Battlefield 2042 - prova
Faccia a faccia con il nuovo, atteso shooter di DICE.
Le foglie ingiallite, l'odore dei funghi, le caldarroste, quell'inspiegabile voglia di decorare l'intera casa con decine di zucche e scheletri di plastica. È difficile non amare l'autunno, anche perché ogni anni esso combacia con l'apertura di una stagione caldissima per l'industria dei videogiochi: buona parte delle release tripla A continuano a concentrarsi tra ottobre e novembre, e malgrado il 2021 sia stato segnato da tantissimi rinvii, saranno molti i grandi titoli dei più grandi publisher del mercato a sbarcare sui nostri scaffali nelle prossime settimane.
Quest'autunno viene inoltre chiamato da alcuni "l'autunno degli FPS", poiché nei prossimi mesi potremo trovarci a giocare alcuni attesi, importanti shooter in prima persona come Halo Infinite, Call of Duty Vanguard, ma soprattutto Battlefield 2042. Tra loro la competizione sarà davvero serrata, e se dovessimo tentare di ricostruire i blocchi di partenza di questa peculiare corsa, cercando di capire chi di essi abbia più probabilità di convincere la platea degli appassionati, dovremmo inevitabilmente inserire il kolossal di DICE ed Electronic Arts all'ultimo posto.
A differenza dei suoi colleghi, infatti, Battlefield 2042 è sulla bocca di tutti ma per le ragioni sbagliate. Previsto inizialmente per il 22 ottobre e poi rinviato a novembre, il gioco è stato al centro di tantissimi rumor su un ulteriore rinvio a marzo, ed è paradossalmente l'unico che ancora non si sia mostrato attraverso una beta o un'altra fase di test. Fortunatamente per DICE, ogni perplessità sta per essere spazzata via dall'imminente beta che, se state leggendo queste righe, è distante ormai soltanto poche ore dai PC e dalle console di chi ha preordinato il gioco.
Con qualche giorno d'anticipo, quindi, abbiamo potuto mettere alla prova l'offerta contenutistica della beta ed avere un primo, intenso contatto con Battlefield 2042 grazie a un lungo hands-on durato diverse ore, che ci ha permesso di ricevere diverse conferme sulla bontà di uno shooter per il quale avevamo aspettative altissime. Non siamo mai stati colti dalle perplessità e dai dubbi sul gioco ma, nonostante questo, siamo usciti dall'evento con la mandibola disarticolata e tantissima voglia di tornare sul campo a combattere, sintomo del fatto che forse, alla fine di questa caldissima stagione, lo shooter di DICE avrà davvero qualcosa da dire nella corsa al miglior FPS del 2021.
Andando con ordine, partiamo dai contenuti che la beta di Battlefield 2042 darà in pasto ai giocatori, durante i quattro giorni di gioco dal 6 al 9 ottobre. Andando nella direzione di un'inspiegabile cautela, specialmente se consideriamo come l'uscita del gioco disti ormai poco più di un mese, DICE ha scelto di rendere disponibile una sola modalità, Conquista, e solamente una mappa, Orbital, a detta degli sviluppatori la più popolare tra chi ha provato il nuovo Battlefield fino a questo momento.
Ambientata nella Guyana francese, Orbital si sviluppa attorno a un ampio sito di lancio, al cui centro svetta un colossale razzo che durante il round potrà spiccare il volo ricoprendo la mappa di fumo e lapilli, sempre che le squadre non decidano prima di farlo saltare in aria generando una grandiosa esplosione.
La mappa era stata al centro di diversi video di gameplay diffusi da DICE, e nonostante sapessimo bene quale sarebbe stato l'impatto visivo di un'ambientazione del genere, gli istanti iniziali della nostra prima partita hanno saputo toglierci il fiato e ricordarci ancora una volta il significato dello slogan "guerra totale", molto caro al marketing di Battlefield 2042.
