Necromunda: Hired Gun - recensione
Quando Doom incontra Warhammer 40K.
Lo scrittore inglese Charles Caleb Colton sosteneva che l'imitazione fosse la più sincera delle adulazioni. Tenendo a mente questo principio, possiamo affermare che il team francese di Streum On Studios, sotto l'egida di Focus Home Interactive, sia il più grande fan esistente al mondo del Doom di id Software.
Necromunda: Hired Gun, il nuovo progetto degli artefici di Space Hulk: Deathwing, infatti, è un esplicito omaggio alle ultime avventure del Doom Slayer che ne ricalca gran parte degli elementi di gameplay coniugandoli secondo il gusto artistico tipico dell'universo di Warhammer 40K. Si tratta, ovviamente, di un progetto parecchio ambizioso per un team relativamente giovane come quello di Streum On: indossare il manto dorato di uno dei migliori FPS di sempre significa mostrare il fianco ad inevitabili paragoni che possono sgretolare anche le più nobili intenzioni.
Partiamo parlando della trama che affonda le proprie radici nella vastissima e articolata lore del gioco da tavolo ideato da Games Workshop nell'ormai lontano 1987.
Siamo nel quarantunesimo secolo, un epoca oscura e sanguinaria piagata da una violenta guerra stellare che sembra non avere fine. L'umanità ha colonizzato l'universo imponendo con la forza l'egemonia dell'Imperium dell'Uomo, capitanato da una figura leggendaria nota col semplice nome di Imperatore, un essere considerato divino la cui immortalità è garantita dal costante sacrificio di anime e corpi umani.
Il progresso tecnologico si è arrestato, i miracoli scientifici dell'inizio del quindicesimo millennio sono solo un lontano ricordo: ora tutto ciò che conta è combattere per sopravvivere al duro scontro tra dèi malvagi e feroci tiranni che si danno battaglia lungo tutta la Via Lattea. Necromunda è uno dei numerosissimi pianeti-alveare sparsi nei confini del cosmo, un corpo celeste brulicante di esseri umani che lavorano in modo forsennato per supportare lo sforzo bellico dell'Imperatore producendo senza sosta armi e munizioni.
È un luogo senza legge, lontano dalla giurisdizione degli Space Marine, la cui società è governata dalla volontà della gilda dei mercanti che regola gli scambi tra la superficie planetaria e l'Imperium ma pubblica anche interessanti contratti per i cacciatori di taglie che, a tutti gli effetti, assumono i molteplici ruoli di giudice, giuria ed esecutori nei confronti delle gang rivali che si contendono il dominio del territorio.
Il giocatore, naturalmente, veste i panni di uno dei migliori mercenari dell'underhive di Necromunda, ai diretti comandi del leggendario Kal Jerico (uno dei personaggi più famosi della lore di Warhammer 40K, già protagonista di una serie a fumetti tra la fine degli anni '90 e l'inizio del 2000). Dopo aver fatto la conoscenza dell'agglomerato di Martyr's End, il punto di snodo da cui si diramano le varie missioni che compongono la campagna di Hired Gun nonché l'hub centrale a cui torneremo alla fine di ogni quest, Jerico richiama la nostra attenzione sui tumulti causati da una guerra tra bande in cui, a quanto pare, ha preso parte un cacciatore misterioso noto con il nome di Silver Talon.
Una volta giunti sul posto, però, la situazione degenera rapidamente, il nostro alter-ego viene coinvolto in una violenta contesa e, a causa di una serie di eventi, finisce in fin di vita costringendo Kal e i suoi uomini ad eseguire un rapido innesto di impianti cibernetici per sottrarlo da morte certa. Inizia qui la nostra avventura nel tetro universo di Necromunda, alla ricerca di risposte circa la vera identità di Silver Talon e sui reali propositi di Kal Jerico. Risposte che non sempre arriveranno puntuali poiché, purtroppo, la storia di Hired Gun soffre di evidenti problemi di scrittura che vanno ad inficiare la godibilità del prodotto dal punto di vista narrativo.
