Black Mesa: un remake magistrale che migliora un grande classico - recensione
Xensazionale!
Succede sempre così, non è vero? Aspettiamo tutta una vita l'uscita di un nuovo Half-Life e, all'improvviso, ne arrivano due nello stesso momento...
Gli occhi di tutti sembrano essere puntati in direzione di Half-Life: Alyx, in arrivo come un uragano alla fine del mese ma, mentre ci prepariamo a indossare i nostri visori VR per affrontare questa attesissima avventura, un altro capitolo della storia videoludica sta giungendo al suo epilogo. I lavori su Black Mesa, l'evanescente e tanto sospirato remake del primo Half-Life, è finalmente concluso. Finito. Pronto.
Già vi sentiamo esclamare: "Aspettate! Black Mesa è davvero un Half-Life? Riuscirà un remake realizzato da un gruppo di fan nel corso di quattordici anni a rendere giustizia ad uno dei giochi più influenti della storia?". Lasciate che ve lo diciamo chiaro e tondo: Black Mesa è assolutamente un Half-Life. Nel campo dei remake è esattamente tutto ciò che era possibile sperare: non solo rende il capitolo originale più bello da vedere, lo migliora anche sotto praticamente ogni altro aspetto.
Molti di voi potrebbero già conoscerne la storia, almeno in parte. La sezione relativa a Black Mesa del gioco è disponibile da giocare fin dal 2012 ma, nel frattempo, il titolo è passato da progetto amatoriale a Early Access vero e proprio su Steam. Per molti fan di Half-Life, tutto questo era già sufficiente. Molti progetti simili non arrivano nemmeno a vedere la luce del Sole, pertanto avere un remake anche parziale di Half-Life sembrava già un piccolo miracolo. D'altronde, a chi importa di Xen? È sempre stata la parte più debole del gioco originale, perché preoccuparsene?
Crowbar Collective ha la propria personale risposta a questa domanda ma ne parleremo a tempo debito. Nel frattempo è bene analizzare il lavoro svolto dallo studio per portare la struttura di Black Mesa nel Source Engine, se non altro per apprezzare le migliorie apportate dal 2012 ad oggi.
Black Mesa si apre con una scelta piuttosto coraggiosa da parte del team di sviluppo: la parte iniziale sul treno è più lunga rispetto a quella dell'originale Half-Life. È strano pensare che un momento così iconico della storia degli FPS sia stato anche uno degli aspetti meno apprezzati del gioco, all'epoca del lancio. Prolungarlo ulteriormente è stata una mossa audace da parte di Crowbar Collective ma, allo stesso tempo, offre al giocatore la possibilità di notare tutti i piccoli dettagli inclusi nella sezione introduttiva.
Black Mesa, ora, è più popolata rispetto alla visione originale di Valve e gli scienziati si muovono ovunque, indaffarati attorno alla stazione del treno. Le guardie, dal canto loro, pattugliano diversi checkpoint che non esistevano nel primo capitolo. Ad ogni modo, però, non è solo il comparto visivo ad essere stato modificato. Il classico messaggio di benvenuto sembra provenire da uno speaker in lontananza ed una nuova soundtrack ci propone le sue note iniziali mentre un laureato ventisettenne del MIT inizia il suo peggior giorno di lavoro.
Si tratta, a tutti gli effetti, di una dichiarazione di forza di Crowbar Collective: non sono qui per scherzare, né si sentono legati ad ogni pixel del gioco originale pubblicato da Valve. Questo, in definitiva, è ciò che definisce Black Mesa. La volontà di non limitarsi a replicare ma il tentativo di migliorare l'intera esperienza di Half-Life rifinendo ciò che funziona e, ancora più importante, rimuovendo ciò che non serve.
È davvero sorprendente notare quanto sia audace il progetto Black Mesa, sotto quest'ultimo aspetto. Alcuni capitoli come 'On A Rail' sono stati pesantemente rivisitati tagliando le parti più noiose mentre, in altri capitoli, sono stati rimossi alcuni elementi (come nel caso del mostro tentacolare di Surface Tension). Black Mesa, inoltre, aggiunge una serie di elementi completamente nuovi come una gamma più ampia di scienziati (tra cui anche donne, per la prima volta). Allo stesso tempo, sono state aggiunte nuove linee di dialogo e un nuovo doppiaggio per approfondire il contesto della trama e collegare meglio la storia del primo Half-Life al suo sequel.
Badate bene però: Black Mesa non perde mai di vista lo spirito originale del gioco che sta tentando di ricreare. I primi capitoli come 'Unforeseen Consequences' e 'Office Complex' sono puro survival horror: limitano l'arsenale di armi a disposizione del giocatore mentre lo costringono ad evitare gli headcrab e schivare gli artigli degli zombie. Con l'arrivo dei Marine in 'We've Got Hostiles', Black Mesa velocizza il passo ed offre alcune fasi di combattimento al fulmicotone che Crowbar Collective ha calibrato e rifinito fin nei minimi dettagli. Una delle differenze più marcate tra il software disponibile su Steam oggi e quello del 2012 è proprio la difficoltà meno punitiva degli scontri: i Marine appaiono ancora piuttosto pericolosi ma non hanno più la mira infallibile che avevano in precedenza.
