Resident Evil 2 Remake - recensione
Il Virus-G è tornato e non è mai stato così bello.
Parte inevitabile del passaggio all'età adulta è la tendenza a voler proteggere tutto ciò che riguarda i ricordi dell'infanzia: del resto, essi sono la base sulla quale è fondata la personalità di ciascuno ed è quindi normale la paura di veder minate le proprie sicurezze.
È esattamente questa la ragione che spinge buona parte dei videogiocatori meno giovani a sussultare all'annuncio di questo o quel remake, complice la triste tendenza ereditata dal cinema occidentale moderno di snaturare classici immortali con nuove edizioni poco ispirate, irrispettose del lavoro originale o, semplicemente, realizzate in modo pessimo.
Un misto di aspettativa, paura, sospetto e speranza accompagna da sempre le presentazioni di progetti come Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy e Spyro: Reignited Trilogy, lavori maestosi che fanno leva principalmente sull'effetto nostalgia e poco o nulla intaccano del gameplay originale, un po' per non attirare le ire dei fan di vecchia data, un po' per comodità di realizzazione.
È quindi logico che l'annuncio avvenuto durante l'E2 2018 del remake di Resident Evil 2, pilastro intoccabile del genere horror e consacrazione del brand Resident Evil, abbia suscitato ancor più timore. Resident Evil 2 Remake è stato presentato al mondo con una veste grafica completamente rinnovata e un gameplay radicalmente diverso rispetto al famoso videogame di fine anni '90. Niente più telecamera fissa e sfondi prerenderizzati, Resident Evil 2 Remake offre oggi luce dinamica e un'inquadratura ruotabile, posta sopra la spalla del protagonista.
Il cambiamento strutturale ha richiesto un lavoro mastodontico da parte di Capcom per la costruzione di nuove estetiche e soprattutto di un nuovo level design intorno a questo concept. Pur volendo mantenere inalterato lo spirito di Resident Evil 2, Resident Evil 2 Remake è a tutti gli effetti un gioco completamente originale, che non punta - solo - a esaltare il valore del proprio antenato, ma anche a dimostrare di poter essere migliore. E ciò che probabilmente i nostalgici non ammetteranno mai, se non a mente fredda, è che Resident Evil 2 Remake riesce perfettamente in questo intento.
La prima cosa a saltare all'occhio è, ovviamente, il comparto grafico: il titolo risulta splendido e fluidissimo anche nelle "povere" versioni console e, escluso il caricamento d'inizio partita, la campagna prosegue senza pause se non per quelle scandite dai filmati in engine di gioco. Tanto i protagonisti, quanto le ambientazioni e i nemici godono di un design curato sin nei minimi dettagli, con particolare e graditissimo riguardo per le lesioni che le armi procurano ai corpi e al loro modo di muoversi.
Ad esempio, colpire alle gambe un non-morto potrebbe azzopparlo o persino mutilarlo e questo lo porterebbe a muoversi strisciando. Oltre agli iconici, sempreverdi zombie, esistono svariati tipi di nemici (che non nomineremo per evitare spoiler a chi non conosce la trama del gioco) e tutti posseggono una diversa routine comportamentale e subiranno danni alle proprie parti del corpo, reagendo di conseguenza.
L'inquadratura over-the-shoulder e la luce dinamica hanno spinto la software house a una differente gestione della tensione e della difficoltà indotte dal gioco: Resident Evil 2 Remake si presenta assai più buio e claustrofobico della versione originale e questo permetterà anche ai fan sfegatati di subire meritate punizioni e jump-scare nel caso decidano di peccare d'imprudenza, caricando a testa bassa.
Il primo approccio alle mappe di gioco richiede una buona dose di cautela anche a difficoltà standard e chi temeva che il nuovo titolo di Capcom avrebbe fatto il verso ai frenetici (spesso deliranti) ultimi capitoli del franchise, può dormire sogni tranquilli: Resident Evil 2 Remake obbliga il giocatore a usare il cervello molto prima di premere il grilletto, sia per i puzzle ambientali che durante l'esplorazione.
