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Moons of Madness - recensione

Rock Pocket Games ci porta su Marte, alla scoperta dell'orrore che si cela nelle profondità del cosmo.

Il genere horror, nei videogiochi, sta vivendo una seconda giovinezza. Se per anni, infatti, i suoi unici esponenti degni di nota sono stati i classici Resident Evil e Silent Hill, oggi ci troviamo letteralmente invasi da tutta una serie di sfumature e interpretazioni dell'orrore digitale che, con risultati più o meno convincenti, riescono a offrire una sana dose di brividi agli appassionati.

Più nello specifico, ultimamente, stiamo assistendo al proliferare di titoli basati sullo sconfinato e sempre intrigante universo lovecraftiano che, più volte, ha dimostrato di essere perfettamente attuale anche dopo quasi un secolo dal suo concepimento. Dopo Call of Cthulhu e The Sinking City, dunque, arriva Moons of Madness, la nuova fatica del piccolo team norvegese Rock Pocket Games, prodotta da Funcom (già artefici del bizzarro Secret World).

Nelle intenzioni degli sviluppatori, questo nuovo progetto avrebbe dovuto coniugare gli stilemi e i canoni classici della poetica di Lovecraft con un setting affascinante e spesso esplorato nel media videoludico: quello della superficie di Marte. Il Pianeta Rosso, infatti, data la coltre di mistero che tipicamente lo avvolge, rappresenta un terreno fertile per un male oscuro e imperscrutabile come quello rappresentato dai Grandi Antichi che attendono nascosti appena oltre il "velo di Maya" e tramano complotti che la mente umana non può nemmeno concepire.

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Moons of Madness, a dire il vero, riesce a veicolare efficacemente l'immaginario partorito dalla mente di H.P. Lovecraft offrendo al giocatore una storia inedita ma che attinge a piene mani dai racconti dello scrittore di Providence. La trama, infatti, narra le vicende legate al personaggio di Shane Newehart, un ingegnere spaziale inviato sulla base marziana Invictus da parte del collettivo Orochi. Quest'ultimo è il nome dato ad un'organizzazione filo-governativa che sembra avere forti interessi nella sperimentazione botanica sulla superficie del pianeta rosso, piani che non vengono spiegati dal principio al nostro protagonista ma che diverranno più chiari nel corso della storia.

Ci svegliamo, dopo un sonno tormentato da terribili visioni, nella nostra cabina all'interno della base di ricerca. Presto facciamo la conoscenza degli altri membri dell'equipaggio che comunicheranno assiduamente con noi tramite la radio e che ci daranno indicazioni sui compiti da svolgere. Insomma, facciamo parte di una squadra ben organizzata di scienziati impegnati nello studio del comportamento delle piante su Marte. Rapidamente, però, ci renderemo conto che c'è qualcosa che non torna.

Uno strano composto organico dal colore simile al petrolio sembra infettare tutta la vegetazione a bordo e una serie di strane apparizioni inizieranno a manifestarsi nei corridoi della base. È l'inizio di una spirale discendente nella follia e nell'incubo: cosa nasconde la base? Quali sono i veri obiettivi di Orochi? Quale inenarrabile orrore si cela sotto la superficie del pianeta rosso?

I riferimenti alle opere di Lovecraft sono molteplici e tutti ben amalgamati nell'impianto narrativo.

Non proseguiamo oltre nel racconto per non rovinarvi il gusto della scoperta ma possiamo dirvi che, per Moons of Madness, gli scrittori di Rock Pocket Games hanno imbastito un impianto narrativo di assoluto valore, fatto di risvolti inaspettati, colpi di scena e un ritmo piuttosto indovinato per tutta la durata dell'avventura. Se siete appassionati delle opere di Lovecraft, questo gioco saprà toccare le giuste corde della vostra mente (e del vostro cuore), richiamando parecchie delle tematiche più importanti che hanno caratterizzato la produzione dell'autore statunitense. Al contrario, invece, ciò che vi troverete tra le mani è un prodotto dalle tinte horror dotato di un buon intreccio narrativo che saprà solleticare il vostro interesse dalle prime battute fino ai due, sconcertanti finali.

Sotto il profilo del gameplay vero e proprio, invece, nonostante il materiale promozionale lasci pensare ad un survival horror in stile Outlast, Moons of Madness si configura piuttosto come un "walking simulator" che ricalca da vicino la formula vista in piccole perle come The Vanishing of Ethan Carter o What Remains of Edith Finch. Il giocatore, infatti, controllerà in prima persona l'ingegnere Shane e lo guiderà attraverso gli scenari proposti dal titolo risolvendo semplici enigmi ambientali e interagendo con specifici elementi della mappa di gioco.

Lo svolgimento dell'avventura, dunque, è estremamente lineare e non lascia spazio all'esplorazione che, probabilmente, un setting di questo calibro avrebbe meritato. L'idea di scandagliare liberamente la stazione spaziale o di fare una passeggiata sulla superficie di Marte è sempre alquanto allettante ma gli sviluppatori, un po' per il budget ristretto, un po' per esigenze di copione, hanno preferito adottare una struttura più schematica e pilotata. Sia chiaro, ciò non costituisce necessariamente un difetto poiché contribuisce non poco ad immergere il giocatore nelle atmosfere proposte dal titolo e a rimanere sui binari dettati dalla storia. Semplicemente, vi avvertiamo che se siete fan delle avventure di ampio respiro piene di segreti e strade alternative, questo non è il gioco che state cercando.

