Bow to Blood: Last Captain Standing - recensione
Un'avventura consigliata solamente agli appassionati del genere sci-fi
La fantascienza è senza dubbio uno dei generi più abusati di sempre, non importa che si tratti di libri, cinema o videogiochi. Spesso viene utilizzata per conquistare una massa di pubblico molto giovane, ovvero quella che si lascia ammaliare dalla bellezza estetica dei scenari esotici e dall'irresistibile emozione che si prova quando ci si mette a bordo della propria navicella per esplorare galassie inesplorate. I ragazzi di Tribetoy per Bow to Blood hanno quindi scelto un sentiero parecchio affollato. Fortunatamente hanno provato ad arricchirlo con delle trovate interessanti, ricreando uno stile tipico da reality show televisivo.
L'avventura si apre nel peggiore dei modi: una lunghissima sezione tutorial ci spiega meccaniche basilari e facilmente intuibili. Solamente dopo il gioco entra nel vivo, concedendoci di esplorare delle macro aree generate in maniera procedurale e di prender parte a delle competizioni che chiederanno l'eliminazione di svariati avversari (proprio come per le esplorazioni). Sfortunatamente bastano poche ore per comprendere la natura parecchio ripetitiva della produzione.
La noia, quindi, ha preso subito il sopravvento; complice anche location che si somigliano un po' troppo tra loro e di eventi quali, pur essendo diversificati, finiscono sempre per porci gli stessi obiettivi. Non dovremo fare altro che sconfiggere un certo numero di nemici o raccogliere oggetti. A completare il quadro troviamo un sistema di controllo della navicella a dir poco snervante, accompagnato per giunta da hitbox poco precise, afflitte da numerosi problemi.
Tra una spedizione e l'altra faremo ritorno nel nostro abitacolo, luogo in cui riposare in vista delle prossime operazioni, riparare del tutto la nostra navicella (può essere parzialmente riparata anche durante le esplorazioni, impartendo ordini ai compagni a bordo) e salvare la partita.
Ogni episodio è suddiviso in più round, ciascuno dei quali si ambienta in uno scenario in cui accumulare punti; più questi saranno alti, maggiore sarà la nostra posizione in classifica.
Capita, di tanto in tanto, che i personaggi facenti parte della classifica vi parlino attraverso delle schermate testuali in pieno stile anni novanta. In questi momenti dovremo compiere vere e proprie scelte che andranno a mutare il comportamento degli avversari, i quali godono di un'intelligenza artificiale capace di delineare personalità, obiettivi e motivazioni differenti a seconda delle situazioni. La produzione di Tribetoy in questi frangenti si trasforma in un gioco di ruolo, risultando a conti fatti una delle trovate migliori concepite dal team di sviluppo.
Altro elemento di rilievo (che tuttavia poteva essere meglio approfondito) è la gestione dell'equipaggio e delle risorse. Questi elementi saranno gestiti impartendo degli ordini a due compagni attraverso una ruota di selezione. In maniera pressoché identica vengono gestiti i danni, che potranno essere deviati in quattro diversi scompartimenti.
Degno di nota, infine, è lo stile da reality show televisivo e l'arrivo di una versione completamente dedicata al caschetto per la realtà virtuale di Sony.
Queste sono le conquiste di Bow to Blood che risollevano le sorti di un gioco altrimenti mediocre, consigliato comunque ai più dediti ed appassionati. Coloro che non vedono l'ora di mettersi ai comandi e partire alla scoperta dell'ignoto - a patto di non pretendere troppo, altrimenti si rischia di rimanere delusi.