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Spirit of the North - recensione

Il viaggio silenzioso di una volpe attraverso i fiordi islandesi.

Il panorama videoludico è sempre in espansione. Al suo interno non c'è genere che non abbia una propria fan base, così come non esista giocatore che non trovi un titolo che gli si addica. Per questo motivo, si tende quasi a perdersi nella miriade di giochi e di opportunità presenti al suo interno.

Abbiamo giochi dedicati interamente al gameplay, giochi dall'aspetto interamente competitivo e ancora giochi che concentrano tutta la loro attenzione sull'esplorazione e sull'importanza della narrazione. Uno di questi è Spirit of the North.

Quando si pensa a una software house, il primo pensiero che viene in mente è un'azienda dalle medie o grandi dimensioni, che lavora assiduamente su due o più titoli contemporaneamente. Ma non è questo il caso: Infuse Studio, autrice del titolo di cui andiamo a parlare, è formata da soli due componenti (Tayler Christensen, co-founder e UE4 artist, e Jacos Button, co-founder e 3D artist), coadiuvati da Joseph Gifford (produttore e compositore delle colonne sonore).

Il gruppo si riunisce nel 2015 e inizialmente si dedica alla produzione di asset per Unreal Engine e Cuberush. Successivamente decide di compiere il grande passo e iniziare un proprio progetto. Vengono gettate, quindi, le basi per Spirit of the North.

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"Un viaggio alla scoperta dell'addormentato Nord": è così che viene inizialmente definito il gioco dai suoi produttori e se dovessimo scendere nel dettaglio, potremmo dire che Spirit of the North è un adventure game in terza persona in single player, dal leggero retrogusto open world.

Ma avremmo del tutto frainteso il mood del gioco e l'intento dei suoi creatori. Perché Spirit of the North vuole insegnarci proprio questo: trascendere i dettagli, abbandonare i tecnicismi e ritrovare quell'aspetto più inconscio e "naturale" che ognuno di noi possiede. Carattere che emerge fin dai primi minuti di gioco, quando veniamo a conoscenza della nostra protagonista. Il giocatore, infatti, controlla una giocosa volpe rossa, accompagnata dallo spirito dell'aurora boreale, guardiano a sua volta rappresentato sotto forma di volpe. Non abbiamo alcun incipit né alcun prologo che ci spieghi la natura del nostro viaggio attraverso i fiordi islandesi.

La trama è, per così dire, "muta": si evolve con noi e si dispiega solamente attraverso la prosecuzione del nostro viaggio. Viaggio che risulta essere piuttosto lineare, un leggero e sottile filo conduttore ci indica vagamente la strada da seguire. Che sia tra i ghiacciai o tra il selvaggio ambiente della tundra, ci basterà alzare gli occhi per vedere una misteriosa scia rossa nel cielo, che ci segue durante tutto il nostro cammino e che, a sua volta, ci ricorda il percorso da seguire.

La protagonista dell'avventura sarà aiutata dallo spirito nordico dell'aurora boreale, che le donerà interessanti poteri.

Non sentiremo mai una voce narrante né personaggi secondari che ci spiegheranno cosa sia successo. Ma ci basterà, di tanto in tanto, illuminare qualche stele od osservare antiche pitture per scoprire la realtà di questo mondo abbandonato.

Un'antica popolazione, un tempo felice e rigogliosa, adorava lo spirito della volpe nordica. Tuttavia un violento cataclisma ha spazzato via questa civiltà, lasciando solamente una natura selvaggia e minacciata dal profondo inquinamento provocato da tale disastro. Spetterà quindi alla nostra volpe ritrovare il proprio potere perduto, risvegliare questa civiltà e salvare il proprio mondo.

Questo compito si dispiega in un gameplay dal carattere platform, estremamente semplice e lineare: tutto ciò che dovremo fare sarà guidare la volpe lungo i vari paesaggi che si susseguono. Inizialmente le azioni che potremo utilizzare saranno solamente il salto, la corsa e il guaito, quest'ultimo molto importante per assimilare l'antico potere nordico e attivare alcuni massi magici.

Il nostro viaggio avrà un osservatore silenzioso e sempre presente: una misteriosa scia rossa nel cielo.

Tuttavia, proseguendo nei capitoli la nostra protagonista acquisirà ulteriori poteri magici che le permetteranno di avanzare lungo il percorso. Non avremo a che fare con nessun combattimento, nessun nemico fisico né tanto meno con la possibilità di morire. Tutta la difficoltà si concentra, infatti, sui puzzle, disseminati lungo tutto il tragitto.

All'interno del gioco, infatti, saranno presenti sia enigmi principali, che una volta risolti ci apriranno la strada a nuove zone, sia secondari, spesso riguardanti collezionabili o zone facoltative. Tra i collezionabili più importanti citiamo le anime dei sciamani, spiriti delle antiche popolazioni nordiche che verranno risvegliati solamente una volta congiunti i resti dello sciamano con il suo scettro. Se inizialmente i puzzle saranno semplici e intuitivi, con l'avanzare dei capitoli diventeranno sempre più criptici e impegnativi, rendendo l'avventura molto più interessante e coinvolgente. Aspetto questo che viene enfatizzato dal carattere simil open-world del titolo.