Lo scanner biometrico vi aiuterà a tenere sotto controllo gli obiettivi e l'inventario ma potrà essere utilizzato per molti altri scopi...

Ad avvalorare ulteriormente questa tesi arriva lo scanner biometrico posto sul polso del protagonista che, in qualsiasi momento, potrà essere utilizzato per indicarci la posizione esatta del nostro prossimo obiettivo, rendendo praticamente impossibile perdersi tra i corridoi di Invictus. Quest'ultimo, inoltre, potrà essere impiegato per interagire con computer e oggetti lontani in modo da risolvere piccoli enigmi ambientali sotto forma di minigiochi e servirà anche per tenere d'occhio gli strumenti presenti nell'inventario.

Ci sono anche sezioni all'esterno della base, in cui sarà necessario, ovviamente, indossare una tuta spaziale e tenere d'occhio il livello di ossigeno per evitare di incorrere in un Game Over prematuro. Sotto questo aspetto Moons of Madness presenta un sistema di check-point non sempre preciso e ben calibrato che, in caso di morte, vi costringerà a ripetere porzioni anche piuttosto estese del percorso.

La sua natura da walking simulator, quindi, annichilisce la sensazione di terrore e minaccia costante? Ovviamente no. La bravura del team di sviluppo, invero, si riconosce proprio in questo aspetto. Sebbene si tratti di un gioco totalmente lineare, Moons of Madness riesce a mantenere un livello di tensione alquanto elevato per tutta la durata dell'avventura grazie anche ad un comparto sonoro di buona fattura e, soprattutto, ad una serie di jump-scare ben orchestrati che non scadono mai nel banale.

Quali orribili creature si celano nello spazio profondo?

Oltre a questo, il team norvegese ha svolto un lavoro certosino nella realizzazione di ambientazioni plausibili e assolutamente verosimili, per cui si sono avvalsi della collaborazione di un gruppo di esperti della NASA che ha fornito loro tutti i dati necessari. Tutto ciò concorre nel fare immedesimare l'utente nei panni dello sventurato Shane Newehart e, di conseguenza, il clima di oppressione, di intimidazione e di ansia che permea ogni fotogramma di questa produzione Rock Pocket e Funcom potrà soddisfare tutti gli amanti del brivido. In tal senso, l'atmosfera che caratterizza questo Moons of Madness ci ricorda da vicino quella che si respirava in uno dei titoli che più abbiamo apprezzato in questa generazione: l'Alien: Isolation di The Creative Assembly e non possiamo che tesserne le lodi.

Dal punto di vista tecnico, invece, il motore grafico Unreal Engine dà l'ennesima prova della sua assoluta versatilità e, al netto di un budget visibilmente limitato per la realizzazione di modelli poligonali e movimenti dei vari personaggi, riesce a restituire un buon colpo d'occhio nei vari setting che compongono le circa 5/6 ore necessarie a portare a termine il viaggio. Se da un lato, infatti, troviamo espressioni facciali poco credibili e animazioni che avrebbero avuto bisogno di ulteriore cura, dall'altro abbiamo un level design di buona fattura coadiuvato da una direzione artistica veramente ispirata. C'è da dire che alcune sezioni sembrano aver goduto di maggiore attenzione rispetto ad altre ma, in linea di massima, parliamo di un prodotto di buon livello che saprà regalarvi scorci che rimarranno impressi a lungo nella vostra mente, in particolar modo se siete appassionati delle opere di Lovecraft.

Piccola nota a margine per quanto riguarda il doppiaggio in inglese che soffre di alti e bassi. L'attore che interpreta il protagonista non riesce sempre a garantire la giusta intonazione al buon ingegnere che, a volte, sembra non fare troppo caso agli orrori che si dipanano di fronte ai suoi occhi, spezzando un po' la magia che sta alla base dell'immedesimazione in una storia di questo tipo. Buoni, invece, i doppiatori dei comprimari che sono riusciti a caratterizzare efficacemente tutti i tratti distintivi dei personaggi di contorno.

Al netto di un budget non proprio illimitato, Rock Pocket Games è riuscita a ricreare efficacemente l'atmosfera di Marte.

Moons of Madness, in definitiva, è un tributo, un omaggio appassionato all'eccellente opera letteraria di uno dei padri del genere horror. Gli sviluppatori di Rock Pocket Games hanno confezionato un prodotto che amalgama sapientemente il materiale originale con un setting sci-fi ben realizzato, forte di un impianto narrativo di buona qualità e di un gameplay che, per quanto estremamente lineare, risulta piacevole e ben implementato. A tutti gli effetti, siamo di fronte ad una delle migliori rappresentazioni della poetica lovecraftiana che abbiamo mai visto in un videogioco.

8 / 10