Ci siamo infatti trovati sul fianco di una collina, circondati dai nostri compagni, avendo un'ampia visuale su tutto il sito di lancio che veniva sferzato dai razzi di una manciata di elicotteri in combattimento, mentre la fanteria si affrontava a viso aperto cercando di mantenersi al riparo dal fuoco di due carri posizionati strategicamente sopra un'altura. La pioggia battente, il suono ritmato dei colpi di artiglieria dei carri, il crepitio delle armi leggere: tutto contribuiva ad alimentare un senso d'immersione che soltanto un Battlefield può regalare al giocatore. Quel senso d'immersione che ci mancava davvero tantissimo.
Nel corso di un paio di partite abbiamo potuto familiarizzare con la mappa, divisa in sei diversi settori che come già sapevamo possono avere al loro interno un numero variabile di obiettivi che vanno tutti conquistati se si vuole rivendicare il settore per la propria squadra. Com'era prevedibile, la zona in cui si concentrano quasi tutti gli scontri a fuoco è quella del sito di lancio, che da un lato vede appunto il razzo, mentre dall'altra un imponente edificio che domina in altezza l'intera area.
L'obiettivo posto sulla sua sommità è quello in assoluto più conteso dalle due squadre, anche perché chi detiene quello spawn point ha dalla sua un vantaggio strategico considerevole: non solo è un ottimo nido per i cecchini, ma la fanteria d'assalto può gettarsi nel vuoto e paracadutarsi sui due obiettivi alla base della struttura e godere di una costante superiorità numerica durante la loro cattura.
Se il nucleo del gioco, di cui parleremo a breve, va in direzione della continuità rispetto alle precedenti iterazioni della serie Battlefield, ciò che davvero spezza con il passato è la dimensione delle ambientazioni, imparagonabili per grandezza a quelle viste finora. DICE lo aveva anticipato durante la fase di preview e malgrado ne fossimo consapevoli, ci ha colpito constatare quanto i settori siano vasti e distanti tra loro, quasi come mappe indipendenti l'una dall'altra.
Ciò non si traduce in aree di gioco poco popolate, anzi. Raggiungendo un settore apparentemente tranquillo e distante dal centro dell'azione, ci si può accorgere di come ogni porzione della mappa sia coinvolta in una sorta di partita parallela, un conflitto che non ha legami diretti con l'andamento del round ma che è influenzato dal potenziale flusso di rinforzi in arrivo dai settori già conquistati dai compagni. Ricordando come Orbital non sia la mappa più grande di Battlefield 2042, e che al contrario è considerata solo un'ambientazione di medie dimensioni, siamo impazienti di mettere alla prova le versioni next-gen di questo nuovo capitolo, ansiosi di scoprire fino a che punto DICE si sia spinta col concept della guerra totale.
Per il resto, Battlefield 2042 si mantiene fedele alla linea della tradizione e non ci sono particolari novità sul fronte dei meccanismi di Conquista che, com'era già noto, sarà una delle due modalità all'interno del comparto All-Out Warfare. La beta ci ha però fornito l'occasione di testare alcune importanti novità di gameplay, come quella della personalizzazione del loadout delle armi durante l'azione, oppure le nuove abilità uniche degli Specialisti e la gestione del loro equipaggiamento.
Nella beta saranno quattro gli Specialisti giocabili, ossia quelli già rivelati da DICE e che avevamo conosciuto in occasione dell'anteprima del gioco. McKay ha un rampino che gli permette di sfruttare il vantaggio fornito dall'accesa verticalità delle mappe, Maria Falck è un medico da campo dotato di una pistola che può curare a distanza i compagni, Boris può posizionare delle torrette automatiche e Casper ha dalla sua un drone che identifica e segnala i nemici in una determinata area.
Al di fuori di queste abilità, che sono uniche, ciascun Specialista non ha alcun vincolo sull'equipaggiamento, potendo dotarsi non solo di qualsiasi arma dell'arsenale di Battlefield 2042, ma potendo inoltre scegliere liberamente ogni sorta di accessorio collaterale. Se in passato la sacca di munizioni e quella medica erano una prerogativa di specifiche classi, in questo capitolo nulla ci vieterà di scegliere Casper (un personaggio che sulla carta dovrebbe ricoprire il ruolo di scout) ed equipaggiarlo con un fucile d'assalto e una sacca di munizioni, oppure con un lanciarazzi, o ancora una carica d'esplosivo C4.
