Back 4 Blood recensione - È l'erede di Left 4 Dead?
Tradizione e novità, allo stesso tempo.
La temperatura esterna era di circa 40 gradi l'ultima volta che vi abbiamo parlato di Back 4 Blood, erede più che spirituale di quel Left 4 Dead di cui i fan chiedono da anni un sequel. E quel sequel è arrivato.
Ha cambiato nome (ma neanche tanto) ma la gente che aveva sviluppato i due giochi come Valve South è ancora qui, lavora da 20 anni ad Orange County ed è gonfia di passione per gli zombie che corrono, quelli che esplodono, che urlano e ovviamente quelli che sputano acido.
Probabilmente alcuni di voi hanno già avuto modo di "assaggiarlo" quando abbiamo distribuito una generosa quantità di chiavi della Beta, ma quello che abbiamo qui è il prodotto finito e rifinito grazie ai feedback ricevuti in questi ultimi mesi.
Prima di scrivervi le nostre impressioni definitive ovviamente ci siamo fatti una doccia, abbiamo bruciato i vestiti incrostati di sangue, controllato di non avere ferite e riposto per qualche ora le armi nella rastrelliera del seminterrato. Mugugni e rantolii provengono ancora copiosi dalla strada ma per ora possiamo non farci caso.
Back 4 Blood è il tentativo di riscatto di Turtle Rock Studios dopo la non certo fortunata avventura di Evolve. Se quel gioco però ha avuto un merito, è stato quello di confermare che questi ragazzi con i giochi multiplayer coop ci sanno fare. Da quell'esperienza hanno sicuramente imparato che il supporto costante alla community è importante, ma questo lo vedremo solo tra qualche tempo.
Sicuramente hanno compreso che le tematiche trattate in un gioco del genere sono importanti e il filone degli zombie non ha mai smesso di tirare. La scelta di tornare alle origini era quindi praticamente obbligata e non c'era neanche bisogno di inventarsi chissà cosa; in fondo chi ha bisogno di una storia densa di significati quando puoi spappolare teste ed arti di esseri in avanzato stato di decomposizione? Per quanto riguarda il gameplay, quello di L4D era già un'ottima base di partenza: semplice, adrenalinico e ben bilanciato, tutto ciò che serviva era ricreare quella magia e magari aggiungere un po' di nuova farina dal proprio sacco.
Almeno in ambito narrativo i ragazzi californiani hanno voluto distanziarsi un po' dall'incipit del loro gioco più famoso. In Left 4 Dead le luci della ribalta si accendevano su un gruppo di sopravvissuti, persone (quasi) qualunque che dovevano riuscire a fuggire dall'incubo mangia-carne collaborando tra loro.
In Back 4 Blood la situazione è leggermente diversa: gli otto protagonisti sono Sterminatori, mercenari di varia natura che hanno deciso per motivi diversi di scendere in campo con il preciso obiettivo di sterminare le creature infettate dall'ennesimo, maledetto virus. Alla fine, la sostanza non cambia più di tanto e tale scelta non vi induca a pensare che B4B sia una passeggiata. L'addestramento e la determinazione dei personaggi giocabili vanno di pari passo con l'entità e cattiveria della minaccia.
La modalità principale di Back 4 Blood è un PVE che può essere giocato anche in solitaria, ma il cui tasso di divertimento va ovviamente di pari passo con il numero di Sterminatori umani inclusi nella squadra. Va inoltre aggiunta la scelta (contestata proprio in questi giorni da molti fan) di impedire la progressione del personaggio nella campagna single player impedendo l'accumulo di Punti Rifornimento e il conseguente acquisto di nuove carte, a quanto pare per prevenire il farming selvaggio offline".
Se deciderete comunque di partire da soli i vostri compagni verranno sostituiti da altrettanti Bot che, dobbiamo ammettere, si comportano piuttosto bene sul campo... in certi casi anche troppo visto che non lesinano colpi letali e rianimazioni. Questo ovviamente nei primi livelli, utili più che altro a scaldarsi, ma già da metà del primo atto in poi sarete voi a dover fare la parte del capo, scegliendo accuratamente l'equipaggiamento con cui partire non solo in termini di armi ma anche di oggetti di recupero, rianimazione e cura.
