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Black Lives Matter: l'industria videoludica supporta le proteste. Ma le altre volte? - editoriale

Sony, Microsoft, EA: le aziende solidarizzano con le proteste. Perché solo ora?

Una volta tanto l'industria dei videogiochi ha deciso di prendere una posizione politica: Black Lives Matter. La protesta che sta infuocando le strade degli Stati Uniti è sotto gli occhi di tutti: in TV e nei social network vengono diffuse le immagini e le scene delle rivolte che hanno seguito l'uccisione di George Floyd.

Versione breve per chi avesse vissuto sotto un sasso negli ultimi giorni: un uomo di colore è stato ucciso da un poliziotto che per diversi minuti gli ha tenuto un ginocchio sulla gola. A nulla sono servite le lamentele di Floyd ("Non riesco a respirare"), che sono anche state registrate da alcuni passanti. Forse, proprio per la potenza di tale scena, negli ultimi giorni Sony, Microsoft, Naughty Dog, Electronic Arts e altri produttori hanno pubblicamente condiviso gli ideali della protesta.

Il gruppo Sony, il 31 maggio, ha condiviso su Twitter uno statement ufficiale, nel quale ha dichiarato che "stare zitti sul tema della violenza e del razzismo verso le persone di colore significa essere complici". Phil Spencer, numero uno di Xbox, ha ritwittato lo statement di Sony e altrettanto ha fatto il profilo ufficiale di Microsoft, aggiungendo "Restiamo uniti".

Accantonando la storica rivalità, Phil Spencer ha ritwittato lo statement di Sony riguardo alle proteste in USA.

Posizioni nette nei confronti della situazione negli Stati Uniti sono arrivate, nello stesso giorno, anche da Riot Games, Bethesda, Activision, Naughty Dog. E poi Marvel e il profilo ufficiale di Star Wars. Fa rumore l'attuale assenza di Nintendo in questo coro: sembra che nemmeno questa situazione possa far esporre la casa giapponese in alcun modo.

Eppure, a pensare male si fa peccato ma spesso, lo sappiamo, ci si azzecca. Allora viene da chiedersi: cosa c'è di diverso questa volta al punto che l'industria videoludica si è schierata? Chiariamo: considerata l'attuale situazione negli Stati Uniti, è difficile restare impassibili. Ma non è certo la prima volta che nel Paese le persone di colore protestano per i loro diritti. Eppure, però, in tutti gli altri casi l'industria videoludica non ha detto niente.

Da mesi Hong Kong è luogo di proteste da parte della popolazione, contraria all'invasività della Cina nelle politiche locali. Proteste che vengono represse con la forza. Eppure nemmeno questa situazione, spesso generata in scontri tra i civili e le forze dell'ordine e testimoniata da immagini e video, ha mai smosso l'industria dei videogiochi. Quindi, torniamo al punto di partenza: cosa c'è di diverso stavolta?

Electronic Arts ha rinviato un evento dedicato a Madden NFL 21 a seguito del caso Floyd.

Possiamo formulare varie ipotesi. La prima, quella più ottimista: la situazione è talmente plateale che le aziende non avevano altra scelta. Negli Stati Uniti la situazione è andata oltre quanto si potesse prevedere. Forse la quarantena dovuta al COVID-19, forse l'insofferenza diffusa verso la gestione dell'attuale presidente Donald Trump, forse l'altissimo tasso di disoccupazione: fatto sta che le proteste sono tra le più potenti che gli Stati Uniti abbiano registrato da molti anni a questa parte.

La benzina era ormai tantissima e la morte di Floyd è stata la scintilla. L'intero modo ha gli occhi puntati sugli Stati Uniti e le aziende non potevano fare altro che condividere gli ideali della protesta, che in molti casi si sta svolgendo in modo civile (ma che in altri ha portato a duri scontri con le forze dell'ordine e al danneggiamento di negozi e bar).

Ipotesi pessimista (o almeno, cinica): tutto fa pubblicità. Sony aveva in programma l'evento di PS5 il 4 giugno: tale presentazione è saltata ed è stato posticipata a data da destinarsi. "L'evento dedicato a PlayStation 5 previsto il 4 giugno sarà rimandato. Sappiamo che i gamer erano entusiasti di vedere i giochi PS5 ma riteniamo che questo non sia il momento della celebrazione, riteniamo sia giusto fare un passo indietro perché altre voci siano ascoltate" è la nota ufficiale diramata da Sony Interactive Entertainment. Insomma: ha ricordato a tutti, soprattutto a quelle persone che magari non erano sintonizzate, che PS5 è in arrivo.

La protesta negli Stati Uniti è dilagata più di quanto ci si potesse aspettare. Molte aziende hanno preferito schierarsi pubblicamente. Tranne Nintendo.

Lo stesso vale per Electronic Arts. "Domani (il 1 giugno, ndR) ci eravamo impegnati a celebrare Madden NFL 21 con voi, ma non lo faremo", ha detto la società, che ha poi sottolineato la sua solidarietà alla protesta. Anche qui, si è voluta ricordare l'uscita del gioco di football, tra i più popolari del produttore. Perché non prendere posizione senza ricordare il proprio titolo? Il discorso, ovviamente, lo si può estendere un po' a tutti gli altri: Microsoft ha una console in rampa di lancio, Naughty Dog sta per commercializzare The Last of Us Parte 2. E così via...

Siamo cinici? Sì, però parliamo di colossi quotati in borsa e qualche dubbio vale sempre la pena porselo. Quel che è certo è che, al di là delle ragioni specifiche che abbiano mosso la mano delle PR delle varie società, l'industria dei videogiochi ha preso posizione. Persino Activision i cui giochi, secondo Kotick, non dovrebbero essere accostati alla politica.

Questo, comunque la si voglia guardare, è un successo per l'intero settore. Ora la speranza è che l'industry dimostri coerenza e che sia altrettanto sensibile in futuro quando il mondo mostrerà, ancora una volta, le sue storture.