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Bravo Team - recensione

Guerriglia tattica in salsa VR.

Supermassive Games è senza ombra di dubbio la software house più attiva dell'intero panorama VR, pur lavorando su una sola piattaforma. A meno di un anno e mezzo dall'uscita di PlayStation VR sono infatti già quattro i titoli sviluppati dal team britannico, che finora però si è confrontato quasi esclusivamente col genere thriller/horror, con risultati altalenanti. Bravo Team prende invece una direzione totalmente diversa, quella dei tactical-shooter. Molti si aspettavano qualcosa di simile a Rainbow Six mentre il risultato finale è più simile allo stile di Time Crisis, magari con un pizzico di libertà di movimento in più.

Dopo aver scelto il vostro alter-ego, entrerete nei panni di uno dei componenti di una squadra anti-crisi impegnato in una missione ad alto rischio in una città dell'Est Europeo non ben specificata. Avrete al vostro fianco un compagno che potrà essere impersonato da un altro giocatore o gestito dall'Intelligenza Artificiale. Inutile dirvi che in questo secondo caso il divertimento è discretamente inferiore, visto che non potrete coordinarvi in alcun modo con il vostro collega e dovrete sperare in un compagno virtuale più solerte che mai.

Ciò ci ha costretti in un paio di occasioni a morire perché il nostro team-mate non è intervenuto tempestivamente per salvarci o per darci una mano quando il fuoco nemico era eccessivo. Nonostante ciò possiamo comunque affermare che l'I.A. del gioco non è poi così malvagia, anche se il grosso del lavoro dovrete farlo quasi sempre voi.

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Le missioni di Bravo Team si svolgono su binari a doppio senso. Potrete muovervi avanti e indietro su percorsi invisibili, le cui tappe sono rappresentate da punti di appostamento predefiniti. La componente tattica in single player è ridotta all'osso e si limita proprio alla scelta e al raggiungimento della migliore posizione di tiro o del punto in cui è possibile rifornirsi di munizioni. In coop invece risulta vitale (e ovviamente più divertente) coordinarsi vocalmente per scegliere le posizioni più efficaci o il momento più adatto ad evitare che il compagno si becchi una pallottola.

Una volta dietro una copertura il gioco diventa molto simile al titolo di Namco citato in apertura. Col tasto dorsale potrete uscire dalla copertura per mirare e fare fuoco, mentre il movimento della testa in VR vi permetterà di modificare leggermente la posizione di tiro. Bravo Team offre una discreta precisione, specialmente se deciderete di utilizzare l'Aim Controller che ha esordito con Farpoint. In più di un'occasione siamo riusciti ad uccidere un nemico attraverso lo spazio rimasto tra due tavole di legno o a lunga distanza, tenendo saldamente davanti il mirino dell'arma di turno.

La quantità di bocche da fuoco disponibili non è paragonabile a quella degli FPS più blasonati, ma non ci si può lamentare. A seconda della situazione avrete a disposizione armi primarie che vanno dai classici mitragliatori e shotgun, a fucili di precisione. In aggiunta potrete optare per un'arma secondaria che è possibile equipaggiare premendo velocemente Triangolo. È ovviamente meno potente e va usata solo in casi di emergenza quali la penuria di munizioni o lo stato di quasi-morte.

Il tracciamento del caschetto PlayStation VR permette di sporgersi dalle coperture e di sollevare il fucile per sparare alla cieca.

Nel caso veniate colpiti fatalmente il vostro personaggio si accascerà a terra, ma avrà ancora la possibilità di usare la sua pistola per eliminare eventuali minacce vicine in attesa di aiuto. Se tale aiutò arriverà potrete proseguire la vostra battaglia, in caso contrario dovrete riprendere dall'ultimo checkpoint passato.

La campagna principale è composta da una mezza dozzina di missioni, ognuna delle quali è divisa in scenari della durata media di 10 minuti. A livello di difficoltà normale non dovreste impiegare più di un fine settimana per portarla a termine, ma avrete a disposizione anche una modalità a punti che vi permetterà di rivivere ogni livello con un counter di punteggio che più arcade non si può. Ad ogni serie di uccisioni un indicatore su schermo aumenterà il moltiplicatore, che calerà progressivamente quando non metterete a segno dei bersagli validi.

La natura arcade del gioco rende questa modalità accessoria più divertente di quella principale perché fornisce al giocatore uno scopo per andare avanti, quello di accumulare punteggio. Tale scopo è invece più debole nel gioco principale a causa di una trama fin troppo generica, che si esaurisce in poco tempo e senza alcun sussulto.

Nel caso veniate colpiti dovrete attendere l'intervento del compagno che vi rimetterà in sesto. Se giocate insieme all'I.A. fatevi il segno della croce.

Dal punto di vista tecnico Bravo Team si attesta su un livello più che sufficiente ma distante dai migliori titoli PlayStation VR. Il livello di dettaglio e la conta poligonale non sono altissimi, ma la pulizia grafica è discreta per un titolo che propone alcuni scenari decisamente più aperti di quelli visti in The Inpatient e Until Dawn: Rush of Blood. Vanno però segnalati alcuni glitch abbastanza fastidiosi, che si sono verificati in caso di cambi di inquadratura troppo repentini o quando il protagonista era seduto. In quest'ultimo caso il suo corpo si è letteralmente staccato ed è penetrato nella testa, uno spettacolo abbastanza inquietante. Buona invece la precisione con cui viene rilevato l'Aim Controller, i cui movimenti reali sono riprodotti con puntualità e velocità dalle armi su schermo.

Nell'insieme Bravo Team non è il gioco per cui valga la pena acquistare PlayStation VR e sebbene nel suo cuore si percepiscano alcune potenzialità, esse risultano ovattate da un gameplay fin troppo semplice e ripetitivo e da una longevità appena sufficiente. Nell'ambito ambito degli FPS Farpoint è ancora qualche spanna più avanti, ma se avete voglia d'immergervi totalmente in una guerriglia urbana in puro stile arcade, questa è una delle poche alternative che avete al momento.

6 / 10
Avatar di Daniele Cucchiarelli
Daniele Cucchiarelli: Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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