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Song of Horror - recensione

La melodia della paura.

La paura è una delle emozioni primarie di qualunque essere senziente, legata a doppio filo all'innato istinto di sopravvivenza insito in ciascuno di noi. Non è sorprendente, quindi, che l'uomo abbia cercato di analizzarne varie forme nel corso del tempo, traducendo i risultati nelle più disparate forme d'arte. Anche il mondo dei videogiochi ha spesso tentato di esplorare le paure più ancestrali del genere umano partorendo titoli di spessore che ancora oggi vengono ricordati come veri e propri pilastri dell'horror.

C'è il leggendario Resident Evil di Capcom che mette in scena un orrore più fisico e diretto esplorando le possibili conseguenze di una pandemia virale oppure l'eccellente Silent Hill di Konami che, in modo diametralmente opposto, propone un'interpretazione più psicologica del genere, trattando i temi della paranoia, dei sensi di colpa e del tormento interiore dell'uomo.

Tra queste due anime così diverse, ad ogni modo, esistono infinite sfumature che contribuiscono ad alimentare quello che, attualmente, è uno dei mercati più prolifici ed apprezzati dal grande pubblico.

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Il titolo che andremo ad analizzare oggi va sicuramente annoverato tra gli esperimenti più interessanti dell'ultimo periodo poiché prometteva di unire alcuni stilemi tipici dei migliori classici del terrore con soluzioni di gameplay piuttosto affascinanti, in modo da creare un amalgama capace di imporsi come nuovo must have per tutti gli appassionati del genere.

Stiamo parlando di Song of Horror, opera prima dello studio spagnolo Protocol Games, che attinge a piene mani dall'immaginario Lovecraftiano per offrire un'esperienza terrificante, grazie anche ad alcune trovate registiche di assoluto pregio.

Partiamo col parlare del modello di distribuzione adottato dal publisher di Song of Horror, Raiser Games, che ha optato per una pubblicazione episodica simile a quanto visto in passato per giochi come Life is Strange di Dontnod o Hitman di IO Interactive. Se da una parte questa scelta può far storcere il naso a chi preferisce affrontare un gioco seguendo i propri ritmi senza dover attendere mesi tra un episodio e l'altro, dall'altra è innegabile sottolineare come essa abbia consentito allo sviluppatore di scandire perfettamente l'intreccio narrativo enfatizzando determinati avvenimenti e concludendo ciascun appuntamento con un cliffhanger degno di nota.

La trama, dal canto suo, segue la storia di Daniel Noyer, un uomo dal passato burrascoso piagato dall'alcolismo. Noyer, dopo essersi lasciato alle spalle un travagliato divorzio causato dal suo pessimo vizio, tuttavia, riesce a tornare in carreggiata e trova lavoro come assistente del curatore editoriale presso un'importante casa editrice di romanzi. Questo periodo di relativa tranquillità che l'uomo sta vivendo, però, è destinato a spezzarsi molto presto.

La storia di Song of Horror attinge a piene mani dai pilastri della letteratura dell'orrore ma ne propone una visione personale.

Un venerdì sera come tanti altri, Noyer riceve una chiamata improvvisa dal suo capo che lo informa di un fatto alquanto strano. Il celebre scrittore Sebastian Husher che avrebbe dovuto consegnare il suo ultimo romanzo la settimana successiva, sembra essere svanito nel nulla assieme a tutta la sua famiglia. Il nostro protagonista, dunque, viene inviato presso l'antica magione degli Husher, situata a breve distanza da casa sua, per fare chiarezza sulla situazione. Una volta giunto sul posto, tuttavia, appare subito chiaro che c'è qualcosa che non va.

La casa è completamente avvolta nell'oscurità, l'elettricità sembra essere saltata, si sentono rumori inquietanti e ci sono lettere e biglietti ovunque che fanno riferimento ad uno strano carillon recentemente donato alla famiglia da un collega di Sebastian. Toccherà al giocatore scoprire la verità sui sinistri avvenimenti che hanno colpito gli Husher immergendosi in una storia cupa, violenta e parecchio raccapricciante.

La trama di Song of Horror, dunque, è senza ombra di dubbio uno dei maggiori punti di forza dell'intera produzione, grazie anche ad alcune trovate narrative geniali ed un finale strepitoso. Sia chiaro: l'influenza di grandi autori come Edgar Allan Poe o H.P.Lovercaft è tangibile e si riflette in gran parte delle scelte stilistiche adottate in sede di realizzazione del gioco ma il team di Protocol Games è riuscito a tratteggiare sapientemente una storia matura, ricca di colpi di scena che saprà tenervi incollati fino al suo splendido epilogo.

L'unica barriera alla fruizione del titolo, in effetti, potrebbe essere rappresentata dalla lingua: Song of Horror è interamente in inglese e non supporta i sottotitoli in italiano. Un vero peccato. Per quanto riguarda il gameplay, invece, la struttura imbastita dallo sviluppatore spagnolo ricorda da vicino alcuni dei maggiori esponenti del genere di fine anni '90 come il già citato Resident Evil o Alone in the Dark.

Il gioco non è dotato di un sistema di combattimento vero e proprio ma vi capiterà spesso di scontarvi con la Presenza mossa da un'ottima IA procedurale.

La telecamera è fissa e non può essere gestita dal giocatore che dovrà semplicemente muovere uno dei personaggi a sua disposizione negli ambienti che compongono ciascun episodio tentando di risolvere gli innumerevoli enigmi ambientali che gli sbarrano la strada. Trovare chiavi, recuperare password e codici di accesso, recuperare oggetti di diversa natura sarà fondamentale per procedere nell'avventura proprio come accadeva nei classici horror di qualche decennio fa.

