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Berserk and the band of the Hawk - prova

"Se mi preoccupassi di non schiacciare le formiche non potrei nemmeno camminare".

Berserk è senza ombra di dubbio uno dei manga più di spessore mai concepiti. Chi vi scrive ne è un grande estimatore, seguendolo da quasi vent'anni e non avendo ancora perso del tutto le speranze per quel finale che sembra non voler arrivare mai. Bisogna ammetterlo, la storia ha subito dei cambiamenti di rotta, trasformandosi da dark fantasy crudo e spietato in una sorta di epopea dalle tinte quasi fiabesche. Detto ciò noi, così come molti altri fan, non possiamo fare a meno di continuare a sperare che il buon Miura decida di mettere la parola "fine" alla sua opera, consegnandoci finalmente l'epilogo di una delle più grandi saghe mai scritte.

Ma oggi non siamo qui per parlare del manga o dei vari adattamenti animati di cui Berserk è stato protagonista, bensì per dirvi come è andata la prova di Berserk and the band of the Hawk, il tie-in marchiato Omega Force che abbiamo di recente provato presso la sede di Koch Media. La saga di Gatsu è stata sfortunata dal punto di vista video ludico: a parte un action discreto uscito ai tempi solo su Dreamcast, non ci vengono in mente altri titoli degni di portare il suo nome. La gioia e l'hype sono montati a dismisura quando abbiamo appreso che un nuovo titolo su Berserk era in fase di sviluppo per PS4 e PC, anche se su di esso gravava l'ombra del genere di appartenenza.

Purtroppo, a fronte della nostra prova dobbiamo comunicarvi che i nostri peggiori timori si sono rivelati fondati e che questo Berserk and the band of the Hawk è un musou in piena regola. Non sappiamo se tra di voi ci sono estimatori di questo genere tanto amato nel Sol Levante, quel che è certo è che, come da triste tradizione, il button mashing regna sovrano e le migliaia di nemici a schermo sono stupidi come parameci. Il che è davvero un triste modo di utilizzare una licenza di questo calibro.

Usare l'Ammazzadraghi per sterminare i nemici è una bella soddisfazione, ma diventa ripetitivo dopo pochissimo.

Il titolo procede in ordine cronologico, (SPOILER) lasciando da parte il prequel con relativa seconda eclissi e mettendoci subito nei panni di un Gatsu adolescente, alla prese con la battaglia che lo metterà per la prima volta davanti ad un avversario davvero tosto, ovvero il pingue Bazooso. Il nostro hands on è proseguito per quattro scenari, permettendoci di rivivere l'incontro con Caska, il duello con Grifis, che consacra Gatsu come membro della squadra dei Falchi, e la prima missione sotto il comando del Falco Bianco. I ricordi fluivano come un fiume in piena mentre stringevamo il pad tra le mani, ma se al cuor non si comanda purtroppo il cervello non si è potuto dire altrettanto soddisfatto.

Chi ha giocato ad uno qualsiasi dei titoli appartenenti al genere sa bene di cosa stiamo parlando. Combo semplicissime da ripetere all'infinito per sterminare migliaia di nemici messi lì solo per essere falciati da una spada grossa come una tavola da surf, quasi inoffensivi. La barretta da riempire per entrare in modalità frenzy e accedere al mega attacco speciale, non è in alcun modo in grado di rompere una routine che già dopo la sola ora e mezza di test ci aveva fatto pensare che, nonostante fossimo innamorati del brand, non ce l'avremmo fatta. Troppo ripetitivo, troppo noioso e senza quasi livello di sfida.

Oltre alla storia e alle splendide cut-scene di intermezzo che fanno leva sul fattore "Lo-prendo-solo-perché-è-Berserk", il gioco ha le solite meccaniche cui Omega Force ci ha abituato coi suoi Dinasty Warrios, ormai più numerosi delle puntate di Beautiful. In aggiunta alla campagna, che speriamo prosegua fedele al manga originale esattamente come ha fatto durante le prime battute, c'è anche una modalità libera in cui rigiocare gli schemi già affrontati con i personaggi sbloccati. Un'ulteriore variazione sul tema è rappresentata da l'Eclisse Senza Fine, un serie di livelli da giocare in sequenza che permettono di sbloccare potenziamenti specifici per alcuni personaggi.

Oltre a Gastu si possono usare anche altri celebri personaggi della saga, peccato che il risultato finale non cambi di molto.

Insomma, a conti fatti abbiamo un brand di grandissimo richiamo, capace (o forse no?) di sostenere da solo il peso di una produzione svantaggiata dall'appartenenza ad un genere ormai stantio e ripetitivo. Al momento non è ancora chiaro se il gioco varrà la candela, quello che è certo è che una licenza di questo peso avrebbe potuto essere sfruttata meglio, in quanto adattabile a diversi generi più divertenti ed appetibili per il pubblico occidentale.