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Atelier Escha & Logy: Alchemists of the Dusk Sky - review

Un esperimento non perfettamente riuscito.

Devo ammetterlo, quando mi è stata assegnata la recensione di questo gioco non pensavo mi sarei divertito granché. Avrei scommesso che questo ennesimo capitolo della serie Atelier si sarebbe dimostrato come uno scialbo JRPG con qualche spunto interessante e poco più. Purtroppo non avevo tutti i torti, anche se non nel senso che mi sarei aspettato.

I veterani giapponesi del team Gust hanno messo insieme un titolo dalle molte sfaccettature, che offre agli appassionati del genere un'esperienza un po' diversa dal solito. Per prima cosa Atelier Escha & Logy: Alchemists of the Dusk Sky offre la possibilità di scegliere tra due protagonisti.

Tale scelta non cambia radicalmente l'esperienza di gioco e la "strada" seguita per arrivare alla fine rimane più o meno la stessa, ma alcune interazioni con altri personaggi e determinati eventi varieranno a seconda della scelta iniziale, così come il finale.

Le missioni che vi verranno assegnate sono scandite da un sistema temporale che consente al giocatore di passare da una missione principale all'altra solo dopo aver completato un certo numero di side-quest. Se questo da un certo punto di vista incentiva l'esplorazione alla ricerca di oggetti e segreti, dall'altra rappresenta un limite che diluisce eccessivamente il ritmo del gioco e ne aumenta la ripetitività, ma su questo torneremo tra poco.

Gli attacchi di supporto riempono una barra che, una volta piena, consente di utilizzare assalti a catena con danno crescente.

Sappiamo bene che molti fan di JRPG scelgono i loro giochi preferiti in base al sistema di combattimento e quello a turni, nonostante le molte varianti proposte negli anni, rimane da sempre il favorito. Atelier Escha & Logy ne utilizza uno ibrido nel quale la posizione dei membri del party non è predefinita e conta molto ai fini del risultato finale.

"Il titolo di Gust offre agli appassionati del genere un'esperienza un po' diversa dal solito"

Piuttosto che proporre una classica schermata con alleati da una parte e nemici dall'altra, alla Final Fantasy "vecchio stile" tanto per capirci, il gioco Gust permette di muovere i propri personaggi sul campo di battaglia e divide la squadra del giocatore in due linee distinte: quella primaria composta da tre personaggi e quella secondaria. Quest'ultima non può attaccare direttamente e funge unicamente da supporto, ma ha un ruolo forse ancora più importante visto che può assorbire i danni dei personaggi primari e dare il via ad attacchi combinati.

Come spesso accade in questo genere di giochi, la pratica vale più della grammatica e ciò che può sembrare difficile da spiegare si traduce in qualcosa di facilmente assimilabile una volta preso il pad in mano. Rispetto a titoli più blasonati, non ultimo Lightning Returns: Final Fantasy XIII, il sistema di combattimento di Atelier Escha & Logy è meno articolato, ma proprio per questo più facilmente digeribile da giocatori meno avvezzi ai giochi di ruolo di stampo orientale.

Tale combat system, così come l'utilizzo dell'alchimia fanno ancora una volta da filo conduttore per il franchise e non si discostano più di tanto da quanto visto nei capitoli precedenti, anche se la quantità di ricette è più grande e permette di sperimentare creazioni inedite ogni volta che si trova un ingrediente nuovo. L'operazione di sintetizzazione inizialmente può sembrare un po' complicata, ma basta prendere un po' confidenza con le sue meccaniche e si va avanti piuttosto spediti.

Il sistema di crafting a base alchemica è decisamente profondo e necessita di qualche ora per essere appreso al meglio.

Ovviamente la qualità della ricetta creata (che può corrispondere ad oggetti di cura, armi e altro ancora) dipende dalla rarità dei suoi componenti... e altrettanto logicamente, quelli migliori vanno sudati. La soddisfazione che si ricava dal creare un oggetto particolarmente potente è forse la migliore caratteristica del gioco e anche quella che spinge il giocatore ad osare di più e a sperimentare.

