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Blacklight: Tango Down

Un progetto troppo ambizioso.

Nel mondo di Tango Down, i continui scontri a fuoco si svolgono fra due fazioni differenti: quella dei Blacklight (una forza speciale americana) e quella dei The Order (ex militari). Entrambi i gruppi possono contare su una gran quantità di armi differenti e, soprattutto, su alcune tecnologie particolarmente utili.

La prima, indubbiamente la più importante anche nel gioco vero e proprio, è quella dei visori a realtà aumentata, che una volta attivati permettono, per un breve periodo di tempo, di individuare su schermo la posizione dei nemici e delle zone d'interesse della mappa (casse di munizioni, stazioni di cura e via dicendo).

Mentre si utilizza il visore in questione, tuttavia, si rimane totalmente indifesi, quindi è fondamentale scegliere con cura dove e quando attivarlo.

Un altro gruppo di strumenti tecnologicamente avanzati presente in Tango Down è quello delle granate, fra le quali ne troviamo una in grado di riavviare il visore dei bersagli nel raggio d'azione (rendendoli temporaneamente ciechi), oppure un'altra capace di creare una zona di disturbo visivo, che però si rivela utile unicamente come copertura provvisoria.

Quello della personalizzazione delle armi è uno degli elementi più curati del gioco. Le combinazioni possibili sono infatti moltissime.

Nonostante i problemi legati al gameplay e al bilanciamento generale, Tango Down è comunque in grado di offrire un'esperienza di una certa varietà, principalmente grazie al gran numero di modalità in esso presenti.

Ovviamente non mancano i classici deathmatch (individuali o a squadre), affiancati da Retrival (una variante del Capture the Flag), Domination (conquista e controllo di alcune zone della mappa), Detonate (recupero di una bomba da far detonare nel quartier generale nemico), e Last Man Standing (anche in questo caso nella sua variante singola o di gruppo).

Tutto questo può essere giocato all'interno di una delle 12 mappe presenti nel gioco, che pur presentando una certa varietà di design, si rivelano spesso troppo piccole per garantire un'esperienza ad ampio respiro. Lo sbilanciamento delle armi di cui abbiamo già parlato, inoltre, rende praticamente impossibile impostare una qualsiasi strategia diversa dal semplice ed efficace “assalto a testa bassa”.

Attraverso il visore si possono individuare i nemici appostati. Spesso, però, nemmeno questo basta a rompere gli accerchiamenti causati dal design delle mappe.

Se il multiplayer competitivo non dovesse bastare, inoltre, i programmatori hanno inserito in Tango Down anche quattro brevi missioni chiamate Black Ops, da affrontare da soli o in compagnia di tre amici. Anche in questo caso, purtroppo, l'esperienza non è delle più riuscite, vista la scarsa Intelligenza Artificiale dei soldati nemici e la povertà generale del design.

Blacklight: Tango Down, quindi, si rivela essere un progetto interessante ma con molti problemi. Considerando che per la stessa cifra è possibile scaricare un gioiello come Battlefield 1943, superiore praticamente sotto ogni punto di vista, possiamo consigliare l'acquisto di questo titolo dei Zombie Studios unicamente a chi non sopporti l'ambientazione storica dell'alternativa Electronic Arts e che, magari, sia alla ricerca di un'esperienza frenetica, economica e senza troppe pretese.

6 / 10
Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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Blacklight: Tango Down

PS3, Xbox 360, PC

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