Brothers in Arms: Hell's Highway
In guerra, non si combatte mai da soli
Contrariamente a quanto accadeva nei precedenti Brothers In Arms, la salute dei personaggi non è più qualcosa di cui preoccuparsi esplicitamente, visto che sono state del tutto rimosse barre varie ed eventuali. Diciamo solo che il gioco si fonda sull'idea che essere colpiti sia davvero un gravissimo accadimento, e valuta dunque l'energia dei singoli componenti sulla base del tempo trascorso in posizioni scoperte e pericolose: rimanete senza riparo troppo a lungo e vedrete lo schermo tingersi inesorabilmente di rosso sangue. Tornando in posizione di copertura i colori ritorneranno alla normalità, ed avrete così un indicatore affidabile di quando sia opportuno sporgere la testa e quando rimanere al sicuro.
Questo gioco di coperture e ritirate un un po' alla gatto contro topo, benché assai poco realistico e vagamente compiacente, funziona alla grande sul piano del gameplay. Si può fare affidamento sull'idea che fino a quando lo schermo non diventa troppo rosso, le cose vanno come si deve. Verrete inoltre informati non soltanto di quando sarete in grado di rispondere al fuoco, ma anche della durata approssimativa del vostro contrattacco, rendendo così meno delicati gli spint tra un punto di copertura e l'altro. Con un chiaro riferimento a Gears of War, è possibile correre -senza sparare- tenendo premuto A (X su PS3), e fortunatamente qui è pure molto più semplice cambiare direzione rispetto a quanto non avviene nel titolo Epic.
Già dopo poche missioni, il tutorial invisibile del gioco vi avrà prontamente istruiti in maniera impeccabile relativamente ai vari aspetti ludici del prodotto, e non avrete più modo di ingarbugliarvi con le manovre fondamentali. Tutto quello che ha reso interessante il capitolo originale ritorna qui in versione migliorata, ampliata e tecnicamente più evoluta, e globalmente le situazioni offrono un grado di sfida maggiore. Ma sarà sufficiente?
In una sola parola, no. Il problema principale è una drammatica mancanza di varietà: i capitoli totali sono 10, ma già a partire dal quinto il senso di ripetitività incomincia a farsi sempre più opprimente, soprattutto considerando che le uniche differenze reali tra un capitolo e l'altro sono da rintracciarsi nell'ambientazione. Con i nemici permanentemente arroccati su posizioni di difesa prevedibili, presto ogni cosa si riduce ad un copia e incolla spudorato e tremendamente noioso. E' vero, alcuni dei capitoli finali introducono più plotoni avversari sul campo di battaglia, ma la formula di affrontamento delle situazioni resta cocciutamente la medesima. Perché, tanto per dirne una, Gearbox non ha lavorato sul comportamento dei nemici, cercando di offrire varietà e reattività nelle reazioni dei nemici? Perché non dare anche a loro la possibilità di attaccare dai lati, di muoversi, di provare a cogliere l'utente in contropiede? Affrontare sempre e comunque squadre poste rigorosamente di fronte al giocatore appare come qualcosa di dannatamente arretrato, specie per un prodotto che si vanta di essere strategico e credibile.
Eppure il problema più grave di Hell's Highway non è la ripetitività, bensì l'assoluta facilità con cui è possibile attraversare i livelli praticamente in solitaria -persino a livello Veterano. Grazie alla precisione mortale del sistema di mira sarete infatti in grado di eliminare la maggior parte dei nemici da posizioni improbabili e utilizzando semplicemente un fucile ordinario, cosa pateticamente comica. Nel frattempo potreste trovarvi con 3 squadre su 4 impegnate a concentrare il fuoco su un'area specifica, senza ovviamente che i vostri alleati riescano a mandare al creatore un unico nemico lasciando la console in stand by per una settimana di fila. E' sicuramente piacevole prendere il controllo di una squadra, non lo neghiamo, eppure sarebbe bello vedere i componenti della stessa comportarsi in maniera un filo più intraprendente. Di volta in volta, il gioco aspetterà pazientemente che voi uccidiate personalmente i nemici ad uno ad uno -e infatti a dirla tutta i vostri compagni di plotone si riveleranno poco più che uno strumento valido per liberarsi degli uomini in fuga e per impegnare il nemico su un fronte parallelo. L'unico aspetto che finirà per rallentarvi davvero nel corso della campagna sarà l'orrido sistema di checkpoint, capace di costringervi ad attraversare lunghissime porzioni di livello prima di degnarsi di offrire un punto di salvataggio. E se provare a sperimentare un po' con le tattiche (magari fallendo e incontrando il fatidico game over...) implica ripartire da fasi giocate 10 o 15 minuti prima, capirete anche voi che la situazione non è certo incoraggiante.