Non è chiaro al momento se nel gioco finale saranno presenti ulteriori slot adibiti ad altri accessori, ma se dovesse essere questo il design finale delle classi di Battlefield 2042, è chiaro come la presenza di un solo spazio per oggetti di questo genere renderà ancor più cruciale il gioco di squadra. Dovendo scegliere tra cure, munizioni o lanciarazzi ed esplosivi, quel che non troverà posto nel nostro inventario dovrà necessariamente essere coperto da un compagno, pena l'essere costantemente impreparati ad affrontare i vari pericoli che affollano il campo di battaglia.
Per quel che riguarda la personalizzazione delle armi che compongono l'arsenale di questo capitolo, non possiamo esprimerci approfonditamente sull'argomento dal momento che nella build a nostra disposizione non era possibile modificare una bocca di fuoco nella schermata della mappa, magari attraverso un approfondito editor che siamo certi sarà presente nella versione finale di Battlefield 2042. L'unico modo per intervenire su di essa, infatti, era di ricorrere al selettore degli accessori durante l'azione, una novità che nella nostra esperienza si è rivelata incredibilmente utile per prepararsi in fretta ai mutati contesti del combattimento.
Dalla prova di qualche giorno fa arriva un'altra importante conferma, relativa a una feature su cui DICE era stata stranamente sibillina durante i precedenti appuntamenti col gioco. La distruttibilità ambientale, che curiosamente non era mai stata posta al centro della comunicazione del publisher, è presente all'interno di Battlefield 2042 e rimane uno dei cavalli di battaglia del franchise.
Se quasi tutte le novità di gameplay sono riuscite grosso modo a convincerci, c'è una scelta di design sulla quale avevamo espresso qualche dubbio in occasione dell'anteprima, e che abbiamo finalmente potuto mettere alla prova durante l'hands-on. Quando abbiamo scoperto che il gioco avrebbe incluso dei bot controllati dall'IA, non siamo rimasti molto entusiasti della cosa. Dopo la prova, possiamo affermare che la loro presenza è il problema principale della build che ci è stata messa a disposizione, un qualcosa su cui DICE dovrà lavorare alacremente in queste settimane che anticipano il lancio del gioco.0
Durante la nostra seconda partita abbiamo cominciato a notare un comportamento insolito da parte di alcuni giocatori, che correndo in campo aperto si fermavano e si lasciavano eliminare senza cercare un riparo. Da allora questi incontri si sono esponenzialmente moltiplicati, e abbiamo vissuto frangenti in cui ci trovavamo circondati da bot controllati da un'IA talmente fallace da non riuscire a mettere in segno nemmeno un colpo nei nostri confronti. Ora, c'è la possibilità che la difficoltà di questi bot fosse impostata al minimo, e la speranza è di non assistere a spettacoli del genere anche durante la beta, anche perché dall'altra parte dello schermo DICE avrà un potenziale acquirente, non un addetto ai lavori.
Vogliamo inoltre sperare che la build protagonista della nostra prova non sarà in generale la stessa dell'imminente beta, a causa della frequentissima presenza di bug e glitch che in qualche modo hanno stemperato la godibilità di un'esperienza che, senza problemi tecnici, sarebbe stata fuori scala sotto tutti i punti di vista. Abbiamo provato una versione del gioco vecchia di circa due mesi, è vero, ma la nostra preoccupazione (che potrebbe sparire già tra qualche ora) è che DICE arrivi al lancio di Battlefield 2042 col fiato un po' corto e con qualche imperfezione tecnica di troppo.
Malgrado i bug e la presenza di un'IA insufficiente su tutta la linea, le ore in compagnia di Battlefield 2042 sono trascorse veloci e le impressioni sul gioco non possono che essere più che positive, in attesa di mettere le mani sul prodotto finale. Venire catapultati al centro di un campo di battaglia vivido, insieme ad altri 127 giocatori, su gigantesche mappe che mutano col passare dei minuti, è qualcosa che facciamo fatica a descrivervi, e per fortuna non dovremo necessariamente farlo. Dall'8 ottobre la beta sarà aperta a tutti e potrete godere coi vostri occhi del terrificante, grandioso spettacolo offerto dalla guerra totale di DICE.