Seppur Spirit of the North non sia propriamente un open-world ma segua un percorso prescritto e lineare, la vastità dei territori e la possibilità di sbloccare zone secondarie rende l'esplorazione molto più libera e divertente. Più volte vi ritroverete a passeggiare per la tundra islandese godendo semplicemente del paesaggio, sorvolando per un secondo sul vostro compito e soffermandovi sulla bellezza di un luogo così mistico.

Proseguendo attraverso i vari capitoli, la nostra volpe potrà acquisire nuovi poteri che le permetteranno di risolvere sempre più enigmi.

Inoltre, una grande menzione va alla resa della morfologia della volpe: i movimenti, così come il guaito, rispecchiano fedelmente la natura dell'animale, rendendo molto piacevole l'esperienza di gioco. L'attenzione ai dettagli è minuziosa e ciò è visibile sia nella resa della protagonista sia nel territorio circostante.

Ed è proprio osservando il paesaggio che possiamo notare la cura meticolosa che il team di Infuse Studio ha infuso nella realizzazione dei territori tipici del folklore islandese. Se dovessimo essere precisi, potremmo dire che effettivamente la resa dell'acqua e dell'erba sarebbe potuta essere migliore per gli standard a cui ormai la next-gen ci ha abituato. Ma se ci soffermiamo a pensare che un ambiente del genere è stato ricreato da due soli artisti, una critica di tale tipo diventa solo superflua.

Il comparto grafico presenta comunque un alto livello, sia per quanto riguarda la rappresentazione del territorio, sia per ciò che concerne la complessa struttura di luci e ombre che può avere un paesaggio del genere. Infine, non meno interessante, l'importanza artistica data al colore. Se pur immersi tra le mille sfumature dell'Islanda, i nostri occhi saranno catturati da colori principali e frequenti, come ad esempio il rosso, indicante qualcosa di nocivo e potenzialmente mortale, e il blu, caratterizzante invece il potere dello spirito del nord e la possibilità di avanzare lungo il percorso. Il colore diventa quindi il coadiuvante poetico di una trama silenziosa ma perennemente presente e sotto i nostri occhi.

Il paesaggio islandese e la natura incontaminata vi rapiranno gli occhi e vi lasceranno stregati.

L'unico difetto che dobbiamo sottolineare è la presenza (non frequente ma comunque visibile) di alcuni bug, specialmente di alcune compenetrazioni tra il corpo della volpe e l'ambiente circostante. Esse sono visibili specialmente durante determinati movimenti o salti, aspetto che certe volte rende le animazioni più meccaniche e meno naturali del previsto. Tuttavia è da apprezzare l'impegno e la costanza continua che il team sta mantenendo nel lavoro di bug fixes.

All'interno della loro pagina web, infatti, è possibile vedere una sezione interamente dedicata alle patch note, rilasciate a cadenza continua e costante. Per ogni capitolo vengono indicati tutti i possibili bug riscontrati e le patch rilasciate per correggerli. Lavoro tutt'altro che scontato se paragonato ad altri titoli dalla fama nettamente maggiore. Ultimo ma assolutamente non meno importante è il comparto sonoro. Un plauso va alla colonna sonora e al suo compositore, che ci propongono una raccolta di musiche accompagnate dal suono del violino e del piano, che rendono l'esperienza di gioco ancora più coinvolgente. Descrivere il mix di musica e toni riprodotti è davvero difficile, a volte è possibile cogliere richiami a classici sia del genere videoludico che di quello cinematografico.

Il mood generale, comunque, è quello di una natura che vuole tornare ai suoi vecchi albori, una natura ormai ferita e minacciata dall'avvento di un male silenzioso ma sempre più incombente, quello dell'inquinamento. Tra le note malinconiche spiccano poi alcuni momenti più allegri, come a rispecchiare la speranza riposta in uno spirito giovane e incontaminato.

Gli spiriti degli sciamani sono disseminati lungo tutto il percorso e non è sempre così facile trovarli.

In definitiva Spirit of the North è una bella scommessa: è l'inizio di un team giovane e fresco che ha saputo dare qualcosa di nuovo in un panorama videoludico già pieno e saturo di titoli "narrativi". Lo sappiamo, Spirit of the North non può piacere a tutti. Il genere narrativo ed esplorativo non è adatto a tutti i giocatori, tuttavia Infuse Studio vuole lanciare una scommessa e provare a catturare anche gli animi più duri e restii.

Il gioco non è nulla di innovativo se consideriamo il genere d'appartenenza e lo stile utilizzato. Tuttavia è riuscito a farsi spazio tra decine di migliaia di titoli che si prefissano lo scopo di narrare una storia. Il prodotto di Infuse Studio non solo racconta una storia ma lascia al giocatore la sua parola: come abbiamo già descritto, nessuna voce narrerà la trama del gioco. Sono gli occhi del giocatore stesso che hanno il compito di catturare ciò che vedono e di tramandarlo nel tempo. È il giocatore che diventa attivo e racconta egli stesso una storia.

8 / 10
Avatar di Giulia Migliore
Giulia Migliore: Classe '93, è cresciuta a pane e videogiochi. Appassionata alla saga di Final Fantasy, che non ha mai abbandonato, decide di fare del mondo videoludico il suo lavoro e la sua vita. Ricercatrice ossessiva di dettagli, amante del nonsense e delle battute demenziali.

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