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Bound - recensione

Una nuova, incredibile esperienza visionaria dagli autori di Datura.

Da qualche anno a questa parte, agosto è diventato il mio mese preferito per le uscite videoludiche. Piccoli e grandi titoli come Everybody's Gone to the Rapture, Braid, Papo & Yo e Sound Shapes (giusto per citarne qualcuno), sono stati tutti pubblicati in questo mese, e anche quest'anno i giochi interessanti non sono mancati all'appello.

Le cosiddette produzioni tripla A sono da tempo 'confinate' al periodo pre e post-natalizio ed eventualmente primaverile, e sempre più publisher decidono di lanciare prodotti di nicchia o poco pubblicizzati nel cuore dell'estate, come nel caso di questo Bound.

Dopo lo splendido Abzu, agosto ci regala quindi un nuovo e imperdibile gioco per tutti gli amanti dei prodotti originali. Lo studio che si è occupato dello sviluppo di Bound si chiama Plastic ed ha sede in Polonia, ma se a molti di voi questo nome potrà suonare nuovo, è bene sapere che hanno già collaborato con Sony su PlayStation 3 in più di un'occasione.

Ormai non è più un segreto che i ragazzi di Plastic amino sperimentare con le nuove tecnologie, visto che in passato sono stati tra i primi a sfruttare il giroscopio del DualShock 3 con la demo tecnica 'Linger in Shadows', e successivamente il PlayStation Move con Datura. In Bound hanno invece deciso di supportare l'imminente PlayStation VR, dispositivo che per ovvie ragioni non abbiamo potuto utilizzare per questa recensione.

Le movenze della protagonista sono un vero spettacolo per gli occhi, peccato che ogni tanto le collisioni non facciano il loro dovere.

Come probabilmente avete capito, Bound è un videogioco molto particolare, e più precisamente un platform tridimensionale dove siamo chiamati ad esplorare strutture impossibili che si ergono su un oceano di cubi fluttuanti. Ok, forse questa non è proprio la spiegazione più naturale da dare ad un titolo del genere, ma basta dare un'occhiata alle immagini a corredo di questo articolo per farsi un'idea più chiara.

Nei panni di una misteriosa principessa che indossa una maschera, il nostro compito è quello di svelare l'arcano dietro cui si cela l'invasione del reame da parte di una gigantesca creatura che ha conquistato il regno di nostra madre senza alcun apparente e valido motivo. Mi fermo qui con i dettagli sulla trama perché non voglio rovinarvi la storia ma sappiate che le sorprese non mancheranno.

Oltre al comparto tecnico, che analizzeremo più avanti, sono le movenze della protagonista a catturare immediatamente l'attenzione del giocatore. Ogni movimento o azione della principessa corrisponde a un passo di danza, un ballo che si protrae lungo tutta la durata dell'avventura, e che regala al gioco un fascino ancora più incredibile.

Il gameplay c'è ma non aspettatevi nulla di profondo: si risolvono semplici puzzle ambientali, si schivano entità ostili con una capriola, si cammina in punta di piedi lungo pericolosi precipizi, si salta da una piattaforma all'altra in cerca della prossima mossa da fare, e magari si cerca di raggiungere e raccogliere tutti i frammenti fluttuanti sparsi per il livello.

Bound è un titolo relativamente breve come Journey e Abzu, ma ci sono comunque diversi incentivi per portarlo a termine una seconda volta.

In sottofondo, intanto, migliaia di poligoni si spaccano, si piegano, creano distorsioni visive e animano un regno in procinto di essere distrutto dal gigantesco mostro. La sporadica ripetitività delle ambientazioni non è certo un grosso problema per Bound, visto che in certi momenti propone percorsi più semplici per superare le zone particolarmente ostiche. Alcuni sentieri sembrano poi portare verso il nulla ma, se ci si guarda attorno con attenzione, i piccoli segreti nascosti e apparentemente impossibili da ottenere sono in realtà raggiungibili con pochi sforzi.

Graficamente Bound se la cava egregiamente, grazie un solido motore grafico che raramente scende sotto il 60 fotogrammi al secondo, e al tripudio di effetti speciali che inondano lo schermo dall'inizio alla fine dell'avventura. Le animazioni della principessa sono ben realizzate ma è impossibile non notare una certa sensazione di rigidità che circonda tutto ciò che si muove nel gioco, anche se personalmente penso sia una scelta voluta dagli sviluppatori.

L'unica cosa che fa un po' storcere il naso sono le collisioni, che non sempre fanno il loro lavoro, specialmente durante i salti più lunghi. Com'è d'abitudine in questa generazione di console, l'inclusione di un photo mode è cosa sempre ben gradita, e premendo il touchpad del controller è possibile sbizzarrirsi con mille opzioni e filtri.

Bound probabilmente non sarebbe lo stesso senza la memorabile colonna sonora dinamica, che si adatta in tempo reale all'azione. Semplici melodie di musica classica sono state perfettamente mixate con corposi organi e distorsioni elettroniche, capaci di estasiare le orecchie di coloro che stanno giocando.

Lo studio Plastic ha dimostrato ancora una volta il suo talento nel creare prodotti visionari e allo stesso tempo interessanti.

Quanto alla longevità, il titolo di Plastic è uno di quei prodotti che è possibile portare a termine in un'unica sessione di gioco. La mia prima run è durata poco meno di tre ore, tempo durante il quale ho cercato di trovare quanti più frammenti possibili, e naturalmente di godermi appieno l'atmosfera. Per i collezionisti è presente anche un trofeo di platino ma sappiate che durante il primo walkthrough ho ottenuto solo un misero bronzo, peraltro legato (spoiler!) alla modalità foto.

Quali sono quindi gli incentivi per completare una seconda volta Bound? La presenza di finali multipli è già un buon motivo per impugnare di nuovo il DualShock 4, ma anche la modalità speedrun contribuisce ad aumentare la longevità, grazie alle sue molteplici classifiche mondiali e alla miriade di opzioni disponibili.

L'ordine con cui deciderete di affrontare i singoli livelli nella speedrun, vi aiuterà a capire come poter portare a termine il gioco completo nel minor tempo possibile, ma anche sbirciando i tempi nelle leaderboard sarà di buon aiuto.

Bound quindi non solo si è guadagnato senza troppi problemi un eccellente voto, ma anche e soprattutto un posto tra la lista degli indie più interessanti del 2016. Il coraggio dei ragazzi polacchi ha contribuito a creare (ancora una volta) un'esperienza forse non troppo originale, ma sicuramente capace di immergerci in un mondo visionario, dov'è il giocatore a poter interpretare la storia a suo piacimento.

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Se quindi rientrate in quella fetta di giocatori che amano gli esperimenti e i titoli bizzarri, Bound è un acquisto altamente consigliato, mentre tutti gli altri farebbero bene a valutare attentamente l'acquisto, prima di spendere i 20 Euro necessari per scaricarlo.

A questo punto non vedo l'ora di vedere come se la caverà quando PlayStation VR arriverà nei negozi, dato che alcune sequenze sembrano essere state progettate specificamente per il visore della realtà virtuale di Sony.

8 / 10
Avatar di Manuel Stanislao
Manuel Stanislao: Manuel muove i primi passi nel mondo videoludico all’età di 8 anni, dopo essere rimasto stregato dal NES del vicino di casa. Nel 2010 entra a far parte di JAVS, per poi approdare ad Eurogamer nel tardo 2011 grazie a un'ignota congiunzione astrale.

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Bound

PS4

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