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Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea - recensione

Qualche nuovo ingrediente ma il risultato non cambia.

Shallotte, Shallistera, Shallie. No, non è uno scioglilingua: i primi due sono i nomi delle protagoniste, il terzo il soprannome che esse condividono in Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea, sedicesimo episodio (spin-off esclusi) della serie Atelier di Gust, nonché terzo della storyline Dusk.

Sebbene i fan di questa prolifica saga non avranno problemi a individuare immediatamente natura e collocazione di questo nuovo capitolo, è meglio partire dalle basi per chi non conosce molto bene questi GDR a base di esplorazione e crafting.

Ora, la teorica disconnessione tra un giocatore che si affacci adesso a una serie cominciata nel 1997 è in realtà meno marcata di quanto si possa pensare, visto che gli Atelier "moderni" sono riconducibli a Rorona, lanciato nel 2010 e riproposto l'anno scorso con alcuni aggiornamenti di cui vi abbiamo parlato nella relativa recensione.

Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea riprende a grandi linee i suoi più recenti predecessori: alchimia, toni spensierati e ragazzine che dal nulla salveranno il mondo a colpi di ottimismo, semplicemente lavorando sodo. Né profondità né plausibilità sono i punti di forza del gioco, che punta più sulla varietà di missioni e crafting, nonché sull'espediente delle due diverse protagoniste, per intrattenere svariate decine di ore.

Shallotte è armata di molto ottimismo: ne avrà bisogno, visto che all'inizio del gioco l'unico incarico che le viene affidato è la raccolta dell'immondizia.

La storia parte da due brevi prologhi che mostrano dapprima Shallistera e poi Shallotte nelle loro rispettive realtà: la prima giunge nella città di Stellard per chiedere aiuto per il suo villaggio, minacciato come tutto il mondo dal prosciugamento delle acque. La seconda è un'abitante della città molto più scanzonata, che si ritrova impelagata in incarichi di poco conto per la gilda locale con tanta voglia ma poche occasioni di sfondare.

Dopo il prologo è necessario scegliere una delle due ragazze con cui portare avanti la storia e il cammino delle due resta a lungo separato, con incontri sporadici ma senza che l'una confluisca subito nel party dell'altra. Il soprannome comune è un espediente per uniformare parlato e testo quando qualcuno si rivolge alla protagonista, ma a parte questo non ci sono contatti evidenti nonostante le due si incrocino più volte.

A prescindere dalla scelta effettuata, l'avventura si svolge in gran parte nella stessa maniera ed è regolata da un sistema chiamato Life Tasks. Di capitolo in capitolo, la Shallie di turno avrà diversi incarichi o attività da portare a termine, sia ufficiali che personali.

Queste attività vanno dall'esplorazione totale di una zona ad azioni molto più mondane, come parlare con un certo numero di persone, effettuare un determinato numero di salti, raccogliere alcuni ingredienti o creare pozioni e oggetti. Il completamento dei Life Tasks migliora la motivazione dell'eroina scelta, che sarà più efficiente in alcune attività come la raccolta degli ingredienti: la motivazione cala però proprio durante queste attività, per cui è bene bilanciare incarichi con attività produttive.

La sintesi è molto varia e permette di sperimentare a volontà grazie al gran numero di oggetti presenti.

Completando un numero sufficiente di incarichi fondamentali ai fini della storia si può passare al capitolo successivo, senza alcun obbligo. Nulla vieta di continuare a esplorare, completare missioni e in generale migliorare le proprie abilità: la chiusura del capitolo con relativa votazione sulle proprie prestazioni, avviene solo quando è il giocatore a deciderlo.

L'alchimia, come da tradizione, ricopre un ruolo centrale. Le abilità di Shallie aumentano sintetizzando oggetti e pozioni, e per creare materiali più utili è necessario aver raggiunto un certo livello minimo. Viene da sé che ciò porta a un loop molto intenso di creazioni su creazioni per sbloccare oggetti più potenti, le cui ricette vanno spesso scoperte leggendo libri in vendita a prezzi molto salati.

