cercherà di fermare il temibile Salvador, lanciandosi a capofitto nei portali della Timeline più Oscura del Mexiverse.

Piccolo inciso, per ricordare e riconfermare i pregi della - oramai - serie. "Guacamelee! Super Turbo Championship Edition", la versione completa d'espansioni del primo capitolo, è stato un gioco unico, e qualcuno avrà già avuto modo di provarlo da ottobre (o ancor prima, per esempio, su Wii U). Se pensiamo che ha ormai ben cinque anni, le sue meccaniche inaspettate e i suoi momenti Beat'em up gli danno - ancora oggi - un'identità forte, persino più di quanto riesca l'atmosfera vivace, desertica ed esoterica che tra cactus, psichedelia cromatica e folli suplex accompagna l'esplorazione del Messico.

Cover image for YouTube videoGuacamelee! 2 - Launch Trailer (Switch)

La trama, intima e caciarona al tempo stesso, spinge ad ottenere tutti i segreti per sbloccare il good ending. Le citazioni sono disposte in modo gradevole e richiedono un piccolo sforzo di "traduzione" che mai - fatta eccezione per qualche meme antidiluviano - le rende banali.

La capacità di cambiare dimensione e natura (il riuscitissimo potere di tramutarsi in pollo), così da affrontare le sezioni di platforming più ostiche in scenari ambivalenti, garantisce una varietà fuori dalla norma. Ogni area propone una sfida concettualmente diversa, e gli elementi metanarrativi si innestano agilmente in questo contesto di goliardico approccio ai metroidvania. Oltre alla bellezza degli sfondi, il pregio che più ci sentiamo di evidenziare resta il game design: la curva di apprendimento è semplicemente inattaccabile.

Il secondo capitolo rispetta le premesse, e alla grande! Spinge l'acceleratore sull'autoironia e sul citazionismo (sempre garbato), cancella i problemi di alcuni tempi morti (l'accecante e lenta transizione, dopo la conquista dei power up, è il difetto più vistoso del primo capitolo), offrendo inoltre sfide sempre differenti. Resta dunque un ottimo platform, più che un ottimo picchiaduro. Ma anche sul versante brawler ci sono buone nuove: le novità più gradite sono l'introduzione di un sistema di addestramento per le abilità passive, e la possibilità di combattere in forma da pollo, la quale diventa essenziale grazie alle sue combo di dash rapidi e schizofrenici, aerei e rasoterra.

Lo “switch” dimensionale continua ad offrire sfide degne di nota. In alcuni casi tutto ciò che è all'infuori dall'area alterata si tramuta in lava cocente!

È una gioia per i riflessi, destreggiarsi con i comandi è di una piacevolezza rara, e incredibile a dirsi, lo è persino nelle fasi punitive. Chi cerca la sfida, oltre a un ottimo comparto di achievement, può contare su una modalità Difficile, disponibile una volta completato il gioco. Chi teme di restare bloccato in lunghe fasi di wall jump e doppi salti, sappia che non ci sono mai picchi improvvisi di difficoltà, e le asprezze durante il viaggio sono rare e ben dosate. Una volta presa dimestichezza con una meccanica, tutto si semplifica e si trasforma in un'agile scalata fatta di gomitate, corse in verticale e colpi a mezz'aria.

L'unico difetto, comunque bilanciato dal resto dell'esperienza, è una non sempre eccellente distribuzione dei punti di teletrasporto. Più che in un labirinto fatto per essere esplorato, siamo di fronte a livelli anulari e intricati, ma che sotto la lente di ingrandimento rivelano una certa linearità. Pur con qualche deviazione ben gradita, questa caratteristica si fa evidente durante il backtracking esplorativo, necessario per sbloccare gli oggetti segreti nascosti dietro le sporgenze e i sotterranei all'apparenza invalicabili.

