Brothers in Arms: Double Time
Missing in action.
Il sistema di controllo, solitamente un'area delicata per molti titoli che troppo spesso scadono in configurazioni sciocche e forzatamente adeguate al Wiimote, è generalmente buono. Per richiamare la squadra dovrete alzare il Nunchuck ed eseguire un movimento circolare nell'aria: nulla di essenziale e rivoluzionario, eppure si tratta di un segnale militare in perfetto stile Hollywood che incoraggia il giocatore ad immedesimarsi maggiormente nell'azione. Meno convincenti gli attacchi corpo a corpo e la modalità di lancio delle granate: per colpire un nemico con l'arma dovrete muovere il telecomando orizzontalmente, mentre per le bombe sarà necessario tenere premuto i tasti + o – mentre si esegue un movimento verticale.
Precisione o reattività non costituiscono un problema in sé, ma è piuttosto una questione di come questi movimenti abbiano serie ripercussioni sulla visuale. Impiegare lo strumento con cui si mira per eseguire attacchi di quel tipo è come chiedere ad un giocatore PC di far volare il mouse in giro, e quando l'azione di lanciare una granata termina sempre con la visuale rivolta verso il cielo, beh, è chiaro che qualcosa non stia funzionando come potrebbe e dovrebbe. E' comunque possibile eliminare il motion control per quanto riguarda le granate, nonché sistemare la sensibilità del Wiimote, e dunque per quanto tutto ciò sia una seccatura siamo anni luce distanti dai disastrosi controlli di Call of Duty 3.
No, alla fine quello che delude davvero di Brothers in Arms è il motore grafico che solo occasionalmente si dimostra mediocre, e che anzi spesso è scandalosamente povero. Il framerate è basso, con frequenti ed inspiegabili rallentamenti, e il livelli del tutto lineari, poco più che un susseguirsi di claustrofobici sentieri impreziositi (si fa per dire...) da incontri scriptati. La IA dei nemici, in particolar modo, lascia molto a desiderare. Un momento particolarmente memorabile è stato quando ho scoperto un trio di soldati seduti ad un tavolo dentro ad una fattoria, all'apparenza completamente incuranti del soldato americano a pochi metri da loro. Così tanto disinteressati da non reagire nemmeno quando ho ucciso uno di loro con un colpo di mitra. Quindi ho deciso di lanciare una bomba, uccidendo anche il secondo, eppure ciò non è stato sufficiente per distrarre il sopravvissuto dal suo importante compito di stare seduto immobile, quindi alla fine ho dovuto freddare anche lui. Non c'è dunque da meravigliarsi che abbiano perso.
Questo è un esempio un po' estremo, ma sarete seriamente costretti a far impennare il livello di difficoltà perché i nemici siano minimamente in grado di offrire un grado di sfida quantomeno credibile, ed è purtroppo a quei rigorosi livelli di difficoltà che i limiti del sistema di puntamento si fanno sentire. E di certo le cose non vengono migliorate da un orripilante sistema di hit detection dei colpi: un colpo in testa non è assolutamente garanzia di un'uccisione, e addirittura gli avversari arriveranno a prendersi 3 o 4 colpi in pieno petto prima di incominciare a reagire. La completa mancanza di una componente multiplayer è un altro punto a sfavore di Brother in Arms: Double Time, specialmente quando Call of Duty 3 ha dimostrato che la cosa sia tutt'altro che irrealizzabile su Wii (e persino con pochi sforzi...).
Quel che rimane è dunque un pacchetto piuttosto frustrante. C'è quantità a livello di gameplay (si parla -ricordiamolo- di 2 dischi...), ma poca varietà e pochissima qualità. Visto un campo aperto o un villaggio realizzato con pochi poligoni ben in mostra, visto tutto quel che il gioco ha da offrire, e persino gli sconti a fuoco coi nemici presto vengono spogliati della componente adrenalinica e incanalati su binari di noiosa routine fatta di dinamiche di affiancamento con gli alleati e poco più. In fatto di controlli non siamo poi forse lontanissimi da quella che potrebbe considerarsi una soluzione tutto sommato standard per i First Person Shooter su Wii, ma la cosa viene minata dal fatto di essere al servizio di un gioco globalmente sciatto e poco divertente.