Il difetto maggiore è che la nuova opera di Streum On Studios dà per scontato che il giocatore conosca a menadito l'intricato mondo di Warhammer 40K senza fornire alcuna spiegazione sulle complesse dinamiche che ne regolano l'economia. Capita spesso, infatti, di assistere a verbosi dialoghi in cui vengono citati diversi nomi di luoghi e personaggi che non sono mai stati introdotti a dovere. Ciò si traduce in una narrazione piuttosto confusionaria che è davvero difficile da seguire se non si ha un'infarinatura generale del gioco da tavolo di Warhammer e, più nello specifico, dell'immaginario legato a Necromunda.
Non ci sono documenti di testo o i tipici audiolog per approfondire l'ambientazione, non ci sono cut-scene che possano mediare alla mancanza cronica di informazioni circa il mondo di gioco: l'utente viene semplicemente imbarcato in una serie di missioni al fulmicotone in cui viene solo esplicitato il compito di dover dare la caccia al fantomatico Silver Talon. Un vero peccato se consideriamo quanto sia ricca e affascinante la lore di 40K.
Come se non bastasse, la questline principale del gioco, dalla durata complessiva di circa 8 ore, si esaurisce in un finale davvero anticlimatico che non fornisce un epilogo soddisfacente alle avventure del nostro cacciatore di taglie: i titoli di coda arrivano letteralmente nel bel mezzo dell'unico reale colpo di scena dell'intera campagna.
Se il comparto narrativo di Necromunda: Hired Gun si è rivelato una cocente delusione, lo stesso non si può dire dell'impianto ludico che, come dicevamo, si ispira visibilmente alle ultime due incarnazioni di Doom. Il nostro protagonista, infatti, è dotato di un sistema di movimento fluido e dinamico che parte dalle solide basi offerte dal Doom Slayer (con tanto di doppi salti, strafe aerei per ingaggiare i nemici o schivare i colpi e di rampino utile per raggiungere le posizioni sopraelevate) e ci aggiunge altre due meccaniche tipiche degli FPS più adrenalinici presenti sul mercato: la corsa sul muro e la scivolata.
Si tratta di un corredo di tutto rispetto che garantisce ai giocatori la possibilità di interpretare gli intensi scontri proposti da Hired Gun nel modo più libero e personale possibile. Se a questo aggiungiamo un feedback delle armi alquanto piacevole e la presenza di numerosi strumenti di morte al nostro comando, il risultato è un FPS ipercinetico che si impone l'obiettivo di divertire il giocatore grazie a battaglie brutali contro intere legioni di avversari ma che, sfortunatamente, non riesce a replicare i tecnicismi e la raffinatezza che hanno reso grande la sua fonte di ispirazione.
Sebbene gli scontri siano tutto sommato gradevoli da affrontare, ci sono alcune criticità impossibili da ignorare. In primo luogo appare chiaro come non sia stato svolto un lavoro sufficiente nel bilanciamento delle bocche da fuoco: l'arsenale a disposizione del nostro mercenario è vasto e variegato ma ci sono armi straordinariamente più potenti di altre che, invece, sembrano fare il solletico agli avversari, rendendo di fatto impossibile il loro utilizzo sul campo di battaglia.
Ci sono anche le Glory Kill viste in Doom e Doom Eternal, le violente esecuzioni che servono per recuperare velocemente energia vitale durante le sparatorie. Peccato che, al contrario di quanto visto nei prodotti di id Software, quelle di Hired Gun soffrano di una pessima gestione della telecamera che rende difficile capire quali manovre stia effettuando il protagonista sul malcapitato di turno. Ma non è tutto. Se il Doom Slayer aveva bisogno di infliggere un determinato quantitativo di danni ai nemici prima di poter attivare una Glory Kill, in Necromunda: Hired Gun è sufficiente avvicinarsi all'obiettivo e premere un tasto per eliminarlo in un solo colpo.
Va da sé che questo fattore, unito ad un livello di difficoltà tarato verso il basso, spezzi parecchio il gradiente di immersione nei furiosi combattimenti del titolo che, a conti fatti, non godono della necessaria dose di stratificazione che tanto aveva giovato al materiale originale.
Le quest, dal canto loro, possono essere gestite tramite un apposito terminale presente nell'agglomerato di Martyr's End, la città di cui vi abbiamo parlato in apertura, che rappresenta il più classico ritrovo per fuorilegge, soldati di ventura e cacciatori di taglie. Qui è possibile lanciarsi in una delle missioni principali oppure accettare degli incarichi secondari, suddivisi in tre livelli di difficoltà. C'è una certa ripetitività di fondo e persino gli scontri coi boss riescono a risultare privi del giusto mordente ma, al netto di un tasso di sfida sempre piuttosto basso, queste attività garantiscono svariate ore di contenuti aggiuntivi che possono ricompensarvi con laute quantità di crediti extra.
