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Assassin's Creed Rogue: Remastered - recensione

Il cacciatore di Assassini più temuto della storia è tornato.

La saga di Assassin's Creed narra le gesta degli Assassini, incorruttibili eroi che difendono il libero arbitrio dalla minaccia Templare. Verrebbe quasi naturale accostare l'aggettivo "buono" ai primi e chiamare "cattivi" i secondi. In realtà, Assassini e Templari sono due facce della stessa medaglia, perché entrambi ambiscono al medesimo fine ma con metodi diversi. Di tutti i capitoli della serie, Assassin's Creed Rogue è certamente il più atipico, perché permette di esplorare l'altro lato della barricata. Il viaggio di Shay Cormac è allora una vera e propria presa di coscienza, un ritorno alla realtà in grado di far sciogliere come neve al sole la così netta distinzione tra buoni e cattivi. Dopotutto, prima di essere la storia di un eterno conflitto tra due schieramenti, quella di Assassin's Creed è una storia di uomini.

Nonostante alcuni buchi di sceneggiatura, è stato Assassin's Creed III a instillare il seme del dubbio nella mente dei giocatori: chi ha memoria della seppur breve alleanza tra Haytham Kenway e il figlio Connor? In quei frangenti il Gran Maestro Templare espone la sua versione dei fatti al giovane, mettendo in luce le fragilità del credo degli Assassini. Da quel preciso momento la serie ha iniziato a non vestire più soltanto il bianco o il nero, anzi ha ridefinito sé stessa con diverse tonalità di grigio. Lo spin-off del "filone americano", Rogue, non ha fatto altro che trattare a fondo i temi di cui sopra, narrando - tra le altre cose - vicende un po' più interessanti e circostanziate rispetto ad AC IV: Black Flag. Ubisoft ha quindi deciso di dare una seconda chance a questo titolo, sicuramente passato in sordina rispetto a Unity, il fratello maggiore uscito in contemporanea su PS4 e Xbox One.

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Assassin's Creed Rogue: Remastered non si perde in lunghe introduzioni, calandoci subito nei panni di Shay Patrick Cormac. Il giovane Assassino è in missione con Liam, amico fraterno e pilastro della confraternita di Achille Davenport. Quest'ultimo, Kasegowase e l'Adewale di AC: Freedom Cry, sono alla ricerca di un misterioso manoscritto e della scatola dei Precursori, entrambi legati a "coloro che vennero prima". Rinsaldata la posizione nella confraternita, Shay parte alla ricerca degli antichi manufatti in compagnia di Liam. Sin dai primi dialoghi, l'affetto che lega i due amici è ben percepibile, così come è evidente la cieca fiducia che Liam ripone in Achille. Al contrario, Shay ha fame di conoscenza ed è portato a interrogarsi sui compiti che gli vengono assegnati.

Trovati i potenti strumenti, Shay localizza la posizione di un tempio dei Precursori grazie a Benjamin Franklin e salpa alla volta del Portogallo: il tempio lo attende nelle profondità di Lisbona. Mentre avvengono le celebrazioni per la festa di Ognissanti, l'Assassino si fa strada nel luogo millenario fino a comprendere la realtà dei fatti: Achille è più che mai lontano dai racconti di Liam e non è un infallibile detentore della conoscenza. L'esperienza traumatica di cui non parleremo, scuote definitivamente l'animo di Cormac e lo porta a tradire gli Assassini per abbracciare la causa Templare.

L'era della cadenza annuale si avverte fin troppo in Rogue, anche nella versione rimasterizzata, ma siamo in ogni caso dinanzi a uno dei capitoli più validi per quanto concerne la trama. Gli appassionati di Assassin's Creed che non sono riusciti a giocare l'originale, infatti, dovrebbero prendere in considerazione l'idea di vivere la storia di Shay ancor prima di pensare alla veste grafica migliorata. Il gioco presenta alcune sezioni in soggettiva nel presente ma, a eccezion fatta di pochi frangenti, queste sono un mero elemento di contorno.

Lo scontro tra Shay e Adewale, il coraggioso eroe di Assassin's Creed: Freedom Cry.

