Batora: Lost Haven, la recensione
Stormind Games ci propone un action/RPG non perfetto ma dall’indubbia personalità.
Il libero arbitrio è un concetto dato apparentemente per scontato nella quotidianità ma che, nel bene e nel male, finisce per accompagnare ogni momento della nostra esistenza. Una presenza subdola e sottile, capace di condizionare, quasi inconsapevolmente, ogni nostro gesto ed azione. E che non cessa mai di influenzarci, visto che tra le tante opzioni a nostra disposizione, ha deciso di manifestarsi nella volontà di dare corpo alla recensione di Batora: Lost Haven.
Avremmo potuto impiegare il nostro tempo in mille altre maniere differenti ma alla fine il desiderio di raccontare la storia di Avril e Mia ha avuto il sopravvento. Una questione di scelte, dicevamo, proprio come quelle che caratterizzano l’avventura firmata dai nostrani ragazzi di Stormind Games, che dopo aver lavorato alla serie di Remothered, hanno deciso liberamente (tanto per rimanere in tema) di lanciarsi nella creazione della loro prima IP originale.
Si tratta di un balzo sicuramente importante per una realtà contenuta come quella capitanata da Antonio Cannata, ma che mette in evidenza una volontà creativa ed una voglia di crescere davvero apprezzabile ed invidiabile. Un passo importante che, seppur non perfetto in tutte le proprie intenzioni, denota un’ambizione fuori del comune, che non può che far piacere a tutti coloro che auspicano, da sempre, la crescita del settore videoludico italiano.
La storia tratteggiata dallo studio ci porta in un futuro non meglio precisato, in cui i due terzi della popolazione terrestre sono stati spazzati via da un oscuro cataclisma. È in questo clima di morte e decadenza, in un Londra oramai ridotta ad un cumulo di macerie, che facciamo la conoscenza della protagonista Avril e della sua inseparabile amica Mia.
Senza perdersi troppo in fronzoli, basteranno pochi minuti per trasformare quella che era iniziata come una semplice scorribanda in un’avventura che cambierà per sempre il corso delle loro vite: saranno sufficienti due pietre magiche, abbinate ad altrettante divinità, per dare vita ad un viaggio attraverso il cosmo, nel tentativo di riportare l’equilibrio perduto e salvare, così, la Terra.
Diretto e sbrigativo, privo di orpelli inutili e giri di parole superflui, il racconto che funge da cornice al gameplay di Batora: Lost Haven non stupisce certo per l’originalità di fondo ma ha dalla sua parte una scrittura asciutta ed efficace, capace di regalare anche qualche piccolo colpo di scena, che nella seconda metà dell’avventura riuscirà a scardinare, in parte, l’alone di prevedibilità diffuso dalle premesse iniziali.
Certo, non manca qualche piccolo passaggio a vuoto causato da una regia e da delle transizioni non sempre impeccabili, ma il quadro complessivo lascia comunque piacevolmente soddisfatti nella sua interezza. A latitare, nell’economia e nello sviluppo generale è il peso di quelle scelte con cui il titolo Stormind ci mette in relazione sin dal principio, dato che a dispetto delle intenzioni manifestate il nostro apporto decisionale andrà solo ad impattare alcuni snodi, senza mutare di tanto l’impalcatura narrativa della produzione, che rimane blindata e monodirezionale nelle sue espressioni principali.
Quel libero arbitrio di cui parlavamo ad inizio recensione, e che viene legato a doppio filo al personaggio di Avril, finisce per perdere la potenza dirompente che, almeno nelle battute iniziali, sarebbe stato lecito aspettarsi. Va comunque evidenziato come non ci si trovi al cospetto di un titolo che fa della narrazione il proprio focus, alla stregua di un qualsiasi lavoro firmato Quantic Dream, pertanto è più indicato ricondurre il sistema ideato dal team alla dicotomia karmica vista nella saga di inFamous.
L’impatto dei vari bivi decisionali andrà ad interessare prevalentemente l’aspetto più ludico del gioco, aprendo la strada a percorsi e sfide differenti, oltre a varie tipologie di potenziamenti, a seconda delle azioni intraprese. Non esistono decisioni giuste e sbagliate, come ci ricorda il titolo stesso, ma solo strade di vita ben distinte tra di loro, che potrebbero tradursi in sfide legate all’impiego della materia grigia, piuttosto che in una serie più serrata ed impegnativa di combattimenti.
