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Blizzard Entertainment, WandaVision e la nave di Teseo

Il sogno di Morhaime, Adham e Pearce esiste ancora?

Il cambiamento è parte della nostra esistenza. Come specie, l'essere umano si evolve per adattarsi al mondo che lo circonda, sviluppando tratti che gli permano una vita in condizioni sempre migliori. Le nostre abitudini cambiano, la nostra routine quotidiana si modifica, il nostro corpo è in continua mutazione, cellule muoiono e rinascono costantemente.

Ma in tutto questo divenire e mutare il nostro "io" rimane lo stesso? Siamo sempre la stessa persona, nonostante il nostro corpo venga continuamente rimpiazzato da parti nuove?

Facciamo un passo indietro, precisamente verso l'antica Grecia di Eraclito, Platone e Plutarco, i primi tre filosofi che hanno cercato di analizzare un enigma metafisico che tutt'oggi è materia di discussione.

Le leggende narrano che la nave di legno dell'eroe Teseo fosse conservata intatta nel corso degli anni, venendo riparata costantemente sostituendo ogni parte deteriorata dal passare del tempo. Si arrivò ad un punto in cui nessuna delle parti originali faceva parte della nave che solcò i mari in avventure leggendarie, nonostante la forma e l'aspetto dell'imbarcazione fosse rimasto immutato.

Ai piedi della famosa statua all'ingresso degli uffici di Blizzard possiamo trovare questa placca. Ci auguriamo sia valida anche un domani.

Questo ragionamento (la nave è sempre la stessa ma allo stesso tempo è stata completamente sostituita) porta inevitabilmente alla domanda: la nave di Teseo è stata conservata oppure no? Qui ovviamente stiamo parlando dell'entità nave e non dell'oggetto fisico di fronte a noi.

Questo concetto, usato in maniera eccellente nella serie TV prodotta da Marvel, WandaVision (evitiamo spoiler per coloro che non hanno avuto il piacere di guardarla), è stato analizzato nel corso dei secoli da numerosi filosofi e trova tutt'ora applicazione nei nostri giorni.

Un restauratore di una macchina d'epoca, per esempio, fino a che punto può ancora considerare originale la Cadillac su cui sta lavorando dopo che ogni pezzo è stato rimpiazzato? È ancora una macchina d'epoca, oppure una replica?

L'essenza delle persone che l'hanno usata non esiste più, non è più rintracciabile. Un concetto, questo, che viene applicato ai campi più svariati, come una squadra di calcio che cambia formazione ogni anno o come un band musicale che cambia la lineup talvolta interamente, ma conservando il nome originale.

Jeff Kaplan è solo l'ultimo dei nomi eccellenti che hanno lasciato la casa di Irvine. Quanto questa uscita di scena influirà sul già tribolato sviluppo di Overwatch 2?

Passiamo ora al mondo del gaming e al titolo di questo articolo. Corre l'anno 2014 e all'interno di Blizzard Entertainment una prima scossa viene data da Rob Pardo, Chief Creative Officer di Blizzard, che dopo 17 anni di onorata carriera decide di lasciare la compagnia per cui ha contribuito alla creazione di titolo come Diablo, Warcraft e Starcraft.

Due anni più tardi, Josh Mosqueira, Lead Director di Diablo 3, segue le orme di Pardo; lo stesso anno, più per motivi personali che lavorativi, Chris Metzen, amato doppiatore del personaggio Thrall e cardine narrativo di Blizzard, decide di abbandonare. Tre persone in due anni possono sembrare una goccia nell'oceano, forse qualcosa che possiamo definire fisiologico nella vita di una compagnia. Se non fosse che questi tagli si sono trasformati in un'emorragia di nomi sempre più altisonanti.

Nel 2018, Ben Brode, la mente dietro Hearthstone, lascia dopo 15 anni di carriera per fondare il suo studio, seguito nello spazio di pochi giorni da Hamilton Chu, produttore esecutivo dello stesso gioco. Un impatto questo che si è visto nelle espansioni successive del gioco di carte digitale ambientato nel mondo di Warcraft, che ha perso in originalità e mordente.

Ma per tutti i fan della compagnia di Irvine il colpo al cuore è arrivato da Michael Morhaime, co-fondatore di Blizzard, quando durante la Blizzcon del 2018 ha annunciato il suo addio da amministratore delegato, lasciando definitivamente l'azienda nell'aprile 2019.

Se l'intero management di un'azienda si teletrasporta altrove, non siamo dinanzi a un'altra applicazione del paradosso della nave di Teseo?

Vorremmo poter chiudere la lista qui dei fuoriusciti ma purtroppo altre figure chiave del mondo Blizzard hanno lasciato negli anni seguenti, tra cui Dave Kosak, altra figura chiave per Hearthstone, e notizia di pochi giorni fa, Jeff Kaplan, papà di Overwatch e figura leggendaria per World of Warcraft.

Il che non è normale. Siamo fuori da quel ricambio generazionale che di solito avviene in compagnie così importanti, e il fatto che nessuno dei transfughi abbia addotto motivazioni alle proprio dimissioni fa sembrare quella della perdita di identità e di ethos un'accusa più che fondata.

La nostra nave di Teseo da esaminare è proprio qui, di fronte ai nostri occhi. La Blizzard Entertainment del 2021, almeno per la somma dei suoi componenti, non è più la stessa compagnia che ha dominato il mercato videoludico con titoli che hanno fatto la storia. Sempre più parti vengono rimpiazzate (e qui non stiamo giudicando se queste parti siano migliori o peggiori sia chiaro), e quella posizione dominante di studio "amato da chi ci lavora" si sgretola sempre di più.

Se a questo aggiungiamo i numerosi licenziamenti di massa, gli esorbitanti bonus al CEO Bobby Kotick, sempre più ricco in maniera quasi oltraggiosa, e gli studi chiusi fra cui quello storico di Parigi, possiamo ancora chiamarla Blizzard Entertainment?

Un passsaggio di consegne che ancora fa male. J. Allan Brack diventa il nuovo (e invisibile) presidente di Blizzard.

Cosa può salvare il nome di uno studio avvitato sempre più velocemente in una spirale apparentemente senza fine? Quanto questa annata terribile di isolamento dovuta alla pandemia sta influendo sui ritardi di sviluppo per titoli come Overwatch 2, Diablo 4 e il supporto post lancio di Shadowlands, e quanto invece tali problemi sono dovuti a quella mancanza di identità e di ethos che si sta sviluppando in maniera sempre più evidente per via di un ricambio generazionale che non è fisiologico ma forzato?

Lo spirito di Blizzard purtroppo si è disperso, dissipato. O quantomeno rimane appeso ad un filo sottile, come quello tessuto dalle parche della mitologia greca, in controllo del nostro destino e del nostro fato, pronte a reciderlo quando è il nostro tempo.

È giunto il tempo per Blizzard di arrendersi di fronte all'evidenza che quel nome, di fatto, è un guscio vuoto dipinto per sembrare ciò che non è?

La nave di Blizzard, un tempo leggendaria per le sue imprese, sembra essersi persa in un oceano stravolto dalla tempesta; ogni manovra per cercare di ristabilire la rotta sembra portare più problemi che soluzioni, e una ad una le scialuppe di salvataggio si stanno allontanando.