AC4: Black Flag - Grido Di Libertà - review
Edward Kenway spostati, ora è il turno di Adéwalé!
Un veloce riassunto su quello che è il mio personalissimo pensiero riguardo Assassin's Creed, serie che più di tante altre ha contraddistinto la generazione di console appena passata, tra alti e bassi, stupefacenti invenzioni e insopportabili semplificazioni. Il primo gioco della serie era tutta grafica, molta trama, ma assolutamente zero gameplay. Se l'ambientazione conquistava al primo colpo, per i videogiocatori più rodati il titolo di Ubisoft falliva miseramente nel resto, annegando un'allarmante linearità in un mare di atmosfera e null'altro.
In Assassin's Creed II il progetto finalmente si realizzò, non solo per l'ambientazione addirittura più affascinante della precedente ma grazie a un gameplay che finalmente non presentava più punti morti, sebbene permanesse quella linearità che chiunque avesse giocato ai primi due Thief non poteva certo digerire.
Le due avventure successive di Ezio Auditore, Brotherhood (lo so che è tra i più amati, ma se un giorno avessimo l'occasione di parlarne approfonditamente, farei di tutto per farvi aprire gli occhi su un gioco lacunoso e poco ispirato) e Revelation, sebbene continuassero a poggiare su una trama che riusciva a mantenere una certa presa, erano privi del guizzo, quasi prodotti sperimentali, tutorial dall'inizio alla fine di un gameplay passeggero.
Anche Assassin's Creed III ha sofferto dello stesso male, con le sue secchiate di idee lanciate in faccia al giocatore, i suoi accenni di battaglie navali, i cambi di personaggio indigesti. La differenza è che col terzo gioco sono state gettate le basi per l'Assassin's Creed più riuscito di sempre, basi che "Ubi" ha saputo sfruttare al meglio confezionando il Black Flag che tutti, alcuni anche segretamente, stanno amando dall'inizio alla fine.
"Black Flag è un capitolo talmente forte da rendere improvvisamente Assassini e Templari roba d'altri tempi"
Black Flag è il gioco che in tantissimi stavano aspettando, un capitolo talmente forte da rendere improvvisamente Assassini e Templari roba d'altri tempi. Black Flag si sta mangiando Assassin's Creed ed è molto probabile che in futuro viva da sé, divenendo a tutti gli effetti una nuova serie, questa volta senza alieni e lame segrete, ma rum, gambe di legno e pappagalli sulla spalla.
Se già in Assassin's Creed IV la trama principale ha davvero poco a che vedere con quella che lega tra di loro i prequel, anzi se vogliamo ne è quasi una sorta di reboot, in questo primo DLC single player intitolato Grido di Libertà, il legame con la serie si fa ancora più labile.
Al prezzo di nove euro e ben novantanove centesimi potrete infatti vestire i panni di Adéwalé, niente di meno che il capitano in seconda di Edward Kenway sull'inaffondabile (al netto dei game over) Jackdaw. Sono passati quindici anni dagli eventi di Black Flag e Adéwalé nel frattempo è stato addestrato da Assassino, finalmente pronto a liberare e a vendicare una volta per tutte quelli che hanno subito il suo stesso destino, ovvero gli africani deportati ai Caraibi come schiavi.
Ai "comandi" Adéwalé non è tanto diverso da tutti gli altri protagonisti di Assassin's Creed, ma la sua voglia di vendetta lo rende una macchina da guerra che in corpo a corpo colpisce talmente duro che quasi è possibile percepire la sua rabbia. Con il suo machete Adéwalé mozza, bastona e scervella con una furia che fa tanto Django Unchained.
"Il protagonista è Adéwalé, il capitano in seconda di Edward Kenway sull'inaffondabile Jackdaw"
Inoltre può lanciare degli arpioni con la corda come Scorpion di Mortal Kombat e questo già basta a rendercelo estremamente simpatico. Il nostro scopo è liberare schiavi, che andranno ad aggiungersi alla "base" sbloccando man mano nuove armi e potenziamenti, anche per la nostra nuova nave. Per accedere alle missioni principali è necessario aver salvato un determinato numero di schiavi, cosa che comunque non richiederà tantissimo tempo.
Grido di Libertà non utilizza tutta la mappa di Black Flag ma solo una piccolissima parte, e questo rende gli elementi dell'espansione molto vicini tra di loro, al punto che potrete raggiungere il numero di 500 schiavi liberi (che è il numero necessario per sbloccare tutti gli upgrade e tutte le missioni) in meno di un'ora.
Nell'unico grande centro abitato presente assisterete a un continuo "respawn" di schiavi in cella, pronti per essere venduti e maltrattati, al punto che potrete addirittura evitare del tutto di andare per mare alla ricerca delle navi degli schiavisti, dove in un sol colpo potrete liberare molti più prigionieri che a terra.
Queste battaglie navali sono molto divertenti perché le navi con gli schiavi sono normalmente difese da tre o più altre imbarcazioni da guerra; bisogna insomma cannoneggiare stando sempre attenti a non colpire la nave prigione, che poi andrà abbordata. Un altro posto dove cercare schiavi da liberare sono le piantagioni, che funzionano in modo molto simile ai magazzini di Black Flag, ma affrontarli con un machete in mano e tanta voglia di vendetta è davvero un'altra cosa.
"Le missioni principali sono interessanti quanto basta ma hanno sempre il sapore dell'occasione mancata"
Le missioni principali sono interessanti quanto basta ma hanno sempre il sapore dell'occasione mancata, inoltre a livello di meccaniche non vanno molto oltre a quello che abbiamo già giocato con il titolo base... e ci sono ancora un bel po' di pedinamenti, espediente che Ubisoft ha già sfruttato fin troppo in Black Flag.
Grido di Libertà non è una brutta espansione, forse costa un po' troppo visto che per dieci Euro sarete impegnati non più di tre ore, che potrebbero sfiorare le cinque se la vostra smania di collezionabili è incontenibile. Certo nessuno può incolparvi di avere ancora voglia di solcare i mari di Black Flag e magari di farlo con un nuovo personaggio e una nuova nave, che però è davvero molto simile alla Jackdaw, e insieme alla mini mappa è una delle più grandi delusioni di Grido di Libertà.
In questa espansione la ciurma non canterà i fenomenali canti originali utilizzati nel titolo originale, ma se ne rimarrà il più delle volte in silenzio, rompendolo di tanto in tanto con un ordine urlato a secco. Questo fortunatamente non vuol dire che Grido di Libertà non abbia la sua dose di realismo sonoro a disposizione, che in questo caso viaggia sul ritmo dei canti africani che si disperdono nella bruma di una piantagione tropicale.
Sì, è un bel prodotto che ancora una volta mi fa pensare alla bomba che Ubisoft si è ritrovata tra le mani, alle possibilità che collimerebbero in modo perfetto con le richieste del pubblico se fatta deflagrare con intelligenza e coraggio. Sì, spero davvero che Black Flag e Grido di Libertà diventino qualcosa di più che l'ennesimo Assassin's Creed.