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Breathedge - recensione

Una vagonata di Subnautica, un pizzico di Prey e... un pollo immortale?

Non è survival puro, non è avventura narrativa, sa soltanto quello che non è. Se solo capisse quello che è.

C'era davvero bisogno di parafrasare per l'ennesima volta questa splendida, abusatissima frase di quell'adorabile mascalzone di Boris di Balto? Ovviamente no ma uno, è una frase iconica di una splendida storia e due, è incredibilmente calzante e azzeccata, descrizione perfetta della sensazione che a un certo punto di questa curiosa avventura ci ha colpiti come un razzo in avaria nello spazio più profondo. La perfetta spiegazione di una sorta di crisi d'identità.

Breathedge sfoggia in bella vista sulla propria pagina Steam quello che in pratica è il sottotitolo di questa recensione. "È come Subnautica mischiato con Prey" è una frase che piaccia o meno lascia il segno, perché un mix di uno dei migliori survival mai creati e di un action-adventure in stile immersive sim che regala tutto lo splendore delle idee di Arkane sarebbe pressoché un capolavoro assicurato. Certo, a patto che questo mix non abbia un sapore orrendamente acerbo. Sicuramente di orrendo qui c'è poco o nulla ma qualcosa di acerbo non manca ed è un peccato perché, nonostante le pecche, per larghi tratti tutto è andato a meraviglia.

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Ma le cose vanno dette con chiarezza a partire dal fatto che qui di Prey ci sia poco o nulla (a parte il trovarsi nello spazio e la visuale in prima persona). Qualche accenno a strani alieni e la presenza di una misteriosa cospirazione non bastano di certo per trasformare l'epopea di un apparente signor nessuno in una storia da capolavoro. La trama però funziona anche e soprattutto per il particolare humor che sin dalle primissime battute rende evidente quanto il non sense e la caccia alla citazione più bizzarra siano di casa.

Polli immortali, mucche spaziali, chewing gum capaci di salvarci la vita, poveri malcapitati morti nei modi più assurdi, crafting con risorse insospettabili e una IA decisamente poco standard sono solo l'inizio. Breathedge non riesce sempre a fare centro ma in tantissime occasioni strappa più di un sorriso anche grazie a una manciata di trovate di gameplay che sfiorano la genialità.

Il nostro anonimo protagonista si ritrova improvvisamente alla deriva nello spazio a causa di un grave incidente che rovina quello che avrebbe dovuto essere un tranquillo viaggio verso un funerale galattico in compagnia della salma dell'amato nonnino. È così che dal nulla il nostro primo obiettivo diventa trovare un modo per fuggire da questo incubo di rottami spaziali e intanto, non è un survival mica a caso, sopravvivere. Diamo quindi il benvenuto ai più classici e semplici dei parametri vitali.

Illarion Croftovic > Lara Croft

La salute si ripristina dormendo o con dei medikit mentre la sete e la fame non hanno bisogno di particolari spiegazioni. Tutto piuttosto semplice e morire di stenti è quasi impossibile nella modalità standard (ce ne sono quattro con impostazioni più o meno libere e incentrate sulla narrazione) a meno di non sfidare la fortuna in situazioni evidentemente pericolose o di terminare l'ossigeno in una delle scampagnate al di fuori dell'abitacolo alla ricerca di risorse e oggetti indispensabili. Inoltre la morte per quanto presente non è assolutamente punitiva e i progressi persi sono a conti fatti minimi.

L'anima survival, se vogliamo, si vede soprattutto in questi frangenti e nella gestione dell'ossigeno. Proprio questo parametro e le dimensioni dell'inventario in cui raccogliere risorse e oggetti sono l'elemento più complicato da gestire soprattutto nelle prime fasi, quando i miglioramenti a nostra disposizione sono pochi e incapaci di regalarci una vera svolta nello spazio aperto. Uno spazio che tra l'altro riesce a dimostrarsi molto credibile forte di un audio opportunamente soffocato e ovattato (lato localizzazione niente italiano purtroppo) e di un impianto visivo che sfoggia un Unreal Engine 4 che si destreggia con grazia al confine tra realismo e stile cartoonesco.

L'ossigeno e l'inventario regolano, insieme a particolari elementi esterni o alla necessità di oggetti importanti da creare, una progressione piuttosto ritmata che spinge a sfidare la sorte in scampagnate alla deriva azzardate capaci di premiare il coraggio con scoperte sensazionali sia per il gameplay che per la narrazione. Si inizia così a costruire strumenti per raccogliere minerali o particolari fonti d'energia o una tuta estremamente resistente a freddo, al calore o ad altri pericoli assortiti. Fino ad arrivare addirittura alla messa a punto di veicoli più o meno di fortuna e a gettare le fondamenta di una vera e propria minibase spaziale da costruire passo passo.

