Assassin's Creed Chronicles: Russia - recensione
Templari e rivoluzioni russe, Assassini e questioni di famiglia.
L'Assassino Nikolaï Orelov ha un'ultima missione da svolgere. L'Ordine non è dotato di sistemi previdenziali e non si tratta di prepararsi alla pensione, quanto di disertare, di abbandonare tunica e coltelli affilati, dopo aver svolto per l'ennesima volta il proprio dovere, e cercare pace e serenità altrove, negli Stati Uniti d'America magari.
La barba, gli occhi stanchi, le rughe che gli scavano il volto: tutto, nell'aspetto del nostro eroe, testimonia la sua difficoltà, il peso degli anni, la costante ansia e preoccupazione per le sorti della sua famiglia, troppe volte messa in pericolo da quello che può definirsi a tutti gli effetti il suo mestiere.
La Rivoluzione d'Ottobre stravolge la Russia a cavallo tra il 1917 e il 1918. Non si tratta di un'iniziativa popolare, né del ribaltamento politico sortito da un abile leader pronto a spazzare via l'Impero e la famiglia reale. Come ormai da manuale per la saga di Ubisoft, si tratta dell'ennesimo complotto dei Templari, unicamente interessati a mettere le mani su un Frutto dell'Eden in possesso dello Zar Nicola II Romanov.
Il popolo si riversa sulle strade, il braccio armato dei rivoltosi mette a ferro e fuoco ogni presidio governativo, ogni membro dell'aristocrazia viene imprigionato, torturato, spesso eliminato. San Pietroburgo è in tumulto, una polveriera che, se non altro, ha il pregio di agitare le acque, creare il giusto quantitativo di baccano e movimento da rendere invisibile chi sa muoversi nell'ombra. Tocca a Nikolaï entrare in azione, un'ultima volta, nel tentativo di appropriarsi del prezioso manufatto prima che ci riescano gli acerrimi nemici degli Assassini.
La trama non è certamente il fulcro di Assassin's Creed Chronicles: Russia, terzo episodio dello spin-off del brand di Ubisoft. Costretta in brevissime scene d'intermezzo, ha comunque il pregio di tratteggiare uno spaccato di storia, ovviamente riletto e modificato rispetto alla realtà, intrigante e affascinante al punto giusto.
Come se si trattasse di uno di quei volantini propagandistici che andavano tanto di moda in quegli anni, i così detti Poster Agitprop, sfruttando un art design che si accosta al costruttivismo russo, le cut scene si dispiegano di fronte allo spettatore, coinvolgendo in scena un inatteso protagonista: la Granduchessa Anastasia (nota ai più con l'erroneo epiteto di "Principessa") che, grazie a sinistre reminiscenze, abbandonerà il portamento che si confà ad una nobile di corte per dare man forte al nostro, esibendo strepitose doti da Assassina.
Il duo, che si darà il cambio da un livello all'altro, si muoverà in scenari 2.5D assolutamente monocromi, quasi interamente in bianco e nero. Rispetto al capitolo ambientato in India, pubblicato appena un mese addietro, si tratta di un cambiamento radicale ma che serve a restituire ottimamente il clima di oppressione, a due passi dalla dittatura, che la Rivoluzione d'Ottobre, soprattutto con il senno di poi, effettivamente veicola.
Al di là dei pregi artistici, il gameplay non si discosta di un millimetro rispetto ai dettami che hanno sorretto la trilogia. Messi da parte gli scenari open-world, Assassin's Creed Chronicles: Russia si compone di tante minuscole ambientazioni da attraversare eludendo i nemici, cercando al contempo di accumulare più punteggio possibile così da sbloccare nuove abilità e potenziamenti per gli avatar.
Ben più che in altre occasioni è premiato l'approccio stealth, non fosse altro per la relativa facilità con cui gli avversari, sempre in superiorità numerica, si sbarazzeranno degli Assassini una volta individuati. Ogni azione sconsiderata porta a morte certa e proprio per questo bisogna imparare in fretta a sfruttare l'Occhio dell'Aquila sia per visualizzare il percorso delle sentinelle, sia per individuare possibili nascondigli, elementi con cui interagire, meccanismi da sfruttare per creare diversivi.
Il level design, in questo senso, è tutt'altro che avaro in termini di varietà e sfrutta sapientemente le differenze dei due protagonisti. Nikolaï può usare il suo fucile per eliminare dalla distanza i nemici e spostare alcune piattaforme agganciandole con il rampino. Anastasia, dalla sua, può diventare invisibile per una manciata di secondi, a patto di rimanere immobile, o usare la corda per aggrapparsi al soffitto. Entrambi, inoltre, possono fischiare per attirare l'attenzione delle guardie, lanciare bombe fumogene e sfruttare l'effettiva tridimensionalità delle ambientazioni sgattaiolando nei cunicoli o arrampicandosi lungo i cornicioni dei balconi.
Meno tracce del vostro passaggio lascerete, intese come avvistamenti e omicidi non strettamente necessari, più vedrete incrementare il punteggio. Gli scenari, insomma, si presentano come un piccolo rompicapo da risolvere. Prima di entrare in azione dovrete studiare attentamente la situazione, calcolare i probabili rischi, stilare un elenco mentale delle operazioni da svolgere. Le soddisfazioni sono garantite ma tra i difetti del gioco va purtroppo segnalata una cronica difficoltà che riscontrerete, fortunatamente solo in situazioni circoscritte, nell'impartire determinati comandi.
Vista la precisione e la velocità d'esecuzione che sono spesso richieste, sopraggiungerà un pizzico di frustrazione all'ennesimo game over causato da un'erronea interpretazione del sistema di controllo. Fortunatamente con qualche tentativo in più, un po' di pazienza e tanta pratica si riesce ad aggirare qualsiasi ostacolo, ma si tratta di una sbavatura, già segnalata ai tempi dei capitoli ambientati in Cina e India, che speravamo fosse stata risolta.
Assassin's Creed Chronicles: Russia, nel bene e nel male, prosegue sulla scia dei predecessori. Si tratta di un'interessante action in 2.5D che deve molto ad altri titoli del genere come il bellissimo Mark of the Ninja. Lo spirito del brand è stato ottimamente trasposto e, proprio per questo, i fan irriducibili saranno ben lieti di scoprire e mandare all'aria nuove macchinazioni e intrighi orditi dai Templari.
Si tratta tuttavia, è evidente, di una produzione ben lontana, per sforzi produttivi profusi e ambizioni, dai capitoli regolari della saga. Se dal punto di vista artistico c'è poco da recriminare, non fosse per una trama forse fin troppo sacrificata visti personaggi e tematiche tirate in ballo, il gameplay non riesce mai ad evolversi quel tanto che basta da raggiungere l'eccellenza.
Ottimo per ingannare l'attesa in vista del nuovo capitolo di Assassin's Creed, piacevole e consigliato anche per chi cerchi uno stealth game bidimensionale ben più che discreto. Solo, non aspettatevi un capolavoro del suo genere.