Avengers Endgame - recensione
L'Universo Marvel saluta milioni di fan con un ultimo avvincente capitolo.
Cosa si può dire di un film del quale non si deve dire quasi niente, per rispettare le aspettative di quegli spettatori che in questi mesi si sono messi d'impegno per evitare trailer, articoli, gossip, leaks, per arrivare con vergine stupore davanti al grande schermo, su cui si consuma la fine di una lunga saga come quella degli Avengers? Possiamo dire che per noi Endgame è stato molte cose, è stato appassionante, emozionante, esaltante, struggente. Ma sono solo aggettivi, per evitare di raccontare una storia complessa, una sceneggiatura articolata (scritta da Christopher Markus e Stephen McFeely), che ha reso la rivincita degli eroi contro Thanos qualcosa di più, tanta amarezza, e impotenza e frustrazione.
Con meno mazzate e più sostanza, molta interazione emotiva fra e con i personaggi, meno battutine e più discorsi di umana concretezza, in un andirivieni fra passato e presente avvincente. E un continuo susseguirsi di ritorni di personaggi e luoghi emozionante, in un incastro continuo con gli altri capitoli. Va detto che il tutto richiede uno spettatore ben preparato, per essere apprezzato in pieno, in tutti i suoi risvolti.
Nell'attesa di Avengers Endgame, più che chiederci come sarebbe andata finire la guerra contro Thanos, ci interrogavamo chi ci sarebbe stato restituito, dei molti scomparsi in Infinity War. Siamo più felici adesso che abbiamo le risposte? Non è detto, perché per chi torna ci sarà chi se ne andrà, e per sempre. Nel mezzo avremo grandi eventi e grandi sentimenti, lealtà e inganno, e viaggi, nello spazio e nel tempo, lotte epiche ed estenuanti, e ritrovamenti e abbandoni, amici per la vita e nemici per la morte. E amore, e mogli e figli. Alla fine dei titoli di coda, solo un suono, un lontano martellìo metallico.
Colpisce una volta di più la capacità Marvel di conferire ai suoi personaggi, film dopo film, uno spessore umano mai prima raggiunto, che per alcuni tocca vette inattese. Per cui alla fine il vero premio per qualcuno potrebbe anche essere una vita normale, perché davvero a grandi poteri corrispondono grandi, sanguinosi sacrifici. E per uno che ambisce a distruggere universi, c'è sempre qualcun altro che vuole solo proteggere la propria famiglia. E cosa sia questa famiglia, quante possano essere, bene ce l'hanno insegnato degli eroi di carta, divenuti di carne, lacrime e sangue.
Hanno detto i Fratelli Russo, pochi giorni fa "... The two of us have worked tirelessly for the last three years with the sole intention of delivering a surprising and emotionally powerful conclusion to the Infinity Saga". Per noi, missione compiuta. In uno schiocco di dita.
Come quando si conclude una saga letteraria, come quando finisce l'ultimo episodio di un'amata serie tv, così di nuovo, alla fine dei titoli di coda di Avengers Endgame, ci sentiremo orfani, privati di un gruppo di personaggi ai quali poco alla volta, nel corso di 11 anni, ci siamo legati, con quel fanciullesco slancio nel provare sentimenti reali per persone che non esistono, specie di amici immaginari all'ennesima potenza. Ma quando un adulto si abbandona a stati d'animo fanciulleschi, non è forse questo il segno della riuscita di una storia?
Perdiamo spesso tempo in queste riflessioni, che talvolta sembrano esulare il giudizio puro e semplice su un film, perché anche di questo è fatto il giudizio di un film, di quello che ci ha suscitato, di quello che ci ha lasciato in qualche parte di noi che teniamo nascosta (diceva Stephen King "...le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il vostro cuore segreto..."). Qualcosa che ci ha fatto palpitare, soffrire, preoccupare, commuovere in modo che a raccontarlo ad altri sembra una bambinata di cui vergognarci. Eppure...