Backbone - prova
Un brillante procione a caccia d'indizi.
I media con protagonisti animali antropomorfi hanno sempre molto seguito perché la gente è altamente intrattenuta nel vedere animali che si comportano esattamente come essere umani. Basti pensare al successo di svariati cartoni animati, su tutti quelli Disney, ma anche opere più recenti come Bojack Horseman o super vintage come L'Ape Maya o lo spassosissimo Fantazoo. Su questo principio vuol far perno Backbone, promettente titolo indie in sviluppo presso EggNut ed edito da Raw Fury, in cui impersoneremo un procione antropomorfo di professione investigatore privato.
Il titolo presenta una splendida grafica in 2.5D, con una sgargiante pixel-art densa di animazioni completamente disegnate a mano a cui si mischiano moderni effetti d'illuminazione, ombre, riflessi ed effetti atmosferici per i background. Il tutto è ambientato in una distopica Vancouver altamente noir, con una piacevole e suggestiva musica jazz come sottofondo.
Backbone ci mette nei panni del brillante Howard Lotor, intelligente procione, arguto ma mai privo di una battuta pronta e forte di una cinica, tagliente e raffinata (auto)ironia. Backbone: Prologue è una demo del gioco completo, in uscita nel 2021, che ci permette di giocare tutto il primo capitolo. La maggior parte dei casi che ci verranno affidati riguardano dispute familiari, e nel prologo saremo alle prese con un intrigante caso di sospetto tradimento di un marito nei confronti della moglie.
Come in tutti i giochi polizieschi improntati sull'investigazione, in Backbone sostanzialmente la nostra attività principale sarà andare in giro a fare domande, talvolta anche forzate, e di trovare delle piste plausibili per scoprire le attività dell'soggetto su cui indagare. Ed è proprio la narrazione a fare la voce grossa di questo titolo. I dialoghi sono ben articolati, complessi, prolissi e pieni zeppi di risposte multiple che a loro volta sbloccano ulteriori fili dialogali, o ne bloccano il prosieguo se saremo troppo indiscreti o trasparenti con le persone sbagliate. L'umorismo è quasi sempre presente (ma è una strada opzionale) e aiuta a spezzare toni e ritmi dell'investigazione, talvolta lenta e macchinosa.
Ma quel che fa di Backbone un gioco brillante è l'utilizzo figurativo e allegorico degli animali. Howard è un procione ibrido, ma non è certo l'unica creatura animalesca presente nel gioco. Siamo infatti in una fantasiosa e completa fattoria degli animali: cavalli orsi, maiali, scimmie, ratti, gatti, cani... tutti sono presenti nel gioco e non c'è un singolo essere umano normale. Ma l'idea brillante alla base di questo concept è di utilizzare questa impostazione per raffigurare il classismo della società degli esseri umani.
Così incorreremo sempre in frasi del tipo: "qui i procioni non possono entrare", oppure "cosa può sperare di ottenere nella vita un roditore?". Tutte le specie seguono un ordine sociale a scala, in cui alle due estremità stanno le scimmie e i roditori, rispettivamente più alta e più bassa. Lo studio di sviluppo si è ispirato all'oppressione russa nel quale uno dei co-fondatori dello studio e sceneggiatrice, Aleksandra Korabelnikova, è cresciuta. Quindi, per le strade della città troveremo gente facoltosa e benestante di fronte e dentro ai locali più in, e senzatetto e gente ridotta ai minimi termini nei vicoli più bui.
Howard ha a disposizione diversi strumenti per investigare e può anche raccogliere oggetti utili alle indagini, ma quello fondamentale rimane sempre il dialogo. Nel gioco completo ci dovrebbe essere anche una meccanica basata sull'annusare gli odori, ma nelle build pubbliche non è ancora stata illustrata e non è chiaro se verrà infine implementata. Il dialogo rimane quindi l'arma principale a nostra disposizione, e nonostante l'origine russa della story writer, l'inglese dei testi è gradevole, complesso e articolato, anzi talvolta un po' astruso per i non madrelingua. Per l'investigazione sono state implementate anche delle meccaniche stealth, principalmente basate sul movimento nelle ombre o dietro ai banconi, ma sono sapientemente miscelate con diversivi che dovremo creare prima di poter passare all'azione stealth vera e propria.
Il gioco sembra quindi decisamente interessante e promettente, anche se qualche perplessità c'è. Ad esempio, quando ci facciamo beccare, spesso il gioco termina brutalmente con una scena di game over, che ci riporta quasi alle sensazione dei vecchi giochi del C64 e dell'Atari dei primi anni '80. Speriamo quindi che questo aspetto venga curato maggiormente durante lo sviluppo. Incerta è anche la localizzazione italiana, e vista la complessità e crucialità dei dialoghi, questo aspetto potrebbe decisamente frenare il successo nel nostro paese. A prescindere, Backbone è un gioco brillante di cui non vediamo l'ora di conoscere di più.