The Good Life Recensione: Una cittadina piena di misteri e grossi problemi
L'ultima fatica del bizzarro Hidetaka "Swery" Suehiro.
Hidetaka Suehiro, conosciuto al grande pubblico come Swery, scrittore e direttore di titoli come i due Deadly Premonition e D4: Dark Dreams Don't Die, torna a far parlare di sé con la sua ultima fatica.
Rintanatosi in uno scenario ben diverso da quello che lo ha visto salire alla ribalta, lo spumeggiante creatore di storie con contorte ma originali idee in campo videoludico, anche stavolta è riuscito a stupirci.
Certo, The Good Life non è il prodotto che ci si aspetta dopo i lavori precedenti ma nonostante un genere completamente diverso, sotto l'immagine di un gioco che strizza l'occhio ad Animal Crossing si nasconde ben altro. Presentato come un titolo incentrato sul risolvere misteri e segreti, Swery ha aggiunto il suo tocco personale ed ha reso ancora più enigmatico il gioco.
Nei panni di Naomi, una fotografa alle prese con un enorme debito che grava sulle sue spalle, ci siamo recati nella città più felice del mondo alla ricerca dei segreti che nasconde. Lì la giornalista snob, per poter riuscire a saldare il conto, viene incaricata dal proprio datore di lavoro di vivere tra gli abitanti di Rainy Woods e scoprire cosa renda unica questa comunità.
Basterà aspettare il calar del sole del primo giorno per scoprire in realtà il primo grande mistero che aleggia intorno alla città, nonostante gli avvertimenti della residente Elizabeth di non uscire durante la notte. Ignorando tale consiglio si scopre infatti che i cittadini si trasformano tutti in cani e gatti e popolano le vie del paese con buffi cappelli e accessori.
La trama si infittisce quando la missione principale ci porta a fare la conoscenza di una strana donna che abita nella foresta che richiede che le siano portati degli ingredienti particolari per ottenere una magica pozione e scoprire un pizzico di verità su ciò che sta accadendo all'interno della città.
Grazie alla magia lo stile del gameplay muta ed anche noi avremo la possibilità di trasformarci inizialmente in un gatto e più avanti in un cane. Seppur bizzarro, tutto ciò è strettamente legato alla contorta sceneggiatura ad opera di Suehiro, che sinceramente ci ha lasciati interdetti, spingendoci a chiederci quale fosse davvero il messaggio o lo scopo di questo gioco.
The Good Life molto spesso ci porta a compiere azioni ripetitive e con davvero poca logica per poter proseguire la quest principale, assolutamente piatta e lineare fino a che non si presenteranno tre scelte sul finale che decreteranno il destino della protagonista. Vi sono inoltre numerose missioni secondarie incentrate sui personaggi che popolano questa ridente cittadina di campagna ma tutte opzionali e prive di guizzi creativi, introdotte principalmente per aumentare la conta di ore di contenuto.
Oltre a scoprire il grande segreto che alimenta la felicità di Rainy Woods, per guadagnare qualche spiccio in più e accorciare così la nostra lunga lista di debiti, potremo optare per una carriera secondaria da Influencer, caricando i nostri scatti su un social fittizio dove verremo pagati per le nostre foto. Nonostante gli sforzi profusi a immortalare oggetti caratteristici o che siano in tendenza sull'app Flamingo, la paga risulta sempre molto misera e di certo non si rivela un buon strumento per cucire le nostre tasche bucate.
La trama principale si esaurisce ben presto, con una narrativa che sinceramente ci ha lasciato perplessi nonostante la piena consapevolezza di chi sia l'autore di The Good Life. Il resto delle 30 ore di gioco trascorse in questo scorcio naturalistico cartoonesco si è svolto nel completare attività secondarie irte di problemi e bug fastidiosi che ne hanno compromesso in alcuni casi il completamento.
Ad aggiungersi nel calderone vi è una resa grafica decisamente datata su Nintendo Switch Lite, ma anche sulle altre piattaforme le prestazioni ma soprattutto la realizzazione tecnica non sono certo sfavillanti. Lo stesso discorso si applica al level desing, che una volta usciti dalla piazza cittadina risulta decisamente scarno e privo di dettagli. Per compiere gli obiettivi di gioco ci siamo trovati a fare lunghissime passeggiate in distese vuote a ritmo lento, alternando la forma umana a quella felina o canina per attraversare o arrampicarsi su edifici e staccionate.
L'idea al centro di The Good Life in prima battuta ci è sembrata decisamente buona, un tentativo almeno all'apparenza di rievocare le sensazioni vissute con The Sims Life Stories, o un Animal Crossing in salsa investigativa. Purtroppo, il prodotto dello studio indipendente White Owls non si avvicina a niente di tutto ciò, rimanendo un titolo mal confezionato, con nessun nesso logico che sorregge una trama stramba.
Di riconducibile al titolo di Maxis c'è un HUD dove si hanno sempre in vista i bisogni della sboccata e altezzosa Naomi, come stanchezza e fame. The Good Life tenta inoltre di approfondire le meccaniche con pozioni e cibi per aumentare ad esempio le statistiche con buff alla resistenza, che alla prova dei fatti si rivelano quasi del tutto inutili.
Per non farsi mancare assolutamente niente, Swery sembra nascondere dietro dei personaggi cartoon una critica all'attuale sistema giornalistico e allo stress che le grandi città generano alle popolazioni, scadendo nel cliché nel momento in cui si afferma che riabbracciare la natura è la sola via di salvezza per una vita sana e soddisfacente.
In conclusione, The Good Life poteva rappresentare un nuovo filone di titoli di simulazione di vita reale con una forte accezione narrativa. Il risultato però è un prodotto tecnicamente problematico, datato a livello artistico e con una trama che lascia a dir poco dubbiosi sul suo messaggio, sempre che ne abbia uno.