Questa volta poi non si parte dalla cima di un palazzo. Inizierete la vostra avventura da Fort Hope, il quartier generale in cui potrete unirvi ad una squadra, provare le armi in un apposito poligono, comprare nuovi equipaggiamenti, personalizzare quelli che già possedete e curare fin nei minimi dettagli la roba che porterete con voi in battaglia.
Quando sarete pronti potrete decidere se affrontare la Campagna da soli o insieme ad altri giocatori in una partita veloce, ma come sempre in questi casi potrebbe capitarvi di entrare in un livello già avanzato con tutte le conseguenze del caso. Alternativa più che consigliata è raccattare qualche amico con cui condividere uccisioni e medi-pack.
A prescindere dalla composizione della squadra, una volta partiti lo svolgimento è quello canonico: si deve arrivare da un punto A ad un punto B possibilmente tutti insieme e tutti interi, affrontando continue ondate di infetti e gli immancabili boss e semi-boss (chiamati Mutazioni) che vi sbarreranno la strada verso il rifugio successivo.
Il bestiario si conferma più che classico e la cosa francamente ci lascia un po' di amaro in bocca. Ci ha fatto piacere rivedere un bel po' di facce (liquefatte) già note, ritrovare tante affettuose e nerborute braccia pronte a sbatterci ovunque e pance pronte ad esplodere spargendo liquami acidi ovunque. Avremmo però apprezzato qualche new entry che testimoniasse un maggiore sforzo creativo del team di sviluppo, che in realtà sotto questo profilo si è rivelato piuttosto pigro.
Non basta cambiare qualche testa e nome per dare una vera sensazione di novità, ma soprattutto... perché mai avete deciso di chiamare Talpa la ben più affascinante Banshee? Non avrete mai il nostro perdono!
Va invece dato merito a Turtle Rock di aver sviluppato i livelli in modo più ampio rispetto a Left 4 Dead, concedendo al giocatore una libertà di movimento superiore alla media di altri titoli simili. Abbiamo detto maggiore, non totale. Prendendo il coraggio a quattro mani potrete esplorare gli stage alla ricerca di una generosa dose di loot, che si materializzerà sotto forma di armi di vari livelli di rarità, nuove carte (di cui parleremo a brevissimo), pecunia in-game da spendere, ecc..
Naturalmente cercare questi tesori aumenta notevolmente il rischio di lasciarci la pelle, anche perché alcune porte e casse speciali sono utilizzabili solo se si è in possesso di un kit speciale. Molto divertenti gli obiettivi messi davanti al giocatore da un certo punto del gioco in poi, diciamo dopo il primo atto. I level designer sono stati abili e cattivi nel mettere spesso a disposizione vie di fuga abbastanza facili e rapide da raggiungere, ma al tempo stesso nel costringere a portare a termine determinati obiettivi prima di poterle varcare. Alcune sono facoltative mentre altre no, ma quasi sempre risultano molto divertenti e impegnative.
Per ravvivare ulteriormente la formula originale, Turtle Rock Studios ha deciso di inserire un elemento divenuto piuttosto popolare negli ultimi anni. Nel circo dei mostri di Back 4 Blood le regole possono cambiare anche radicalmente perché prima di ogni porzione di avventura entrano in gioco delle speciali carte capaci di modificare anche piuttosto radicalmente lo svolgimento delle sfide da entrambe le parti.
A seconda del tipo tali carte possono potenziare o depotenziare le armi, inserire nuovi elementi di pericolo nei livelli, aumentare il numero di nemici, aggiungere obiettivi secondari alla sfida in cambio di una ricompensa e modificare addirittura le condizioni atmosferiche. Le possibilità sono letteralmente centinaia e questo sistema riesce a mischiare bene (perdonateci il gioco di parole), le carte, dando ad una formula di gioco tendenzialmente ripetitiva uno sprint decisivo.
Le opzioni disponibili per voi e per il Game Director sono ovviamente diverse. Voi potrete decidere quali carte portare con voi ogni volta e potenziare i mazzi personalizzandoli in base alla situazione che vi attende, cosa che renderà anche le run successive negli stessi livelli un po' diverse dalle precedenti. Ecco allora pallottole più potenti, oggetti curativi più efficaci, carte Evasione che garantiscono una fuga quasi certa anche quando sarete con le spalle al muro.
