Brothers, a tale of two sons - recensione
La trasposizione su iOS mantiene intatta la magia dell'originale?
Brothers fa parte di quella categoria di giochi di cui pochi parlano, ma di cui quei pochi ne elencano le doti con rara profusione e convinzione. La nostra recensione della versione Xbox è un ottimo esempio. pur non avendo le caratteristiche per ottenere un successo mainstream, Brothers è infatti uno di quei titoli capaci d'impressionare per i propri contenuti, offrendo un mix di caratteristiche molto peculiare.
A volerlo incastrare in un genere, Brothers è un puzzle game con una forte tinta narrativa. Si tratta della storia di due fratelli che intraprendono un viaggio lungo e periglioso alla ricerca della medicina per il padre morente. Sembrerebbe più la trama di una quest secondaria di un MMO più che il tema di un gioco per cui si sono sprecati i 9 e i 10 da parte della critica specializzata. Ma il segreto di Brothers sta nell'esperienza generale, che è decisamente superiore alla mera somma delle sue parti.
La storia è semplice, priva di testi, e raccontata esclusivamente da quello che si vede sullo schermo e dalle azioni richieste ai giocatori; i personaggi, quando si esprimono, lo fanno con un linguaggio che ricorda quello dei Sim, un gibberish emotivo e gestuale che ben comunica comportamenti ed emozioni basilari. Questo permette al gioco di fluire ininterrotto senza alcuno stacco su video, testi o schermate secondarie. Questo, insieme alla forza emotiva di un intreccio capace di toccare le corde classiche più efficaci della narrativa umana, è il primo tassello dell'eccezionalità di Brothers.
Il gameplay è costituito da un'esplorazione monodirezionale punteggiata di enigmi che necessitano di un minimo di applicazione intellettiva e di una dose ancora più minima di destrezza. Non esistono livelli di difficoltà e l'intera esperienza di gioco è palesemente pensata più per essere attraversata senza frustrazione che per proporre sfide o puzzle soddisfacenti.
Si tratta più che altro di un diversivo all'esplorazione, qualcosa che offra al giocatore una partecipazione più attiva agli eventi garantendo, comunque, l'immediatezza dell'accesso al tratto di scenario successivo. I due fratelli, comandati entrambi dal giocatore, interagiscono e si aiutano costantemente durante il gioco; in una sorta di cooperativa solitaria è sempre necessario pensare in coppia. Questo gameplay particolare è soddisfacente (anche se un po' ripetitivo) e crea anche nel giocatore un certo attaccamento empatico con i due personaggi.
In ultimo abbiamo l'aspetto estetico, che è ottimo sia nella realizzazione che nella tematizzazione fiabesca. I vari scenari che si incontrano hanno tutti un chiaro sapore di avventura fantastica ma sono anche realizzati con una semplicità che ne fa risaltare la bellezza e il lato naturalistico. I personaggi che popolano questo mondo sono volutamente stereotipici ma, grazie a gameplay e narrazione, risultano ancora freschi e interessanti.
Tutti questi aspetti hanno decretato il grande successo di critica e di pubblico delle versioni console e PC di Brothers, ed è ora venuto il momento di capire come il gioco è stato adattato ai tablet iOS. "Compromessi" è la parola-chiave, e non si tratta di compromessi da poco, purtroppo. Innanzitutto il sistema di controllo. Brothers richiede l'uso di un doppio joystick per comandare i due fratelli; una buona parte della magìa del gioco risiede proprio in questa interazione.
La soluzione obbligata escogitata dagli sviluppatori per la versione iOS è quella di due grossi joystick "a schermo" che, pur non essendo molto intrusivi, sono decisamente più scomodi di quelli fisici. L'assenza di un feedback fisico infatti è il più grosso problema di questa soluzione: non potete sapere dove sono i vostri pollici sui due joystick se non guardandoli o interpretando il movimento dei personaggi.
Questa soluzione rende più scomoda e meno immediata l'interazione, inserendo nel gioco una nuova difficoltà del tipo che si dovrebbe sempre evitare nel game design, ovvero quella legata alla lotta con il sistema di controllo. Insomma, il twin stick è una mancanza che si fa sentire in maniera decisa.
In second'ordine sono stati fatti compromessi anche nella qualità grafica e questo non può che impattare sulla bellezza degli scenari, che hanno ora un look decisamente meno affascinante; certo il design artistico è il medesimo, ma qualche spigolo in più nei modelli e texture a risoluzione inferiore fanno sentire il loro peso. Lo schermo di dimensione ridotta è inoltre sicuramente meno immersivo, come lo sono gli speaker del tablet (tanto che il gioco suggerisce l'uso di auricolari). A compensare questi problemi c'è però un prezzo ridotto a un terzo rispetto alla versione PC (5 euro invece che 15).
In definitiva Brothers arriva su iOS grazie a compromessi dolorosi che però permettono anche ai giocatori di questa piattaforma di godere di questa esperienza videoludica decisamente unica. Se potete acquistare il gioco su console o PC vi consigliamo vivamente quelle versioni (soprattutto per la questione del twin stick), ma in mancanza di meglio, questa versione iOS è una discreta alternativa a basso prezzo.