Bendy and the Ink Machine - recensione
Una macchia nera difficile da non vedere.
Nell'ultimo periodo l'influenza e la riapparizione di stili animati ispirati a quelli degli anni '20, hanno suscitato nel mondo videoludico curiosità e meraviglia nelle menti di chi non era mai riuscito ad avvicinarsi a questa particolare forma d'arte.
Cuphead è l'esponente piu' rappresentativo di questa tendenza, il cui stile grafico ha reppresentato il principale tra i meriti che il gioco si è guadagnato.
Bendy and the Ink Machine vuole seguire il filone inquietante e a tratti horror che questi disegni anni '20 incarnano, presentando un'atmosfera nera e meccanica ed una storia che pretende di essere ispirata ed originale. Ma quanto sarà profonda questa macchia d'inchiostro?
Bendy and the Ink Machine è un survival horror sviluppato da TheMeatly Games ed inizialmente rilasciato nella prima metà del 2017 per Windows, macOS e Linux in forma episodica e soltanto adesso su Playstation 4 e Nintendo Switch.
La trama ruota attorno ad Henry, un ex-disegnatore, invitato al suo vecchio posto di lavoro, la Joey Drew Studios, proprio dall'amico Joey, in quella che pensava essere una semplice rimpatriata, ma che si rivelerà una caduta verso l'oblio in cui la compagnia si è lasciata andare.
Nel corso della storia il protagonista sarà costretto a scoprire i segreti più macabri e malati della Drew Studios, perennemente immersa in una macchia d'inchiostro con cui dovremo imparare a convivere e, in alcuni casi, combattere.
La storia e il comparto artistico sono proprio i punti forti di quest'opera, grazie ad una scrittura interessante, che porta ad affrontare i turbamenti e le paranoie dell'animo umano.
Ciò accade sposando perfettamente le ambientazioni del gioco, ovvero i piani e le sezioni degli Studios, ormai corrose dall'onnipresente nero e da un accenno di soprannaturale che via via cresce con le fasi di gioco. Col risultato di tramutare l'opera stessa e facendo dubitare più volte il giocatore che ciò che sta affrontando sia reale.
L'avanzamento nei capitoli è seguito da uno sviluppo verticale degli Studios di cui nemmeno il protagonista Henry è a conoscenza, permettendo così un'immedesimazione e senso d'inquietudine più forti, man mano che il giocatore scende di piano. Questa discesa è affiancata alla componente paranormale del gioco, in cui le forme d'inchiostro che prendono vita e che attaccano Henry rappresentano il principale enigma della vicenda.
Nel corso della storia sarà possibile ascoltare varie registrazioni dei membri della compagnia, rivelando così la psiche dei personaggi e ciò che ha portato alla caduta dei Drew Studios.
I capitoli sono segnati da particolari colpi di scena, evidenziando così l'originaria natura ad episodi, e presentano molti segreti ed easter-egg che svelano i retroscena collegati alla storia.
In particolare il terzo capitolo merita una menzione a parte, presentando un bivio narrativo riguardante i due nostri principali antagonisti, che è possibile giocare separatamente ricaricando la partita.
Il characters design è davvero notevole e ispirato, mescolando realizzazioni distorte di disegni animati anni '20 ad esseri amorfi e terrificanti. In tal senso un plauso va rivolto al Demone dell'Inchiostro, anche se la varietà dei personaggi e dei nemici è scarsa sebbene proporzionata a un gioco dalla durata complessiva di circa 5 ore.
Se da una parte il gioco gode di una forte ispirazione artistica, dall'altra parte affonda totalmente per l'enorme numero di problemi tecnici che lo affliggono e per il poco sviluppato sistema di gameplay.
L'opera soffre di frequenti freeze, dovuti principalmente all'uso dell'inchiostro che appesantisce notevolmente il comparto tecnico. Sempre a questo problema si ricollegano i cali di fluidità, che danno non poche noie soprattutto nelle scene più concitate e che rischiano di minare l'avanzamento nella trama, costringendo a dover riavviare la partita, perdendo così i progressi ottenuti.
Il gameplay è basilare e spesso insufficiente, proponendo l'uso di 3 semplici meccaniche: corsa, salto e sistema di combattimento. Quest'ultimo è trattato con estrema banalità, mettendo a disposizione il solo attacco, senza però dare modo di schivare, difendere o variare il tipo di fendente.
Ne risulta che tutte le fasi di combattimento si traducono in un colpisci e scappa, in cui nemmeno la bassa varietà delle armi risolve il problema, poiché differiscono solo nella forza. L'unica eccezione è un mitragliatore che potrà essere ottenuto compiendo particolari azioni all'interno del terzo capitolo.
L'intelligenza artificiale dei nemici non è esente dalle difficoltà fin qui descritte, finendo col compromettere l'immedesimazione da parte del giocatore. A questo si aggiungono problemi di compenetrazione e di reazioni errate da parte dei nemici a seconda dei suoni prodotti. Capiterà inoltre che i nostri avversari si posizionino nella mappa in modo tale da non far passare il giocatore, costringendo così al riavvio del checkpoint.
Infine l'ultimo grosso difetto della realizzazione di Bendy and the Ink Machine riguarda la traduzione. Il gioco presenta infatti i sottotitoli in italiano, grammaticalmente errati e in certi casi addirittura fuorvianti per quanto riguarda l'obbiettivo da compiere. Ne conseguono rallentamenti nell'avanzamento nella storia, e il consiglio è quindi di giocare in Inglese.
In definitiva, Bendy and the Ink Machine si propone come un survival horror potenzialmente innovativo, inficiato però da numerosissimi problemi tecnici che causano non pochi momenti di frustrazione. Il gioco è pertanto consigliato a chi voglia vivere un'esperienza artistica diversa, sebbene sia necessario essere ben consci della fragilità tecnica del titolo. Il che è proprio uno spreco d'inchiostro.