Le munizioni scarseggiano, le cure sono poche e anche il più malridotto degli zombie non verrà abbattuto da meno di quattro proiettili di pistola in testa. La soluzione migliore (nonostante Chris Redfield potrebbe non pensarla allo stesso modo) sarà sempre uno spostamento discreto e silenzioso: per scaricare caricatori su caricatori addosso a enormi e mortali creature, non mancheranno occasioni nelle fasi finali dell'avventura.
Impossibile non menzionare anche l'ottimo lavoro svolto per l'intero comparto audio, dalle musiche sempre azzeccate e mai invadenti, proseguendo con gli impressionanti effetti sonori ambientali (il titolo giocato con le cuffie risulta a dir poco immersivo), per finire con l'ottimo doppiaggio presente in molte lingue, Italiano compreso.
Anche chi conosce a memoria ogni singola combinazione di armadietti e casseforti dell'originale Resident Evil 2 avrà pane per i suoi denti, visto che al redesign delle ambientazioni si è affiancato un rework degli enigmi. Rispetto al primo Resident Evil, ora è maggiormente premiata l'esplorazione più che il puro esercizio logico ereditato dal genere punta-e-clicca, e Resident Evil 2 Remake non è da meno. Inutile dire che i premi più ghiotti saranno nascosti in luoghi appartati e spesso opzionali, e che alcuni di essi saranno davvero ostici da ottenere senza guide o suggerimenti.
L'unico elemento di Resident Evil 2 Remake su cui Capcom avrebbe potuto osare ancor di più sono le bossfight, scontri senza dubbio dal grande impatto visivo ed emotivo, oltre che accompagnati da una gran colonna sonora ma che, una volta svanito l'effetto sorpresa, risultano fin troppo prevedibili e di vecchio stampo per il contesto "moderno" in cui sono stati calati.
Del resto Resident Evil 2 Remake non ha visto rinfrescato solamente il proprio gameplay, ma anche il comparto narrativo; il titolo gode di due campagne parallele, della durata di circa dieci ore ciascuna e inframmezzate da numerosi filmati dal taglio fortemente cinematografico, grazie all'assenza dei limiti tecnici (e di spazio) dell'hardware originario.
Come già intuibile dalle cutscene mostrate pre-release e dalla stessa demo "one-shot" gratuita, gli eventi legati al disastro di Raccoon City hanno perso buona parte di quell'aura B-movie che trasudava anche dal design originale delle creature, per assumere tinte più cupe e a tratti persino drammatiche.
L'ottava generazione videoludica ha permesso a Capcom di dare maggiore espressività a ciascun personaggio e di creare figure con cui il giocatore riesce a empatizzare più facilmente, anche in situazioni scientificamente poco credibili. Sono presenti alcune differenze con la trama originale, ma la loro presenza non è casuale e nella visione d'insieme regalano più consistenza agli eventi.
Pur senza andare nello specifico onde evitare spoiler, l'intero sistema di gestione di route, new game plus e modalità extra è ancora presente, pur con leggere modifiche e gradite sorprese. Al contenuto preesistente si aggiungono sfide extra e collezionabili da individuare e distruggere, che sbloccheranno dei contenuti bonus nella galleria di bozzetti e modelli 3D, oltre ad alcuni costumi per i protagonisti.
Menzione d'onore per la stabilità del software, che in oltre 16 ore di provato non ha mai subito un crash o manifestato glitch, il tutto senza ingombranti patch day-one e con meno di 25 GB di spazio occupato su disco.
La Raccoon City di Resident Evil 2 Remake è la summa perfetta tra paura e giocosità, una "residenza del male" in grado di divertire quanto e più di un parco dei divertimenti; un gioco dall'animo classico e meccaniche moderne, godibilissimo sia se goduto con la calma e circospezione di un horror tradizionale, sia come frenetica sfida arcade per l'ottenimento del massimo punteggio alla fine della campagna.
Quello che Resident Evil 2 Remake davvero non riesce a fare è deludere: anche i tradizionalisti più incrollabili non potranno negare che il progetto si fondi su impressionanti cura e competenza da parte di Capcom... e forse, ancora più in fondo, sulla speranza che il remake dei primi due capitoli (e l'annunciato remake, già in lavorazione, del terzo) portino nuova vita e nuovi appassionati al brand che, insieme a Silent Hill, ha segnato in modo indelebile il genere dell'horror.