"I personaggi di contorno sono piuttosto standardizzati

È anche possibile aggiungere status elementali agli oggetti e questo aggiunge un ulteriore strato allo "spessore" del gioco. Volendo, infatti, potrete limitarvi ai compitini di base assemblando quanto basta per proseguire, ma solo con l'esperienza e la curiosità otterrete i risultati migliori. In questo senso Atelier Escha & Logy mi ha ricordato (che nessuno si scandalizzi) il Materia System di Final Fantasy 7.

In quel gioco si poteva arrivare alla fine senza aver sbloccato le summon più potenti o scoperto le combinazioni di Materia più efficaci, ma chi aveva la pazienza di curiosare in giro e sperimentare nuove cose otteneva risultati a dir poco maestosi.

Purtroppo tale varietà di ricette e componenti non va di pari passo con quella delle quest offerte, come accennavo poche righe fa. Specialmente quelle secondarie dopo qualche ora iniziano ad assomigliarsi un po' troppo e nella maggior parte dei casi consistono nel raggiungere un punto X per far fuori tutti i nemici, uccidere qualche boss (piuttosto sporadico) o recapitare un messaggio/oggetto a qualcuno che guarda caso si trova dall'altra parte della mappa.

Non si può inoltre non notare una certa standardizzazione dei personaggi di contorno, che in molti casi ricordano "qualcosa di già visto" in altri JRPG. Fanno eccezione alcuni NPC che incontretete lungo la via, ma che spesso rimarranno in vostra compagnia per un tempo insufficiente ad approfondirne la caratterizzazione.

"Non mancano lampi di comicità e un pizzico di romanticismo"

La trama di fondo, inoltre, non può certo essere annoverata tra le migliori della saga. La storia si colloca all'incirca 4 anni dopo gli eventi di Atelier Ayesha: The Alchemist of Dusk e pone i due protagonisti nella città di Corseit. Proprio il rapporto tra Escha e Logy rappresenta il valore aggiunto del gioco e rappresenta di fatto uno dei pochi motivi per seguire i dialoghi del gioco, che altrimenti risulterebbero piuttosto lenti, banalotti e (a volte) prolissi.

Non mancano lampi di comicità e un pizzico di romanticismo, ma l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale quest'anno è già stato assegnato... ci dispiace!

Graficamente ci troviamo di fronte ad un prodotto piuttosto curato, anche se prodotti del recente passato come Eternal Sonata o gli ultimi capitoli della serie Tales of sono ancora una spanna sopra. Il problema maggiore è rappresentato dall'eccessiva differenza di qualità tra i protagonisti, poligonalmente ben modellati, e gli scenari, spesso scarni e rifiniti con texture di scarsa qualità.

Escha & Logy: Alchemists of the Dusk Sky è il quindicesimo capitolo della serie Atelier, inaugurata da Gust nel lontano 1997.

Meritevole di attenzione invece la colonna sonora, che alterna motivi orecchiabili a pezzi più "pomposi" e adatti alle sequenze più intense. Se infine la lingua inglese è per voi un ostacolo insormontabile e state cercando un JRPG che abbia almeno i sottotitoli in italiano, forse è il caso di rivolgersi altrove perché Atelier Escha & Logy è localizzato esclusivamente nella lingua d'oltremanica.

Nonostante alcuni elementi più che validi, come il sistema di combattimento e il crafting, il gioco di Gust purtroppo soffre di alcuni difetti non trascurabili. Come ciliegina sulla torta troviamo una localizzazione realizzata esclusivamente in inglese, quindi chi ha problemi con questa lingua e sta cercando un JRPG che sia almeno sottotitolato in italiano farà meglio a rivolgersi altrove.

7 / 10
Avatar di Daniele Cucchiarelli
Daniele Cucchiarelli: Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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