Atelier Shallie Plus: Alchemists of the Dusk Sea - recensione
Creazioni alchemiche in formato portatile.
Nel silenzio più totale, dimenticata persino dalla stessa azienda che ne ha dato la luce, PS Vita continua ad arricchire la sua ormai notevole line-up a colpi di porting, rimasterizzazioni e remake. I tempi di Uncharted: L'Abisso d'Oro e Gravity Rush saranno anche tramontati senza lasciare alcuna traccia, sbiaditi ricordi di un epoca invero durata un battito di ciglia, ma è indiscutibile che l'handheald di Sony resti un oggettino piuttosto interessante soprattutto per gli appassionati di RPG, genere che più di altri sembra aver attecchito tra i pochi possessori del portatile.
Non desta alcuna sorpresa, quindi, la pubblicazione di Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea sulla console nipponica che, nella trasposizione da PlayStation 3, dove il gioco è stato originariamente pubblicato nel 2014, ha acquisito il suffisso Plus. L'aggiunta non è fine a sé stessa, né si tratta di un inutile orpello ideato dagli sviluppatori con lo scopo di ridare lustro, in termini di marketing, ad un titolo con qualche anno sulle spalle.
Nonostante gameplay e trama siano rimasti a grandi linee invariati, l'introduzione di tutti i DLC e dei costumi alternativi, da una parte, ha ingigantito l'offerta in termini contenutistici. Nuovi personaggi e linee di dialogo, dall'altra, faranno luce su alcuni misteri che in passato erano rimasti in sospeso causando qualche malumore tra i fan.
Il capitolo in questione, non a caso, è il terzo tassello di una trilogia che sviluppa una storia piuttosto complessa e intricata, sebbene ogni episodio sia, di fatto, autoconclusivo, comprensibile da chiunque nonostante i tanti rimandi e citazioni che resteranno ovviamente materiale maneggiabile solo dagli esperti. Alchemists of the Dusk Sea è l'epopea di due ragazze, curiosamente accomunate dallo stesso soprannome, le cui strade finiranno per incrociarsi in quella che diventerà l'avventura che segnerà profondamente le loro vite. Shallistera è la figlia del Capo Villaggio di Lugion, alla disperata ricerca di un modo per salvare la sua terra natia da quella che sembra una lenta e irreversibile desertificazione.
Shallotte, giovane cittadina di Stellard, si arrabatta tra piccoli lavori e umili mansioni, mentre cerca di capire chi e cosa vuole diventare da grande. Entrambe condividono lo stesso dono: padroneggiano l'alchimia, portentosa arte che permette loro di creare oggetti e pozioni mescolando gli ingredienti scovati durante l'esplorazione o acquistati nei negozi.
La trama, dopo un breve preambolo, vi pone di fronte ad una scelta: quale delle due controllare direttamente? La decisione, invero, è piuttosto ininfluente, con minime modifiche a quello che resta un plot certamente piacevole, sicuramente scosso da un paio di colpi di scena ben orchestrati, ma profondamente classica e priva di particolari guizzi. La stessa caratterizzazione dei protagonisti rispetta il canone, non concedendosi alcuna variazione sul tema.
Lievemente più caratterizzato il gameplay, che vede la supremazia del crafting su esplorazione e combattimenti. Il sistema con cui creare nuovi oggetti è visivamente poco accattivante, ma tremendamente profondo. Solo dando vita a specifici item, generosi di bonus e proprietà benefiche, riuscirete a superare indenni certi passaggi, senza contare che per completare alcune quest dovrete donare le vostre creazioni a chi ve lo richiederà. Acquistando ricette e imbattendovi in nuovi ingredienti, previa attenta esplorazione di ogni anfratto, scoprirete che l'editor è davvero sconfinato, che una buona preparazione, in termini di equipaggiamento, potrà rendervi la vita facilissima nelle battaglie.
Sì, perché in fin dei conti Atelier Shallie Plus: Alchemists of the Dusk Sea è un gioco di ruolo a turni relativamente semplice, in cui i nemici oppongono una resistenza molto relativa alle manovre strategiche del party. Divisi in due linee, una offensiva e una più difensiva, i quattro eroi possono attaccare, difendersi, sfruttare magie e collaborare per esibirsi in tecniche particolarmente devastanti, riempiendo ovviamente l'apposita barra. Mentre il fronte è impegnato nell'offensiva vera e propria, le retrovie possono accumulare potere, così da fornire l'assist necessario ai colleghi per scatenare questi attacchi estremamente efficaci.
Il combat system, insomma, è tutt'altro che scontato o avaro di possibilità tattiche. Molto semplicemente i nemici si lasceranno abbattere con incredibile facilità. Dando sfoggio delle proprie capacità alchemiche, inoltre, con le giuste pozioni e item, l'esito di ogni alterco diventa ancora più scontato e prevedibile.
L'idea di trovarsi di fronte ad un prodotto poco impegnativo e pretenzioso, è ulteriormente confermata dall'unica novità di questo capitolo rispetto a tutti gli altri della saga. Contrariamente al solito, non sarete impensieriti da alcun limite di tempo per completare le varie missioni, potendovi così concedere il lusso di esplorare ogni ambientazione in tutta calma, di dialogare con gli NPC, di accettare qualsiasi quest secondaria.
Dove avremmo tanto desiderato un sensibile upgrade è proprio nel comparto grafico. Se il sonoro svolge il suo lavoro, nonostante un doppiaggio limitato a pochissime linee di dialogo, se il colpo d'occhio sui modelli poligonali è assolutamente soddisfacente, se l'art design è accattivante, ambientazioni fin troppo spoglie e un frame-rate al limite dell'imbarazzante erano difetti che si sarebbero potuti quantomeno arginare e smussare.
Atelier Shallie Plus: Alchemists of the Dusk Sea è un RPG che su PS Vita ha trovato una casa ideale. Si tratta di un prodotto tutt'altro che ambizioso e pretenzioso, che farà certamente la gioia dei fan e di tutti coloro che amano il crafting. Naturalmente, chi ha già giocato l'episodio su PlayStation 3 può fare a meno di rivivere una seconda volta l'avventura, viste le aggiunte pressoché superficiali alla sostanza. Anche chi è alla ricerca di qualcosa di particolare, estremamente appassionante e magari impegnativo farebbe bene a guardare altrove. L'ennesima creatura di Gust è un prodotto più che degno, ma non certo memorabile.