Ed in questo senso, la libertà di plasmare il gioco a seconda dell’indole del player può definirsi pienamente riuscita, con una sensibile differenza tra gli approcci proposti in grado di garantire al tutto un gradevole tocco di rigiocabilità, evidenziato anche dalla presenza del New Game+, che oltre a permetterci di rivivere l’avventura mantenendo parte delle caratteristiche ottenute, ci consentirà anche di sperimentare esiti differenti per le nostre decisioni.
A non cambiare, qualunque sia la nostra volontà, è l’infrastruttura ludica che regola la progressione di Batora: Losta Haven, strutturata come un action con telecamera a volo d’uccello, caratterizzato da un combat system ben strutturato ed appagante. Non è un mistero che gli scontri rappresentino il cuore pulsante della produzione, perciò non deve stupire che gli sforzi produttivi del team siano stati dirottati in larga parte nel tentativo di proporre un insieme di meccaniche variegate ed intriganti.
Ed in tal senso non ci possiamo lamentare di quanto messoci a disposizione, dato che una volta presa la giusta confidenza con il moveset, a metà strada tra twin stick shooter ed action puro (ed aver sbloccato in pieno il potenziale offensivo di Avril), il divertimento è assicurato. A conferire ancora maggiore personalità al tutto, però, interverrà la duplice natura offensiva in suo possesso che, in qualsiasi momento, le permetterà di switchare tra forma fisica e mentale: la prima sarà caratterizzata dall’uso di una letale spada, quindi indicata per gli scontri a corto raggio, mentre la seconda farà leva su degli attacchi a distanza.
Come raccontato nella nostra anteprima, variare alla bisogna tra i due stati si rivelerà fondamentale, dato che tutti i nostri avversari saranno legati ad uno di questi due peculiari allineamenti; quindi, per massimizzare il danno inferto, sarà opportuno adeguare il nostro status a quello del nemico di turno. Non mancheranno poi avversari ibridi, oltre agli impegnativi boss, dotati di barre energetiche differenti che dovremo svuotare completamente per avere la meglio.
Ad aiutarci nella lotta, inoltre, avremo anche un set di abilità, uniche per ciascuna forma, che sbloccheremo automaticamente con il progredire dell’avventura e che tra scudi esplosivi, vortici magici, schivate e molto altro, andranno ad ampliare in modo convincente il potere offensivo di Avril. Quello che emerge, quindi, sono degli scontri frenetici ed imprevedibili, in cui dovremo avere un occhio di riguardo anche in ottica strategica, così da adattare il nostro stile a quello degli avversari.
Non manca, all’interno del tutto, anche un pizzico di struttura ruolistica, incarnata dalle rune: si tratta di elementi che potremo acquistare presso i vari shop, oppure ottenere in base ad alcune scelte che potremo equipaggiare per migliorare le nostre statistiche, sia difensive che offensive. Non ne potremo però abusare senza pietà, dato che gli slot a nostra disposizione per l’impiego sono limitati (per quanto presenti in quantità generosa). Ad obbligarci a ragionare in termini di loadout, inoltre, ci pensa il costo che ciascuna di tali rune avrà, la cui somma non potrà mai superare il valore relativo a ciascuno dei tre allineamenti disponibili (Neutrale, Conquistatore e Difensore) e il cui ammontare varierà con l’aumento del livello di Avril ed in seguito alle nostre decisioni.
Non di soli scontri vive Batora: Lost Haven, dato che a spezzare il flow dell’avventura interverranno anche sezioni simil puzzle, in cui saremo chiamati a venire a capo di alcuni piccoli labirinti. Le meccaniche risolutive ruoteranno tutte attorno alla possibilità di alternare i due stati della nostra protagonista, che ci permetteranno di attivare piattaforme mobili, sfere energetiche, ascensori e molto altro. Si tratta di un diversivo bene amalgamato nel contesto generale, capace di intervallare l’azione frenetica (che rimarrà comunque il focus principale) sempre al momento giusto, pur proponendo un tasso di sfida non certo proibitivo.
Si tratta di una scelta, questa, che impatta anche tutti gli altri elementi della produzione, in modo tale da garantire una curva della difficoltà coerente e priva di sbalzi schizofrenici, con l’unica eccezione rappresentata dagli scontri con i vari boss, lievemente più impegnativi del resto. A meno di non essere particolarmente negati con gli action, pertanto, serviranno circa 7 ore per giungere ai titoli di coda, un valore destinato comunque a salire qualora si scelga di intraprendere il New Game+, sia per testare il peso di decisioni differenti, sia per recuperare gli eventuali collezionabili persi per strada (incarnati da elementi utili ad ampliare la lore del mondo di gioco).