Si tratta di un'operazione nostalgia davvero riuscita che ben si sposa col tipo di atmosfere asfissianti e claustrofobiche proposte da Song of Horror. Addentrandovi nei tetri corridoi di casa Husher, ad esempio, avvertirete una sensazione di pericolo costante, come se ci fosse qualcuno che osserva tutte le vostre mosse in attesa di un vostro passo falso per piombarvi addosso.

Ciò è reso possibile da una IA procedurale che vi tenderà una serie di imboscate in punti casuali della campagna. Per quanto l'opera prima di Protocol non preveda un sistema di combattimento tradizionale, infatti, vi troverete spesso a lottare per la vostra vita contro la presenza soverchiante dell'entità che si annida nelle ombre e può eliminarvi nel giro di pochi secondi. Gli scontri, in breve, possono avvenire in diversi modi: potreste dover bloccare una porta che la Presenza vuole aprire tramite un forsennato QTE; trattenere il respiro premendo due tasti a ritmo per non essere individuati da una creatura cieca ma letale oppure, ancora, nascondervi in un armadio per evitare di essere catturati dagli spettri.

Non vogliamo entrare troppo nei dettagli per lasciarvi il gusto della scoperta delle numerose insidie che vi aspettano nel mondo di Song of Horror ma vogliamo trattare quello che, probabilmente, è l'elemento che più contribuisce alla costruzione della tensione all'interno del titolo: la meccanica della morte permanente.

La trama viene narrata attraverso il punto di vista di diversi protagonisti che potrebbero essere eliminati da un momento all'altro.

Fallire una contesa con la Presenza, entrare in una stanza invasa dalle creature o interagire con alcuni oggetti maledetti può portare alla morte istantanea del protagonista che dovrà essere rimpiazzato da un altro dei 4 personaggi che prenderanno parte alla narrazione di ciascun episodio.

Ognuno dei comprimari, infatti, ha una propria storia personale che li lega alle vicende raccontate nel gioco oltre a un set di statistiche ben preciso (velocità, sanità mentale, resistenza, ecc...) ma tutti possono essere eliminati in via definitiva costringendovi a ripetere intere sezioni di gameplay con un altro eroe cercando di non ripetere gli stessi errori.

Perderli tutti e quattro, di conseguenza, condurrà all'inevitabile schermata di Game Over che vi obbligherà ad affrontare l'intero capitolo dall'inizio. Si tratta di una scelta coraggiosa da parte di Protocol Games che da un lato sfocia in sezioni Trial & Error non sempre chiarissime ma dall'altro costruisce un'atmosfera angosciante che vi spingerà a soppesare attentamente ogni vostra mossa per non cadere nelle grinfie della Presenza.

In aggiunta a questo, ovviamente, anche la raccolta di documenti e messaggi sparsi in ogni anfratto gioca un ruolo fondamentale nell'economia del gioco in modo da approfondire alcuni lati della storia e da scoprire la risoluzione di molti degli enigmi in cui vi cimenterete.

L'atmosfera del gioco è costruita sapientemente e vi regalerà attimi di puro terrore.

Va detto, in tal senso, che l'interazione ambientale è piuttosto limitata e gran parte degli indicatori che vedrete apparire durante la vostra avventura saranno semplici considerazioni dei personaggi che poco aggiungono alla comprensione dell'intreccio narrativo imbastito dal team. Si tratta di un dettaglio di poco conto, indubbiamente, ma ci sarebbe piaciuto trovare un quantitativo maggiore di audiolog, messaggi e quant'altro piuttosto che semplici pensieri sul mobilio che arreda i diversi setting.

Per quanto riguarda l'aspetto tecnico del gioco, infine, Song of Horror può vantare diversi alti e qualche basso. Il reparto artistico ha svolto un lavoro egregio nella caratterizzazione degli ambienti di gioco ricchissimi di dettagli e delle atmosfere sempre tesissime ma, d'altra parte, le limitazioni dovute al budget a disposizione hanno inficiato parecchio sulla qualità dei modelli 3D dei personaggi e delle animazioni.

Non è una situazione disastrosa, sia chiaro, ma sicuramente non può competere con tante altre produzioni (anche indipendenti) che popolano il mercato di questi tempi. Buono il comparto sonoro graziato da un'effettistica di pregio e il doppiaggio in inglese sempre ben recitato ma l'assenza di qualsivoglia localizzazione potrebbe restringere molto il pubblico a cui Song of Horror può essere consigliato.

Per concludere, Protocol Games ha fatto centro già con la sua prima fatica. Song of Horror è un titolo dotato di un'anima forte seppure visibilmente influenzata da un certo tipo di letteratura dell'orrore. La trama è ben scritta e saprà catturare la vostra attenzione fino allo spettacolare finale mentre il gameplay attinge a piene mani dai capisaldi del genere proponendone un'interpretazione molto personale e godibile.

Insomma, non esistono molti motivi per non consigliare Song of Horror agli appassionati, a patto che si abbia una buona padronanza della lingua inglese. La musica di quel carillon non la dimenticherete facilmente.

8 / 10
Avatar di Riccardo Cantù
Riccardo Cantù: Nato nel 1993, Riccardo ha coltivato, negli anni, una passione smodata per tutto ciò che è entertainment. Videogiochi, cinema, fumetti, musica e letteratura sono il suo pane quotidiano e ama le lunghe discussioni riguardanti queste tematiche.

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