Microsoft compra Activision Blizzard e pone fine alla console war
Il colpo di coda di Bobby Kotick sconvolge il mercato del gaming.
Fa un po' sorridere pensare a Phil Spencer che, qualche settimana fa, si diceva rattristato e disgustato (guardandosi bene dalle gogne pubbliche) per quanto stava accadendo ad Activision Blizzard, quando in realtà le trattative erano probabilmente a buon punto.
Fa un po' sorridere ripensare ai fiumi d'inchiostro spesi dalla stampa specializzata per chiedere le dimissioni di Bobby Kotick, quando lui sornione si preparava a risalire su quella sella dalla quale tutti cercavano di farlo cadere, strattonandolo.
Fa un po' ridere rileggere le news sui tentennamenti di Sony circa l'attivazione o meno di un servizio analogo al Game Pass, proprio ora che ormai non è rimasto più nulla da comprare. Soprattutto quando la posta in gioco non è più l'acquisizione di uno sviluppatore ma di un publisher: per rispondere a una mossa del genere bisognerebbe prendere una Electronic Arts o una Ubisoft, e dubitiamo che Sony possa permetterselo.
Fa sorridere, infine, ripensare allo stupore che si è dipinto sui nostri volti quando Microsoft acquisì Bethesda per 7,5 miliardi di dollari, perché qui si parla di una cifra poco meno che decuplicata, ossia 68,7 miliardi di dollari (per capirci: Marvel e Lucasfilm furono pagate 4 miliardi di dollari). E la domanda è: Activision Blizzard vale dieci volte Bethesda?
Lasceremo agli analisti rispondere a questa domanda e valutare il premio che Phil Spencer pagherà agli azionisti della casa di Call of Duty. Take-Two ha appena pagato un premio del 64% a Zynga, una società che eppure nel corso dell'ultimo anno ha visto dimezzarsi il proprio valore azionario, e anche questa sarà una cartina tornasole degli effettivi danni che gli scandali possono aver portato ad Activision Blizzard.
Certo è che con l'acquisizione di Activision, Microsoft accede non solo a Call of Duty ma anche a Warzone; con Blizzard, si appropria di un glorioso catalogo composto da Warcraft, Diablo e Overwatch); e con King, fa suo Candy Crush. Con una sola mossa, quindi, il buon Phil Spencer ha rastrellato dal mercato un publisher da 8 miliardi di dollari all'anno, ha messo le mani su quel battle royale di successo (Warzone) che ancora mancava nel suo portafoglio, e s'è posizionato nel mercato mobile (all'appello risponde anche Call of Duty: Mobile) facendo sembrare quella di Zynga un'operazione da amministratori delegati alle prime armi.
Soprattutto, chi si starà fregando le mani sarà il luciferino Bobby Kotick, che si metterà in tasca una parte di quei 70 miliardi di dollari, facendo una sonora pernacchia in faccia a chi in questi mesi s'è speso per riportare una corretta cultura del lavoro nel publisher americano. In molti si chiedevano come mai fosse ancora seduto sul suo scranno nonostante la bufera che gli soffiava attorno: beh, ora abbiamo la risposta e capiamo anche perché il consiglio d'amministrazione non abbia fatto una piega in questi mesi. Pecunia non olet, dicevano i latini, e coi ricchi dividendi che arriveranno da una simile operazione si mettono d'accordo tutti. E lui, per inciso, dalla sua poltrona non si muoverà neppure stavolta.
Abbiamo avuto molto di che sorridere, dunque: ma ora? Beh, ora c'è da sorridere molto meno perché si sta venendo a creare un polo nell'ambito di un'industria da 180 miliardi di dollari (proiezioni Newzoo per l'anno appena conclusosi) che dovrebbe far inarcare il sopracciglio a chiunque abbia a cuore la nostra industry. Probabilmente non all'anti-trust americano, sia chiaro, visto che i dirimpettai di Disney in questi anni hanno potuto procedere indisturbati alle acquisizioni di ABC, Pixar, Hulu, Marvel, Lucasfilm e Fox. Ma qualcuno inizia a porsi qualche domanda...
E per quanto da gamer dovremmo rallegrarci dell'arricchimento di un servizio utilissimo quale il Game Pass, e che a beneficiarne (permettetemi la battuta) sia delle due console quella più reperibile sul mercato, è però vero che la storia c'insegna che i monopoli non portano mai a nulla di buono. E qui, inutile girarci attorno, se non ci siamo già arrivati poco manca.
Verrebbe quindi da dare una pacca consolatoria sulla spalla di Jim Ryan, che potrebbe essere ricordato come colui sotto il cui mandato s'è consumato il più grande smacco della storia del gaming, con l'aggravante di aver effettuato uno dei migliori lanci della storia. Nonostante la sua introvabilità, il marchio PlayStation non è mai stato così in salute come col lancio della PS5, eppure ciò potrebbe non bastargli a mantenere il primato.
Dopo un'operazione così è molto facile pensare che il controsorpasso di Microsoft sia inevitabile, perché per quanto l'acquisto di una console sia ormai un'operazione che negli anni si è radicalizzata ai limiti della guerra religiosa (con boxari contro sonari), è pur vero che con l'aggiunta di Activision Blizzard il Game Pass diventa la classica offerta che non si può rifiutare. La console di Sony è un gran pezzo d'hardware e le sue esclusive sono imperdibili, già... ma dall'altra parte c'è un concorrente che non è da meno e col quale giocare alla grande sempre. PlayStation 5, esaurite quelle due (tre?) volte all'anno che esce con un'esclusiva, perde molto del suo fascino.
Che vinca il migliore, si diceva una volta. Ma la vita c'insegna che ciò accade raramente e oggi abbiamo la conferma che vince chi nella vita ha più soldi, o quanto meno chi ha le spalle più coperte e può permettersi esborsi impensabili per gli altri.
Microsoft s'è data allo shopping compulsivo (di sviluppatori e publisher) e in pochi anni ha ribaltato le sorti di uno scontro che la vedeva perdente predestinata. Che nessuno metta più in dubbio Phil Spencer, letteralmente l'uomo dei miracoli, ma ci resta il dubbio che coi soli proventi della divisione Xbox non staremmo commentando oggi un'operazione come questa.
Ma così va il mondo e non ci resta che augurare buon Game Pass a tutti...