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Black Mirror 2

Avventura “vecchia” fa buon brodo...

Ad esempio, nonostante la presenza di un numero di hotspot considerevole, ogni qualvolta avrete esaurito le interazioni possibili con un oggetto, questi semplicemente non sarà più cliccabile. In questo modo ben presto imparerete a focalizzare la vostra attenzione sugli elementi di maggiori rilievo, tralasciando la fuffaglia che ogni buona avventura porta comunque in grembo.

Il giocatore viene poi guidato nel suo peregrinare da un diario dove vengono trascritti gli obiettivi del caso, così che avrete sempre bene in mente cosa fare e allo stesso tempo vi verrà fornita tutta una serie di indizi più o meno espliciti, tali da rendere la vita decisamente agevole e raramente frustrante.

Questo fatte salve ovviamente le occasioni in cui la morte incomberà sul vostro destino se non sarete abbastanza rapidi nel prendere la decisione corretta: dopo un po’ di tempo si torna felicemente a lasciarci la pelle!

Piove, senti come piove….

Quello che invece viene vantato come un punto di forza in questo secondo episodio, rischia alla lunga di essere uno dei macigni sotto cui la giocabilità difficilmente sopravvive: le tonnellate di dialoghi presenti nel gioco sono in grado infatti di far assopire anche dopo essersi sorbiti 45 caffè. La cadenza e la puntigliosità degli scambi di battute contribuiscono purtroppo ad affossare così un ritmo mai veramente incalzante.

Graficamente, dopo tonnellate di cartoni animati, conigli, cani, gatti e animali vari, è di contro proprio piacevole avere a che fare con ambientazioni richiamanti la realtà quotidiana, quasi che la sospensione dell'incredulità possa accarezzare meglio il giocatore quando questi affronta qualcosa che possa richiamare direttamente la propria esperienza. Forti di questa consapevolezza, gli autori di Black Mirror 2 hanno dato vita a un vero e proprio mondo vivo, riccamente particolareggiato e curato fin nei minimi dettagli, qui sì inseriti in maniera armonica all’interno del contesto di gioco.

Il sonoro, solitamente protagonista delle storie raccontate sul filo del rasoio e dell’orrore, risulta d'atmosfera, con un campionario di suoni capace di creare atmosfere credibili e pathos a chili; questo a patto di non fare caso al fatto che a volte il cambio di melodia non è associato ad alcun evento particolare, come il vecchio Imuse ci aveva invece felicemente abituato eoni fa: evidentemente i gamberi non sono solo animali…

Quando si dice un’entrata invitante…

Il doppiaggio invece, in pura lingua inglese, si difende decisamente bene, con una narrazione che seppur non seguita dai movimenti dei protagonisti, risulta credibile e giustificata dalla personalità dei vari attori.

Giunto infine alla conclusione di questa disamina, ci tengo però a sottolineare anche il fatto che, in un periodo storico dove il packaging per diversi motivi sta diventando sempre più un contorno e non una pietanza, i ragazzi di Adventures Planet (i publisher italiani del gioco) si sforzano di presentare un prodotto curato, piacevole alla vista come al tatto: sicuramente un punto a favore per gli amanti delle avventure grafiche, da sempre attenti a questo tipo di particolari.

Una magione oscura, omicidi, un protagonista atipico: il mistero apparecchiato da DTP avrebbe anche tutte le potenzialità del caso ma pecca nel tentativo di ripetere il successo (inaspettato a onor del vero) del suo predecessore.

Gustoso ma retrò, a prova di palati fini ma a rischio di sonnolenza, è proprio vero che esistono solo le mezze stagioni…

7 / 10
Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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