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Black Clover: Quartet Knights - recensione

Un action senza tocco magico.

Manga, poi anime, infine videogioco. Black Clover non ha saltato una singola tappa di quello che ormai è divenuto un processo produttivo standard per quel tipo di opere nipponiche che hanno saputo riscontrare un forte successo non solo in terra natia, ma anche all'estero. Una popolarità crescente che ha convinto Bandai Namco, già promotrice di IP come Naruto e One Piece, a far esordire il brand anche nell'industria di cui è parte attiva.

La prima scampagnata di Asta e compagnia bella tra pad e pulsanti da premere con il giusto tempismo, in particolare, non sembra proprio fare alcuna eccezione, instradandosi in un sentiero del tutto simile a quello già intrapreso dagli illustri colleghi già citati poco sopra. Quartet Knights è in tutto e per tutto un action tridimensionale, che vede un manipolo di eroi combattere mostri e avversari all'interno di arene più o meno ampie, sfruttando attacchi fisici e magici, incrementando progressivamente le loro abilità offensive e difensive a partire da una (debole) sovrastruttura ruolistica.

Il videogioco, che stando alle ultime notizie godrà presto di un adattamento manga, ripropone tutte le caratteristiche del mondo immaginifico ideato da Yuki Tabata. Nonostante l'incipit possa disorientare il neofita, grazie anche ad alcuni menù appositi, scoprirete presto che nel regno di Clover possedere poteri magici è assolutamente la norma.

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Scuole pensate per affinare il talento dei più giovani, permettono a ciascun adolescente di appropriarsi di un differente Grimorio, tomo personale che consente al possessore di lanciare incantesimi in base al proprio talento naturale. In questo mondo fantastico, spicca Asta, protagonista del videogioco, oltre che del manga ovviamente, speciale, a suo modo, perché privo di qualsiasi potere magico, ugualmente determinato a diventare prima o poi un Cavaliere Magico.

Insieme ad altri volti piuttosto noti a chi conosce già la saga, tra cui vale la pena citare Yuno, che al contrario del nostro è uno studente piuttosto dotato e a suo agio quando si tratta di usare incantesimi, Asta sarà al centro di un'avventura che sviluppa una trama non particolarmente emozionante, ma certamente funzionale nel fornire dettagli stuzzicanti ai fan, così come per calare nel contesto il neofita, che si godrà l'evoluzione del protagonista che non tarderà a scoprire quanto, in realtà, sia un mago dotato e potente.

La campagna si compone di una manciata di livelli in cui potrete impersonare diversi combattenti, feature incentivata anche dalla possibilità di riaffrontare quelli già superati impersonando avatar differenti e completando incarichi secondari, pratica imprescindibile per ottenere tutti gli sbloccabili messi in palio.

Oltre ai dialoghi a schermata fissa, la trama utilizza delle scene d'intermezzo in stile anime per svilupparsi. Peccato che la qualità di queste sequenze sia piuttosto altalenante.

Una volta sul campo di battaglia, purtroppo, ci si accorge di quanto il gameplay sia piuttosto povero, legato a meccaniche ormai superate, che per lo più incoraggiano, senza nemmeno troppo successo, la cooperazione con gli altri membri della propria squadra. Pulsanti frontali e trigger, attivano incantesimi o attacchi corpo a corpo, mentre non manca un comando per difendersi, come quello per attivare, quando possibile, tecniche speciali in combinazione con uno o più alleati.

Tutti i personaggi disponibili, sedici in tutto tra cui alcuni inediti, sono divisi in quattro tipologie di unità. Gli Aggressori, come Asta per l'appunto, prediligono i combattimenti corpo a corpo; il Supporto altera gli stati di alleati e nemici; i Guaritori, come facilmente intuibile, curano le ferite del team; i Tiratori, infine, colpiscono dalla distanza grazie a potenti incantesimi.

Se in singolo il tutto si riduce ad una serie di scontri che di tattico hanno ben poco, nonostante un control scheme che comunque prevede diversi poteri ed incantesimi da attivare inerentemente al nemico che si sta affrontando, online il tutto funziona lievemente meglio, non fosse che scontrandosi contro altri utenti è effettivamente necessario imbastire strategie e tattiche per vincere la partita.

Ogni mossa ha precisi tempi di cooldown che influenzeranno il vostro approccio alla battaglia.

Soprattutto quando le condizioni di vittoria non si limitano alla sola eliminazione di tutti gli avversari presenti nell'arena, ma, ad esempio, prevedono di scortare una specie di bomba fino all'accampamento nemico, Black Clover: Quartet Knights mostra un pizzico di carattere, un barlume di personalità che si trasmette attraverso partite tiratissime, spesso impegnative, piuttosto divertenti.

Purtroppo la parte salvabile della produzione si limita a quest'ambito. Anche la sovrastruttura ruolistica si rivela debolissima, incapace di imprimere un minimo di progressione all'avventura. Dopo ogni successo, difatti, si viene esclusivamente premiati con nuovi Mazzi, con cui poi è possibile potenziare tecniche già in possesso del combattente, o nuovi abiti con cui agghindare gli avatar.

Persino il comparto grafico non fa assolutamente nulla per arricchire, o quantomeno caratterizzare, il gioco. Le arene sono spoglie, avare di dettagli, spesso monocrome. I modelli poligonali, per quanto fedeli alle controparti del manga e dell'anime, sono malamente animati.

Non tarderete ad affezionarvi ad Asta, ennesimo protagonista che supera qualsiasi difficoltà con la forza della determinazione.

Black Clover: Quartet Knights è il classico titolo che saprà farsi apprezzare solo dai fan del manga e dell'anime. Avaro di contenuti, tutt'altro che stupefacente sotto il profilo grafico, si avvale di gameplay ormai arretrato e poco attraente, divertente, a sprazzi, solo online, quando si gioca con gli alleati giusti, contro avversari all'altezza della situazione.

Chi apprezza l'opera di Yuki Tabata si divertirà anche solo per la possibilità offertagli di vestire i panni di Asta e Yuno e di seguirli in un'avventura dalla trama interessante e stuzzicante. Tutti gli altri si annoieranno piuttosto in fretta, frustrati da un gioco alla lunga ripetitivo, caratterizzato da una scarsa progressione e ancorato a meccaniche per nulla innovative.

6 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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