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Battle Fleet 2: scontro all'ultimo siluro - recensione

Un relitto è per sempre.

I tempi sono cambiati, e di molto anche, da quando si scarabocchiavano quattro caselle su un foglio di carta per giocare alla battaglia navale. Ora il minimo sindacale è perlomeno la possibilità di formare più flotte con diverse navi e scontrarsi in scenari storici, utilizzando la valenza strategica di ogni vascello e postazione di difesa per prevalere sul nemico.

Eppure in Battle Fleet 2 tutto ciò è semplice quasi quanto fare quei quattro scarabocchi di cui sopra. Che si tratti di campagna contro l'IA o (meglio) di una sessione multiplayer, tutto ciò che vi separa dal tirare qualche sana bordata all'avversario è allestire una flotta utilizzando una riserva di punti, e nel caso dello scenario storico della campagna neanche quello visto che si parte a flotte già schierate e territori già annessi.

Per allestire una flotta è necessario spendere i punti di cui sopra in varie navi, differenti per classe, stazza, armamenti e ovviamente costo. Si va dalle fregate, senza caratteristiche troppo particolari, fino alle navi da guerra armate fino alla chiglia e capaci di colpire a distanze molto superiori rispetto al resto dei vascelli.

Nel mezzo troviamo incrociatori, cacciatorpediniere, sommergibili e portaerei, dotati dei loro armamenti peculiari ma anche personalizzabili fino a un certo punto. I tipi di nave a disposizione sono appena una manciata ma tra le loro caratteristiche uniche e le postazioni di terra, come batterie di difesa o aereoporti, che entrano in gioco nell'invasione dei territori, le possibilità a disposizione sono molte.

Grazie alla presenza di danni separati per varie sezioni delle navi, è possibile mettere fuori gioco le armi migliori del nemico quando si hanno poche speranze di affondarlo in breve tempo.

Una volta ingaggiato uno scontro le unità a disposizione si muovono una per volta: le batterie di difesa possono solo scegliere se sparare, mentre gli aeroporti possono inviare velivoli in ricognizione per scoprire flotte nemiche, attaccare o difendere lo spazio aereo rendendo gli assalti delle forze aeree nemiche più complicati.

I vascelli possono anche muoversi con le limitazioni imposte dalla loro stazza, che rendono l'inversione di direzione un'impresa necessitante di più di un turno. Il posizionamento è fondamentale in quanto gli armamenti hanno un loro raggio d'azione, e mentre un cacciatorpediniere deve posizionarsi di fianco per lanciare dei siluri verso il bersaglio, un sommergibile può invece farlo dai tubi di lancio frontali.

Le portaerei, come prevedibile, contano su vari squadroni di velivoli per colpire praticamente ovunque, mentre i sottomarini possono scendere a diverse profondità per rendere più difficile la loro individuazione. Insomma, anche se non ci sono molte navi da portare in battaglia, gli scontri possono prendere pieghe molto varie soprattutto in caso di multiplayer con altri giocatori umani.

Le operazioni di fuoco sono molto semplici: ogni nave può sparare con tutte le torrette a ogni turno, anche dopo un'azione di movimento, e l'unico limite in questo caso è che le torrette più grandi possono necessitare di più di un turno per essere ricaricate (sempre se ancora integre).

Il supporto aereo è una delle armi migliori a disposizione, soprattutto quando si difende un territorio e si ha a disposizione un aeroporto.

Dopo il puntamento bisogna decidere a che distanza sparare, e l'unico aiuto in questo senso è un cerchio che indica una certa distanza attorno alla nave (2.000 metri a difficoltà intermedia, 1.000 a quella massima). Bisogna quindi prendere la mano con il sistema e fare qualche tiro di prova prima di centrare il bersaglio del momento. È presente anche un'opzione per sparare con tutte le torrette disponibili, molto comoda una volta prese le misure al bersaglio.

I colpi possono danneggiare vari punti dello scafo con tutte le conseguenze del caso: una nave con il ponte di volo distrutto non potrà lanciare aerei, e le varie torrette e tubi di lancio possono essere tutti distrutti separatamente.

Per le mappe di ogni scenario sono sparse poi delle boe, che una volta raggiunte conferiscono una "carta strategica". Gli effetti delle carte variano dal disabilitare un'unità nemica per un turno, riparare parzialmente una propria, stendere un campo minato o altro ancora. Gli effetti hanno un peso non indifferente ma vista la scarsità delle boe, la loro distanza e la manovrabilità limitata delle navi, non sempre vale la pena di rinunciare alla potenza di fuoco di una nave per mandarla a recuperare le carte in questione.

Gli ingredienti di Battle Fleet 2 sono tutti qui e danno vita a un gioco immediato e divertente che a conti fatti somiglia più a Worms che a una qualsiasi variante di battaglia navale. Bisogna però tenere presente che la campagna single-player è poco più di un'occasione per fare pratica con il gioco che altro, nonostante l'IA sia un osso duro al livello di difficoltà massimo dei tre disponibili, e non impegni più di un paio d'ore.

La possibilità di fare fuoco ogni turno con tutte le armi cariche a disposizione rende il posizionamento particolarmente importante.

Un requisito praticamente fondamentale per godersi Battle Fleet 2 è la voglia di giocare online, proprio in virtù dei pochi stimoli che offrono la campagna o le battaglie veloci contro l'IA. Da questo punto di vista, la community sembra viva grazie a tornei organizzati di recente anche dagli sviluppatori.

Inoltre, in caso siate patiti di grafica ed effetti da brivido, non siamo certamente di fronte al tipo di gioco che vi farà ammortizzare l'acquisto di schede video di fascia alta: Battle Fleet 2 non nasconde la sua duplice natura di gioco PC/iOS e pur risultando gradevole all'occhio in alcune circostanze, potrebbe risultare molto migliore se dotato di dettagli aggiuntivi che difficilmente avrebbero pesato sulle prestazioni.

Quel che conta maggiormente, però, è che a un prezzo decisamente abbordabile (€9,99 su Steam) il titolo di Capital J Media è in grado di regalare parecchie ore di divertimento, a patto che siate disposti ad andare oltre il single-player e cimentarvi online.

7 / 10
Avatar di Emiliano Baglioni
Emiliano Baglioni: Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.

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