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Banjo-Tooie

Banjo e Kazooie ritornano su XBLA.

I giocatori di vecchia data solitamente ricordano con piacere il passato e le esperienze ludiche vissute durante la loro infanzia. Ci sono titoli che si legano in modo profondo all’immaginario di una certa categoria di gamer, quella vecchio stampo, appartenente a una nicchia ma tutto sommato fiera di farne parte, la stessa schiera di soggetti che oggi vive una situazione particolare, riconoscendo l’emancipazione del medium e il suo allargamento a fenomeno sociale, ma rimpiangendo tutto sommato i vecchi tempi, in cui chi era effettivamente appassionato si sentiva in un certo senso depositario di qualcosa di speciale.

Nello specifico gli amanti del mondo Nintendo hanno un rapporto particolare con alcuni brand e con determinate software house che hanno riempito a grandi lettere la storia dei videogiochi. In questa categoria rientra sicuramente la Rare e la serie di Banjo Kazooie, che esordì nel 1998 su Nintendo 64 e, forte del suo successo, si replico ad eccellenti livelli nel 2000, con Banjo-Tooie. Ebbene dopo l’approdo su Xbox Live Arcade dell’episodio originale, anche questo sequel ha raggiunto le pagine del marketplace, mettendo di fatto a disposizione degli utenti Xbox l’intera saga riguardante il simpatico orso Banjo e il suo pennuto socio Kazooie.

Ecco il saltellante Banjo con il suo immancabile zainetto saldamente sulle spalle.

La storia prende le mosse due anni dopo gli eventi accaduti nel primo capitolo della serie e i due protagonisti si stanno godendo una meritata vacanza dopo l’apparente morte della malvagia strega Gruntilda. Purtroppo per loro le cose non rimarranno tranquille ancora per molto, dal momento che la sorella della potente fattucchiera ha provveduto a resuscitarla, o per lo meno a rimettere in sesto quello che rimane di lei, con l’obiettivo di assumere il dominio di Spiral Mountain. I luoghi che si percorrono sono i medesimi del primo capitolo, ma questo non rende di per sé il gioco inferiore al suo predecessore.

All’epoca i numerosi fan dovettero attendere a lungo per avere tra le mani l’agognato sequel e il fatto che fosse sostanzialmente identico al predecessore non rappresentò un aspetto negativo ma piuttosto un punto di forza. Peraltro gli utenti del Live Arcade hanno dovuto attendere solo pochi mesi per mettere le mani su entrambe le riproposizioni e in questo caso le forti similitudini sono più difficili da ignorare.

Questo ovviamente non significa che il gioco non sia divertente ancora oggi, pur non essendo riuscito a raggiungere le vette di quello che rimane un punto di riferimento assoluto e inarrivabile del genere paltform come Super Mario 64, ma difendendosi egregiamente e superando altri celebri concorrenti dell’epoca. I livelli sono ampi e variegati, divertenti e ricchi di oggetti da recuperare. Il restauro del comparto grafico, come solitamente accade con la riproposizione dei vecchi classici non è che offra particolari novità e spunti sul piano visivo, ma nonostante il nostro metro di valutazione in questi anni si sia incredibilmente innalzato e l’utenza sia quindi divenuta più esigente, riesce difficile muovere appunti in tal senso, sarebbe come criticare una pellicola cinematografica degli anni ’50 per l’azione sul palcoscenico e la staticità delle inquadrature.

Resta comunque evidente come il tipo di telecamera implementata sia ormai datato e renda il gioco eccessivamente frammentato. Lo stick destro permette infatti di muovere la propria visuale a piacimento verso destra e verso sinistra, ma nel momento in cui si desideri spostare il proprio sguardo in l’alto o in basso entrerà in azione una visuale in prima persona che consentirà a Banjo di osservare nei dettagli l’ambiente circostante, caratteristica peraltro tipica dei primi titoli in 3D. Oggi queste meccaniche si traducono in un profondo senso di obsolescenza ed è un peccato perché molti livelli rimangono tutt’ora interessanti e piacevoli da vedere, nonostante la scarsezza dei poligoni impiegati.

Klungo non è altro che il tirapiedi di Gruntilda, ma dentro di sé nasconde un’indole buona.

Il titolo offre anche una modalità multiplayer a supporto della storia principale con quattordici minigiochi di varia natura che tutto sommato non aggiungono qualcosa di effettivamente interessante a ciò che il titolo offre già di per sé come grande classico del passato. Il prezzo di 1200 Microsoft Points (14.40 Euro) in effetti sembra un po’ eccessivo se consideriamo il costo di altri prodotti arcade presenti nell’ormai vasto catalogo del Marketplace, ma è anche vero che i fan hanno ora la possibilità di gustarsi l’intera saga senza doversi procurare un Nintendo 64, potendo decidere di scaricare i primi due capitoli prima di gustarsi il recente Viti & Bulloni uscito nei negozi alla fine dello scorso anno.

Il logorio del tempo si fa sentire come per tutte le cose, ma lo spirito del titolo e la sua indubbia qualità ai tempi del lancio lo fanno entrare di diritto nella cerchia dei giochi che vanno “recuperati” o almeno provati nel caso non si abbia avuto l’occasione di farlo all’epoca, prendendo coscienza del fatto che spesso può essere preferibile riscoprire un capolavoro del passato piuttosto che affidarsi a un gioco attuale incapace di assicurare il medesimo carisma.

7 / 10