Va considerato, comunque, che le fondamenta di quest'opera erano già parecchio solide e spesso è difficile distinguere quanto di questo splendore sia merito di Crowbar Collective e quanto, invece, di Valve. Black Mesa, tuttavia, offre una risposta rapida a questo quesito nella parte dell'avventura relativa a Xen. Crowbar Colletive, infatti, è riuscita a prendere i livelli finali del gioco (Xen, Gonarch's Lair, Interloper e Nihilanth, i più deboli dell'offerta originale) e li ha trasformati in quella che, probabilmente, è la parte più riuscita dell'intero pacchetto.
Queste quattro ambientazioni sono state completamente riprogettate per amplificarle ed implementarle con nuovi puzzle ambientali, incontri inediti e nuovi elementi narrativi. Questo cambiamento è particolarmente visibile nei capitoli di Xen. Nell'originale Half-Life, Xen occupava solo qualche minuto e comprendeva solo una piccola catena di deludenti isole fluttuanti. In Black Mesa, invece, Xen è costituito da oltre un'ora di esplorazione extra-terrestre con panorami che spingono il Source Engine fino al suo limite.
La sequenza di apertura è letteralmente mozzafiato. Gordon attraversa il portale Lambda e si ritrova in un mondo alieno, circondato da rocce fluttuanti nel vuoto violaceo che si estende a vista d'occhio, in un'atmosfera illuminata solo parzialmente dal Sole bluastro di Xen. Avvicinandoci al precipizio dell'isola su cui ci troviamo, veniamo investiti da uno stormo di uccelli alieni che solcano il cielo mentre suona la soundtrack di Joel Nielson.
Questo è solo un assaggio di ciò che Xen ha da offrire. Crowbar Collective ha terraformato Xen da ciò che era una piccola catena di isolette marroni fluttuanti in un ecosistema alieno ricco e diversificato. Il team di sviluppo ci mostra gli Houndeye e i Bullsquid nei loro habitat naturali e ci offre la possibilità di dare uno sguardo al funzionamento di Xen. La nostra sequenza preferita è quella che vede Gordon attraversare un laboratorio di frontiera stabilito da un precedente team di esplorazione Lambda. Non è solo uno splendido esempio di worldbuilding ma contiene anche un nuovo punto di vista su alcuni avversari classici di Half-Life.
Quelli su Xen sono livelli principalmente concentrati sull'esplorazione e danno al giocatore la possibilità di assaporare lentamente gli scenari e di risolvere semplici puzzle ambientali. Crowbar Collective, però, ha conservato il meglio per il capitolo noto come 'Gonarch's Lair'. Qui, lo scontro contro il nefasto mostro tentacolare di Half-Life è stato trasformato in un gioco del gatto col topo piena di sorprese e colpi di scena. Non scenderemo troppo nei dettagli ma possiamo dirvi la qualità delle animazioni e il design del livello sono assolutamente alla pari con qualsiasi altro FPS di ultima generazione.
Il terzo capitolo, 'Interloper', inizia in modo promettente, proprio come 'Gonarch's Lair'. Sfortunatamente, l'ambizione di Crowbar Collective si dimostra controproducente, in questo caso. Il livello si dimostra eccessivamente lungo e carente della varietà che sosteneva la parte iniziale di Xen. Non è terribile, sia chiaro, è solo un passo indietro notevole rispetto ai due capitoli di apertura.
L'ultimo scontro con il Nihilanth è sicuramente la porzione del gioco rimasterizzata con maggior fedeltà all'originale nonostante Crowbar Collective abbia apportato alcune piccole modifiche nell'ottica di rendere il combattimento più entusiasmante. Non è eccezionale come l'incontro con il Gonarch ma è comunque un finale parecchio soddisfacente.
Black Mesa è un'opera incredibilmente affascinante. Un progetto che era cominciato come un semplice upgrade di Half-Life è diventato un gioco a sé stante che assomiglia più a "La Cosa" di John Carpenter piuttosto che a un generico "Half-Life Remastered". È un evoluzione che riflette l'identità delle persone che l'hanno creata. Quello che prima era un piccolo gruppo di appassionati modder di Half-Life 2 è diventato un talentuoso studio di sviluppo a tutti gli effetti. Siamo davvero curiosi di vedere cosa faranno adesso: ci piacerebbe sapere cosa possono fare, slegati dalle catene della nostalgia. Se Valve non avesse voglia di creare Half-Life 3, conosciamo un gruppo di persone che potrebbero occuparsene...