Per quanto riguarda la trama, è autoconclusiva e godibile anche senza aver assistito alle origini dell'eroe mascherato; sarebbe comunque un peccato ignorare le ammiccate e la consistenza narrativa dietro la maggior parte delle scene di gioco. L'incipit è di una bellezza tragicomica incredibile, ma se siete in cerca di puro gameplay o non vi piace impelagarvi in storie seriali, resta comunque una scelta sensata cominciare proprio da Guacamelee! 2.

I rampini ampliano il gioco aereo e complicano le sezioni a base di dash, wall slide e doppi salti.

La differenza più vistosa di questo port sta non tanto nelle variazioni tecniche, nulle in quanto ci troviamo di fronte al capolavoro di un piccolo studio, ma nel "come" e nel "dove". Guacamelee guadagna moltissimo in versione portatile, forse è la sua forma più adatta. Nonostante sia consigliato sganciare i Joycon dalla console e unirli al Charging Grip - per evitare ingarbugliamenti con i comandi dimensionali, gli inventari, la mappa e le trasformazioni - la (nuova) portabilità del Mexiverso calza a pennello tanto con la longevità discreta ma soddisfacente (dalle 8 alle 15 ore), tanto con la natura stessa del post-game, fatto di passeggiate, momenti di focus assoluto e sfide parcellizzate.

Il multiplayer è fino a 4 giocatori, e a dire il vero è un po' troppo caotico. Anch'esso è agevolato dalla presenza dei due controller. A proposito di questa modalità val la pena spendere due parole su come sia respawn che il Game Over, funzionino allo stesso modo della bolla di Super Mario Bros Wii - e affini. Chi cade nel vuoto viene trasportato in aria da una sfera d'energia, al tocco dei compagni è in grado di riprendersi per ricominciare a dare cazzottoni agli scheletri nei dintorni; se tutti sono in forma di sfera, si ritorna al checkpoint più vicino.

In un gioco che cita ampiamente Triforza, i fratelli idraulici più famosi del mondo (Los Hermanos), e che sicuramente è di forte richiamo per coloro che cercano validi discepoli del duo Samus/Simon, non è da ignorare una certa familiarità, e non soltanto di facciata, con le IP Nintendo. DrinkBox è uno studio che ha dimostrato di saper trarre il meglio dai suoi maestri.

Sono passati ben 7 anni dall'avventura precedente, e Juan ha messo su qualche chiletto. Niente paura, c'è tempo per tornare in forma!

Nota negativa, è invece il tempismo. Super Smash Bros Ultimate è ormai giunto, con in più una rinnovata modalità storia... Una sfida ovviamente impari, che per chi è attratto dall'elemento picchiaduro non può essere ignorata. Ma anche in questo caso, ci teniamo a sottolineare una somiglianza nella gestione dei comandi (dash e mosse speciali su tutto) che, se non altro, risulta più un pregio che una derivazione, oltre alle ovvie differenze costitutive. L'anima di Guacamelee resta platform.

Infine, altra nota dolente: non sono stati inclusi i DLC, che usciranno in concomitanza del titolo per le versioni che avevano visto la luce nel non troppo lontano agosto (PC e Ps4). Visto il loro costo attuale (accettabilissimo) ci sentiamo di soprassedere, ma non è chiaro quando saranno disponibili. In conclusione, Guacamelee! 2 è davvero un gioiellino, una dichiarazione d'amore al folclore messicano capace di ipnotizzare coi suoi ritmi da mariachi. Sollevate il vostro sombrero, tra una siesta e l'altra, e tenetelo d'occhio!

8 / 10

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A proposito dell'autore
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Antonino Fiore

Contributor

Classe 1993, in squadra dal 2018. Ha scoperto i videogiochi con i floppy dell’Amiga e da allora vive, sbalzato temporalmente, una generazione indietro. Dalle avventure grafiche agli horror, è un accanito retrogamer e un vorace escapista. Con gli anni ha realizzato d’essere, più che altro, un semplice Homo Ludens. Megaman e Suikoden sono i suoi punti deboli.

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