Abbandonato il 3D a tutto tondo della serie Remothered, per Batora: Lost Haven i ragazzi di Stormind hanno optato per una direzione a camera dall’alto fissa, decisione che fa il paio con il level design blindato della produzione: nessuna divagazione open world, né possibilità di gironzolare a piacimento, dato che la struttura dei quattro pianeti esplorabili nel corso dell’avventura è pensata unicamente per assecondare una progressione di tipo smaccatamente lineare. Dite addio, pertanto, a missioni secondarie e porzioni di mappa opzionali, dato che tutto quello che costituisce la geografia del gioco verrà attraversato nella sua interezza semplicemente progredendo nella main (ed unica) quest.
Si tratta di una scelta sicuramente dettata, oltre che da una precisa direzione artistica, anche dai fisiologici limiti di budget a cui il team ha dovuto gioco forza sottostare: meglio concentrare i propri sforzi nel tentativo di proporre un’avventura coerente e definita, per quanto sicuramente più coincisa, piuttosto che annacquare il tutto con divagazioni raffazzonate, utili unicamente ad allungare in maniera artificiosa il brodo.
Pur facendo di necessità virtù, comunque, possiamo essere soddisfatti anche del livello tecnico/qualitativo raggiunto dall’IP Stormind, che può vantare un impatto scenico che, per quanto derivativo in alcune ispirazioni, conferisce ai vari mondi attraversati un look peculiare e ben definito. Lo stesso character design, pur non facendo gridare al miracolo in fatto di originalità, risulta coerente ed azzeccato, oltre che corroborato da alcune cinematiche sicuramente d’effetto e ben realizzate. Tanto per voler azzardare un paragone, possiamo sbilanciarci nel dire che le suggestioni evocate, ovviamente con le dovute proporzioni, sono quelle degli action/adventure dell’epoca a 128 bit.
Anche sul fronte prestazionale non si registrano particolari scossoni con la modalità Prestazioni che, a parte un paio di piccoli momenti, ha restituito una fluidità molto buona. È sicuramente da preferirsi all’impostazione che predilige la qualità grafica, foriera di un frame rate assai più traballante e che mal si addice alle frenetiche lotte che caratterizzano la progressione dell’avventura.
Comprensibile, anche se dispiace dato che parliamo di una produzione italiana, la presenza del solo voice over in lingua inglese, buono anche se non eccezionale in tutti i membri del cast. Naturalmente ogni linea di dialogo, così come le descrizioni testuali, sono localizzate nella nostra lingua. Senza infamia e senza lode la colonna sonora, priva di brani di spicco, capaci di instillarsi con prepotenza nelle orecchie del player.
Giunti alla fine di questa analisi di Batora: Lost Haven non si può che applaudire al risultato ottenuto dai ragazzi di Stormind Games con questa loro prima IP proprietaria. Sicuramente ambizioso nelle sue premesse, il viaggio di Avril ha messo in luce personalità e talento, sebbene non tutte le buone intenzioni messe sul piatto abbiano finito per trovare la loro giusta e riuscita realizzazione. A lasciare un pizzico interdetti, in primis, è l’enfasi posta sul meccanismo di scelte presenti nel titolo, che a dispetto di quanto la produzione stessa si premuri di sottolineare, finisce per avere un impatto effettivo molto più marginale del previsto, pur garantendo comunque un discreto ventaglio di digressioni ludiche (piuttosto che puramente narrative).
Sicuramente divisiva è la scelta di offrire un’avventura completamente lineare e story driven, per quanto costruita sull’ossatura di un’esperienza prevalentemente action, che annulla qualsiasi possibilità di divagazione ed accompagna il player in maniera serrata sino ai titoli di coda. Riguardo alle meccaniche di fondo, comunque, è giusto applaudire il ritmo di cui è dotata l’esperienza, capace di presentare un combat system stratificato ed appagante, a cui si alternano gradevoli momenti più logici e riflessivi, in grado di spezzare con efficacia il flow generale.
Sebbene non completamente a fuoco, pertanto, Batora: Lost Haven è riuscito a mettere in luce la voglia di emergere dei ragazzi di Stormind, che siamo sicuri potranno esprimere ancor di più il proprio potenziale creativo col loro prossimo lavoro.