Questi ultimi non sono altro che la valuta corrente di Necromunda che possono essere spesi per potenziare i parametri del nostro alter-ego tramite il consueto albero delle abilità diviso in sei rami, per acquistare nuove armi o per sbloccare poteri supplementari. Ci duole comunicarvi, però, che nonostante le skill attive abbiano nomi altisonanti come 'Frantumazione', 'Esplosione' o 'Disgregamento', la loro introduzione nel gameplay è un altro punto a sfavore della produzione di Streum On Studios.
Per quanto utilizzarle sia sempre piuttosto divertente, agganciare un obiettivo specifico durante gli scontri senza la possibilità di indicare attivamente quale sia il nostro bersaglio può rivelarsi un'impresa davvero ardua: sarebbe stato necessario aggiungere quanto meno un indicatore a schermo per rendere più facile questo tipo di procedura. Insomma, si tratta di una contaminazione di generi tra FPS ed RPG che funziona solo in parte, piagata da un'implementazione troppo superficiale di alcuni elementi e priva della doverosa cura per i dettagli.
E poi c'è lui: il Mastino, il nostro fedele cane da guardia, il nostro migliore amico, un'autentica macchina da guerra pronta a scagliarsi con tutta la sua furia sui nostri avversari, il vero protagonista della campagna di marketing di Necromunda: Hired Gun. Tutto fantastico nelle prospettive ma, anche qui, dobbiamo segnalare che c'è qualcosa che non va.
Il cane, dotato anche di un'abilità passiva che gli consente di rivelarci la posizione dei nemici nelle vicinanze, può essere aizzato contro i nemici con la semplice pressione di un tasto ma capita frequentemente di vederlo rimanere immobile, refrattario a qualsiasi tipo di comando, mentre assiste all'avanzata delle truppe nemiche. Sembra quasi che si rifiuti di colpire determinati obiettivi, salvo poi riprendersi all'improvviso e azzannare il più vicino degli avversari. Un'altra buona idea inserita in modo fin troppo raffazzonato.
Rimane da trattare il comparto tecnico, forse l'aspetto più riuscito dell'intera produzione. Necromunda è, con ogni probabilità, una delle migliori declinazioni dell'immaginario di Warhammer 40K: un mondo sporco, violento e brutale con un gusto estetico che sfocia negli archetipi del dieselpunk senza mai rinunciare ad una serie di caratteristiche visive inconfondibili.
Le oscure ambientazioni che potremo esplorare sono un vero e proprio inferno di acciaio e ruggine graziato da uno stile architettonico che ben riflette il netto contrasto tra il potere assoluto dell'Imperium e la vita di sacrifici condotta dai poveri abitanti dell'underhive. Buoni anche i modelli poligonali di protagonisti e comprimari, dotati di vestiti e corazze impreziositi dalle immancabili effigi rappresentanti teschi umani, un autentico marchio di fabbrica di Warhammer 40K. Il reparto artistico ha svolto davvero un gran lavoro.
Il gioco gira a 60fps con un frame-rate che è risultato sempre piuttosto stabile, anche nelle situazioni più concitate. Buono anche il comparto sonoro che può vantare una campionatura di suoni di tutto rispetto e una selezione di brani heavy metal che enfatizzano efficacemente la frenesia delle battaglie.
Necromunda: Hired Gun, in definitiva, è un titolo che ambisce a seguire le orme di uno dei migliori FPS del decennio ma soffre di una realizzazione un po' troppo approssimativa che non gli permette di raggiungere gli standard qualitativi che meriterebbe. Intendiamoci, è un gioco abbastanza divertente e proposto ad un prezzo contenuto che potrebbe riuscire a strappare un sorriso ai fan più sfegatati dell'universo ideato da Games Workshop ma che, per tutti gli altri, potrebbe non essere sufficientemente appetibile a causa di una serie di problemi nell'impianto narrativo e in quello ludico su cui, ahinoi, è davvero difficile soprassedere.