Ashwalkers - Recensione
Un nuovo genere di survival.
Ashwalkers arriva sui nostri schermi silenziosamente, senza annunci roboanti o campagne mediatiche da milioni di dollari, quasi chiedendo il permesso di essere giocato. In un momento in cui si fa fatica a trovare qualcosa di davvero originale da giocare, Ashwalkers bussa alla nostra porta timidamente, un po' come i boy scout che vendono biscotti porta a porta.
Ashwalkers nasce come progetto di un gruppo di studenti, cresciuto in dimensioni e diventato un gioco completo sotto la supervisione di Nameless XIII, uno studio di Tolosa composto da 7 persone e fondato da Hervé Bonin, co-creatore di Life is Strange. Il ruolo di Bonin come mentore e produttore ha fatto fiorire questo progetto ambizioso, seppur lasciando completa autonomia al Creative Lead Matteo Gaulmier, la vera anima di questo titolo. Un gioco con una trama non lineare e numerosi finali tutti da scoprire.
Ashwalkers è un'avventura narrativa che mette di fronte ai giocatori scelte difficili da compiere, decisioni che condizionano inevitabilmente la storia e le ramificazioni e ripercussioni che comportano.
Il mondo in cui ci muoviamo è il più classico degli scenari post-apocalittici. La Terra è stata devastata da una serie di disastri geologici e la nostra civiltà è stata ridotta ai minimi termini. Noi vestiamo i panni di una squadra composta da quattro personaggi, una squadra di scout con una missione ben precisa: trovare il "Dome of Domes", una delle ultime cupole protettive che ospita al suo interno ciò che è rimasto della razza umana, ormai diventata la casa di migliaia di sopravvissuti.
Ognuno dei membri di questo team di esplorazione ha delle abilità ben precise che non solo influenzano l'approccio che avremo con i diversi incontri e dialoghi, ma anche la nostra sopravvivenza. Ashwalkers, infatti, non è solo un'avventura (quasi) punta e clicca ma anche un survival con cibo, stanchezza e sopravvivenza alle temperature da gestire.
Il gruppo è composto da Petra, leader del gruppo; Sing, il guerriero; Nadir, l'esploratore; infine troviamo Kali, forse il più intelligente del team. Ognuno di loro ha dei punti di forza e debolezze che dobbiamo tenere in considerazione nella nostra esplorazione, come un diverso livello di salute, stamina e dimensioni dell'inventario.
Durante il nostro viaggio possiamo raccogliere legname, fondamentale per creare un falò che ci permette di riposare e recuperare stamina, cibo ed erbe medicinali per ripristinare fame e ferite durante il riposo.
Questa meccanica ci ricorda un altro titolo cupo, This War of Mine, dove la suddivisione dei compiti diventa fondamentale per la sopravvivenza del gruppo; seduti attorno al fuoco infatti i nostri quattro protagonisti devono dividersi vari compiti: c'è chi sorveglia il campo mentre gli altri riposano, chi va in esplorazione per cercare risorse addizionali (con possibili incontri indesiderati), e chi invece rimane seduto lì, a scaldarsi, facendo due chiacchiere con gli altri membri, con lo scopo di alzare il morale generale del gruppo e scacciare via la sensazione opprimente di inevitabilità e destino avverso.
Pianificare queste soste diventa fondamentale perché le risorse nel mondo di Ashwalkers (e lo spazio nei vari inventari) non sono infinite, e ci saranno momenti di gioco avanzato in cui la creazione di un falò per riposarsi diventa fondamentale per la sopravvivenza del gruppo.
Il nostro viaggio esplorativo nel mondo di Ashwalkers non è frenetico o adrenalinico; passeggiamo in un mondo che è stato ridotto ad un cumulo di macerie, con animali mutati in dimensione e aggressività e il cui comportamento selvaggio ha preso il sopravvento.
Incontriamo umani, sopravvissuti alla catastrofe, raggruppati in insediamenti e villaggi costruiti fra le macerie di un mondo che fu, aeroplani distrutti che ormai fungono solo da rifugio alle tempeste di ghiaccio che colpiscono le vallate gelide che attraversiamo, vulcani in continua eruzione.
Lo stile grafico di Ashwalkers è molto particolare; il mondo è tutto in bianco e nero, a simboleggiare forse l'idea delle ceneri che coprono tutto, con spruzzi di colore rosso, solo per mostrare le nostre ferite. Uno look che ricorda molto i fumetti (e i film) di Sin City. Ogni essere umano e creatura che incontriamo però non è rappresentato nel suo aspetto reale, ma come ombre, residui di ciò che era e che non è più. Ci muoviamo in un mondo dove tutti gli abitanti esistono ma sotto forma di apparizioni, facendoli sembrare non reali, visioni.
Ogni run di Ashwalkers ha diverse scelte da compiere: non solo possiamo decidere quale atteggiamento dobbiamo usare (tattico, aggressivo, cauto o pacifista), ma anche quale delle possibili opzioni di dialogo ci permette di uscire da una situazione che magari può significare la vita o la morte di uno dei nostri 4 scout.
Inoltre, ogni capitolo della storia ha diversi percorsi da esplorare che svelano dettagli diversi della lore del gioco e che possono portare a finali completamente diversi. Il gioco infatti prevede 34 epiloghi diversi per la nostra avventura e, dopo averlo completato la prima volta, possiamo anche scegliere un'area diversa per la nostra partenza, con la possibilità pertanto di esplorare altre aree che forse abbiamo solo intravisto nelle nostre run precedenti.
L'unica pecca di questo sistema forse è l'impossibilità di accelerare i dialoghi o di saltarli interamente se stiamo esplorando un'area già nota che stiamo visitando una seconda volta in cerca di quei pezzi di storia che forse ci siamo persi, ma è un dettaglio questo che in molti non avranno problemi ad accettare.
Ashwalkers è un gioco solido, che offre una storia ben scritta e sufficientemente interessante da scoprire completamente, e con una direzione artistica originale. Il connubio tra survival e avventura punta e clicca è originale e, finora, non esplorato a dovere. Speriamo che Ashwalkers sia il primo di una lunga serie di giochi con questa impostazione.