Tra una sessione di alchimia e l'altra è bene quindi dedicarsi alle missioni e per riuscire in queste è necessario tutto il supporto possibile: alla fine le attività hanno bisogno dei risultati ottenuti nelle altre e le ore passano tra esplorazioni, esperimenti e combattimenti.

Il sistema di crafting, sebbene poco spettacolare, è molto profondo. Tutte le ricette prevedono l'uso di determinati tipi di materiali, per cui già scegliere dell'acqua pura piuttosto che una variante contaminata ha il suo peso nel risultato. Le abilità di Shallie prevedono anche l'assegnazione di diversi attributi a ogni materiale.

Tutto ciò concorre a creare un risultato spesso diverso dal precedente quanto a qualità ed effetti, per cui non si finisce mai di sintetizzare, ad esempio, bombe od oggetti curativi nel corso del gioco. Il rovescio della medaglia è che il procedimento alchemico avviene con poche schermate statiche che non vanno oltre la funzionalità.

Il combattimento necessità invece di un po' di tempo per decollare: dopo le prime fasi s'inizia ad avere accesso a più abilità e oggetti da usare, nonché alla possibilità di effettuare assist in attacco e in difesa e cambiare personaggio nel corso della battaglia.

Gli scontri, che sono in gran parte opzionali, costellano l'esplorazione delle varie aree in cui è possibile raccogliere oggetti da vendere o utilizzare nelle proprie creazioni. Ogni combattimento vinto o risorsa raccolta contribuisce al riempimento di una barra che permette di attivare effetti speciali utili a raccogliere tutti gli ingredienti in zona, trovare una reliquia o richiamare mostri più potenti da affrontare. In caso di sconfitta non ci sono penalità particolari ed è sufficiente tornare alla base per ricaricare energie ed oggetti, ma esplorare a lungo permette di riempire la suddetta barra e raccogliere quindi qualche extra.

Un elemento fondamentale del combattimento che rischia di passare inosservato è la selezione del livello di difficoltà nelle fasi iniziali. Dei tre disponibili, quello hardcore è l'unico che garantisce una sfida degna di questo nome sul campo, rendendo l'avventura interessante anche da questo punto di vista, obbligando praticamente il giocatore a darsi da fare in laboratorio per portare sempre con sé il meglio del meglio quanto a oggetti.

I personaggi sono gli unici elementi ben dettagliati: il contrasto con i fondali scarni e ripetitivi è veramente accentuato.

A mantenere le cose interessanti intervengono varie abilità accessibili solo oltre un certo punto della storia o un livello ben preciso dei personaggi (con dei crash, nell'uso di una particolare opzione, per cui è già stata annunciata una patch). Ciò che risulta invece poco interessante è la presentazione generale, non solo non spettacolare come ci si aspetterebbe visti i capitoli precedenti, ma se possibile ancora più blanda.

L'ambientazione prevede infatti parecchie zone desertiche (non che le altre siano molto migliori), e il livello di dettaglio veramente basso appiattisce ancora di più visuali non proprio intense per natura che si fanno notare già dall'inizio del gioco. In poche parole, se ci fosse un premio per i bauli più quadrati del mondo e altri elementi di contorno poco ispirati, Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea sarebbe in pole position per il premio finale, ma ciò non stupisce visti i precedenti capitoli.

Complessivamente, questo episodio varia un po' la formula e offre se possibile ancora più varietà rispetto ai suoi predecessori, ma dopo i precedenti episodi della mini-saga Dusk Sea viene da chiedersi se anche i fan più incalliti non possano iniziare a risentire del grinding estremo, pur suddiviso tra le varie attività, che caratterizza la serie.

Le due storyline parallele perdono un po' di attrattiva proprio perché le meccaniche restano le stesse nonostante il punto di vista differente, e lo stesso vale per le pur interessanti variazioni apportate alla formula di gioco. Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea resta quindi consigliato ai soli appassionati ancora affamati di tutti quegli elementi che caratterizzano la serie, più che a chiunque voglia avvicinarsi ad essa.

6 / 10
Avatar di Emiliano Baglioni
Emiliano Baglioni: Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.

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