Come dicevamo poc'anzi, Rogue è figlio di un'era agrodolce per il brand di Ubisoft. Bastano pochi minuti col pad alla mano per realizzare quanto il recente Origins abbia giovato alla salute della serie. Già sulla prima isoletta, del resto, si assiste al ritorno dei Frammenti Animus, dei forzieri, delle musiche per i marinai e via dicendo. Tale chincaglieria però impallidisce di fronte alle sezioni di combattimento, piene zeppe di compenetrazioni poligonali e di animazioni imprecise. Shay dispone di un buon arsenale di armi, tra cui il fucile a dardi e le bombe fumogene ma, in quanto al feeling di ciascuna di esse, siamo lontani anni luce dalle vette di Assassin's Creed III.

Fortunatamente il gioco ha preso in prestito da AC IV: Black Flag anche quella feature che gli valse le lodi della critica: la componente navale. Proprio all'inizio del suo viaggio, Shay entra in possesso della Morrigan e la trasforma nel suo strumento di morte. Questa fedele compagna, in linea con l'avventura di Edward Kenway, sarà completamente potenziabile, dai cannoni fino allo scafo, e non mancherà di divertire per ore e ore. A distanza di anni, il confronto con i vascelli leggendari resta convincente e a tratti emozionante. Shay potrà ordinare al suo equipaggio di mettersi al riparo per poi contrattaccare con tutta la potenza a disposizione della Morrigan. Messa in ginocchio la nave del nemico, si procederà con il più classico degli arrembaggi per depredare i forzieri e finire gli avversari.

Le battaglie navali sono un aspetto decisamente preponderante in Assassin's Creed Rogue: Remastered ma la verità è che solcare l'oceano con la Morrigan è già di per sé un'esperienza unica. Sentir cantare i propri uomini mentre si naviga a vele spiegate contro banchi di ghiaccio e tempeste improvvise, restituisce quello spirito piratesco che ben poche volte ha potuto esprimersi nel corso della storia videoludica. Al pari di Edward Kenway, anche Shay avrà la possibilità di sfidare i "signori del mare", al fine di ottenere ingenti guadagni e preziose risorse: domare la furia di un'immensa balena bianca, inoltre, non può che essere memorabile.

Cormac passeggia per le affollate strade di New York.

Il titolo offre vaste mappe da esplorare, tra cui New York, River Valley e il Nord Atlantico, posto che difficilmente si preferirà la vita a terra rispetto a quella in mare: la prima cade con facilità sotto il peso degli anni, sia per la blanda intelligenza artificiale dei nemici che per l'approssimativa messa in scena dei combattimenti, mentre la seconda ha saputo mantenere quasi intatto il fascino di qualche anno fa.

Per creare Assassin's Creed Rogue: Remastered, Ubisoft ha riassemblato buona parte del team originale, che con piacere è tornato a lavoro sulle gesta di Shay Cormac. Gli sforzi della squadra hanno permesso al gioco di offrire una risoluzione di 4K sia su Xbox One X che su PS4 Pro e di arricchire la presentazione visiva con una serie di accorgimenti grafici. Forse non saremo ai livelli di Burnout Paradise: Remastered ma le texture in alta definizione, le luci e le ombre di qualità più elevata e una miglior effettistica in generale, non potranno che far piacere a coloro che vestiranno i panni del cacciatore di Assassini per la prima volta.

I miglioramenti grafici e le differenze con le versioni della scorsa generazione dovrebbero essere evidenti anche su PS4 e Xbox One, che vantano tutte le migliorie di cui sopra e una risoluzione di 1080p. Sul fronte sonoro, Rogue vive di alti e bassi a causa di un doppiaggio in Italiano non sempre calzante (basti pensare alla voce dello stesso Shay) e a una colonna sonora originale non esattamente memorabile.

Solcare i mari del Nord Atlantico è, da adesso, ancor più emozionante.

In definitiva, Assassin's Creed Rogue: Remastered andrebbe recuperato dagli appassionati che hanno mancato l'appuntamento con l'originale. Il motivo principale per vivere l'avventura di Shay è ancora una volta legato alla storia e non al comparto tecnico o alla struttura di gioco. Chi l'ha già gradito in passato potrebbe lasciarsi attirare dalla risoluzione Ultra HD e dalle migliorie grafiche, questo è certo ma dovrebbe comunque tenere a mente che Rogue non sia invecchiato benissimo: i lupi di mare avranno pane per i loro denti con la Morrigan ma coloro che hanno considerato Origins come una provvidenziale boccata d'aria fresca per la serie, invece, dovrebbero guardare altrove.

7 / 10