Umorismo o non umorismo, l'atmosfera lascia il segno.

Le possibilità sono tante ed è un piacere scoprire piccole chicche nascoste tra rottami che poco prima sembravano assolutamente irraggiungibili. C'è una sensazione di progressione che più di ogni altra cosa fa da traino anche nei momenti meno ispirati, anche quando l'inventario pieno o l'ossigeno al limite ci urlano di tornare ancora una volta sui nostri passi per fare rifornimento e per avere "le mani libere" pronte ad accogliere chissà quale scoperta.

Anche perché nonostante il continuo avanti e indietro tra la base e l'obiettivo della situazione rischi di diventare a dir poco tedioso, la sensazione di essere davvero un sopravvissuto nello spazio più profondo e la voglia di scoperta riescono a rendere ogni "camminata" appagante, interessante e stimolante. Almeno fino a quando non ci hanno colpito le prime avvisaglie di un qualcosa che durante lo sviluppo non sembra aver funzionato per il meglio, forse anche a causa del lungo periodo in Early Access e della voglia di portare a termine una creatura che potrebbe aver richiesto molte più attenzioni del previsto proprio nella realizzazione del finale.

Il crafting inizia a intrecciarsi con la possibilità di costruire una vera e propria base e proprio con questa costruzione di moduli e compartimenti ci si imbatte in una complessità di per sé tutt'altro che negativa ma gestita nel modo sbagliato. Tutorial quasi nulli, spiegazioni chiare praticamente inesistenti e il rischio di un trial and error frustrante fanno storcere il naso di fronte a una feature sulla carta incredibile e capace di arricchire l'avventura in modi fino a quel momento impensabili. Ma nonostante tutto anche la cattiva gestione del base building è poca cosa rispetto allo strano e improvviso stacco che mai ci saremmo aspettati.

Nello spazio senza limiti...oh, tranne l'ossigeno.

Mentre si portano avanti obiettivi e si scoprono nuovi punti di interesse si completano dei capitoli che a un certo punto variano drasticamente il loop di gameplay che tra alti e bassi aveva funzionato fino a quel momento. Improvvisamente Breathedge ci fa "perdere" i frutti del nostro duro lavoro e diventa una sorta di walking simulator all'interno di stazioni spaziali più o meno vaste caratterizzate da obiettivi chiaramente indicati a schermo. Si perde quel senso di libertà che ci portava a fluttuare nello spazio combattendo con i movimenti goffi del protagonista, si perde anche la necessità di tenere d'occhio l'ossigeno e si abbraccia una linearità che fino a quel momento non aveva mai neanche lontanamente sfiorato la nostra erratica esplorazione.

Si corre tra i corridoi raccogliendo tutto il possibile, riempiendo un inventario ridicolmente minuscolo per la mole di risorse "regalate" in bella vista e lo si fa tornando continuamente alla base per depositare la "zavorra" e ricominciare. Quell'avanti/indietro che prima ci spingeva a esplorare lo spazio a 360° diventa un avanti/indietro piatto all'interno di corridoi che presentano elementi narrativi anche importanti ma che non hanno la forza per giustificare una sensazione di stanca improvvisa e fino a quel momento evitata.

Sembra quasi che il focus sia virato pesantemente per arrivare alla parola fine o perfino che la leadership del team di sviluppo sia cambiata in favore di questo approccio da avventura narrativa. Manca l'equilibrio e il mix tra survival esplorativo e avventura narrativa si sbilancia nel modo sbagliato. L'umorismo, il non sense becero e la voglia di scoprire quale altro assurdo marchingegno ci permetterà di proseguire tra chewing gum e scatolette di carne rimangono però intatti tenendo a freno un cambio di direzione che rischiava di mandare in frantumi il divertimento imperfetto di Breathedge.

L'inventario è la differenza tra la vita e la morte.

Sa farsi amare anche da chi i survival li ha sempre guardati con diffidenza, inciampa in magagne e difettucci e poi smarrisce quasi del tutto la propria essenza in un cambio di focus da crisi esistenziale. Se solo fosse rimasto fedele a se stesso Breathedge sarebbe stato il survival spaziale per eccellenza e un degno collega di quel Subnautica che di diritto rappresenta il meglio nel genere.

Tra imperfezioni ed errori, questa assurda maratona nello spazio rimane un viaggio appassionante e degno di essere vissuto per ore e ore (facilmente più di 20 se presi dalla voglia di esplorare in lungo e in largo). Un gioco che ha smarrito la via, uno dei tantissimi what if di quello sconfinato universo degli Accessi Anticipati.

7 / 10
Avatar di Alessandro Baravalle
Alessandro Baravalle: Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.

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