L'eminenza grigia che vi metterà i bastoni tra le ruote svelerà invece i suoi assi nella manica solo all'ultimo minuto, aggiungendo al tutto un ulteriore livello di incertezza. Inizialmente si limiterà a proporre qualche piccola variante, ma con l'andare dei livelli diventerà progressivamente più bastardo e vi costringerà ad andare ben oltre il semplice "mira e spara".
La cooperazione a quel punto non sarà una scelta ma un obbligo e l'accurata selezione del mazzo fondamentale. Durante il nostro test non abbiamo mai avuto la sensazione che questa feature potesse sbilanciare l'equilibrio del gameplay, magari avvantaggiando eccessivamente la CPU o dando troppi aiuti ai giocatori. Un elemento così distintivo viaggia sicuramente a favore della rigiocabilità e di conseguenza della longevità complessiva di Left 4 Blood... pardon, Back 4 Dead... vabbè, avete capito.
L'alternativa alla campagna principale è una modalità PVP fino a 8 giocatori chiamata "Sciame". Il nome sicuramente vi ricorderà qualcosa e anche la sua struttura in effetti sa di già visto. I partecipanti vengono divisi in due squadre, Sterminatori e Infetti e spiegarvi quale sia lo scopo finale significherebbe dubitare delle vostre conoscenze videoludiche o del vostro intuito, quindi eviteremo di farlo.
Ci limiteremo a dire che tutte le caratteristiche già apprezzate in passato in modalità molto simili a questa sono state clonate e mettono a disposizione abilità, armi uniche e mosse speciali per entrambi gli schieramenti. Anche qui entrano in gioco le carte che danno al tutto una vaga ambizione strategica e anche in questo caso la collaborazione riveste un ruolo molto importante, non per sopravvivere ma per vincere.
Esteticamente Back 4 Blood non fa certo strappare i capelli. Anche su piattaforme new-gen si fanno notare ritardi nel caricamento delle texture (peraltro non magistrali), sporadici ma vistosi cali di frame rate e poligoni che si accoppiano come furetti. Abbiamo inoltre avuto alcuni problemi, sia in singolo che nelle altre modalità online, con disconnessioni piuttosto frequenti e qualche bug di troppo. Cose facilmente risolvibili e che probabilmente spariranno quando il "motore" sarà ben rodato e andrà a pieni giri. Positivo il comparto sonoro, con una tracklist finalmente degna di un film d'azione, buoni effetti e un doppiaggio italiano di discreto livello.
Problemi tecnici a parte, è impossibile non divertirsi giocando a Back 4 Blood, specie se si entra in un gruppo affiatato. Ciò che serve al titolo Turtle Rock per essere appetibile anche sul lungo termine è un po' di "ciccia" e di solidità strutturale in più. La campagna principale, per quanto divertente e diversificata, non ha ancora gamba sufficientemente lunga per durare mesi mentre l'unica modalità competitiva è ben realizzata ma si porta dietro un leggero olezzo di naftalina.
Nei mesi successivi al lancio sarà fondamentale la costante crescita della community e in questo il cross-play che prescinde dalle generazioni hardware è sicuramente un vantaggio. All'orizzonte però si profila già l'ingombrante ombra del rivale più pericoloso, quel Dying Light 2 che si avvicina sempre più famelico e pronto ad azzannare alla giugulare chiunque gli si pari davanti. Ancora una volta ci auguriamo che la sfida tra i due abbia un solo vincitore: noi giocatori.
Back 4 Blood sarà disponibile a partire dal Day One su Game Pass console e PC. Ciò significa solo una cosa: scaricatelo, fatevi un'idea e, se ne avrete voglia, continuate a fare strage di zombie finché non vi cadono i pollici.
Se invece non siete abbonati al servizio Microsoft o possedete un'altra piattaforma, il gioco vi costerà i canonici 70 Euro (su console) e 60 Euro (su Steam ed Epic Games Store), prezzi un po' troppo alti per la proposta ludica in questione.