Ugualmente deludente è il limitato tasso di effettiva distruttibilità degli scenari, specialmente in un titolo come questo in cui le implicazioni a livello di gameplay sono profondissime. E se inizialmente è indubbiamente divertente vedere i nemici uccisi in slow motion trapassando le loro barriere, presto ci si accorge di quanto le possibilità in questo senso siano incredibilmente limitate rispetto ad un gioco come il recente Battlefield: Bad Company. Gli edifici sono immuni agli attacchi, i veicoli ridotti ad ammassi di lamiere contorte rimangono grottescamente ancorati al terreno, e fragili ripari che dovrebbero essere meno che temporanei restano così come sono a dispetto di qualsiasi danno subito. E avendo visto quello che è possibile fare in altri prodotti in vendita ormai da mesi, affermo senza timore di essere smentito che ci sono aspetti di Brothers in Arms ad oggi terribilmente datati. Si ha davvero la sensazione che il concetto di gioco sia di base ancora vincente, ma che non lo si sia evoluto a dovere rispetto a quello che rappresentava quasi 4 anni fa.
Hell's Highway sfrutta il tanto acclamato Unreal Engine III, anche se in definitiva non si tratta certo dell'uso più impressionante che sia stato fatto del motore proprietario di Epic...e anzi i segni di un ciclo di sviluppo dolorosamente protratto nel tempo si vedono tutti. I soldati controllati dal computer sono il più delle volte incapaci di muoversi come si deve, e anzi spesso li vedrete muoversi per una decina di secondi contro ai muri prima che si accorgano che forse è il caso di cambiare strada. E poi qualcuno ci spiega perché sia così difficile aggiungere un po' di varietà nei visi dei nemici tedeschi? La vista di 4 corpi ammassati uno sopra l'altro con esattamente la stessa espressione del viso è un tocco di comicità involontaria che uno non si aspetterebbe durante la Seconda Guerra Mondiale. Certo le ambientazioni sono tutto sommato belle da vedere, anche se non troverete mai un elemento davvero impressionante in tutto il gioco. Standard insomma soltanto funzionali per il tardo 2008, e nulla più.
Come sempre, Gearbox ha a lungo fatto proclami riguardo all'aspetto più puramente narrativo del gioco, ma ai nostri occhi la drammaticità del tutto è a dir poco esageratamente teatrale, e verso la fine pure abbastanza goffamente imbarazzante. Dovreste sentirvi nei panni di questi uomini, vivendo le dolorose decisioni che essi si ritroveranno a prendere causando così la morte di alcuni compagni, ma a parer nostro gli sceneggiatori hanno soltanto calcato troppo la mano nel tentativo -fallito- di buttarla sul retorico/emozionale. E lode all'idea di averci provato, per carità, ma di fatto al gioco in sé non si aggiunge pressoché nulla.
Inevitabilmente, l'aspetto multiplayer spesso fa impennare l'appeal a lungo termine di uno shooter, eppure quello che troverete da questo punto di vista in Hell's Highway è leggero a dir poco. Praticamente è disponibile soltanto un'unica modalità multigiocatore (giocabile come classificata o meno, come da copione) e 6 mappe di media grandezza. I match sono pensati per 14 o 20 utenti, con le consuete opzioni a livello di tempi, fuoco amico e voice chat. La preparazione avviene semplicemente scegliendo una delle armi disponibili e segliendo se schierarsi in difesa o in attacco. Quelli che attaccano dovranno cercare di alzare la bandiera, mentre quelli che difendono dovranno battersi per tenerla ammainata. Non che ci sia molto altro al di là delle impressioni iniziali, e a parte la possibilità di guidare un carro armato l'azione è affine a quella di mille altri sparatutto strategici a squadre (benché l'enfasi sulle coperture sia come già detto maggiore). Un risultato un po' misero a dirla tutta, e soltanto ora possiamo capire perché Gearbox non abbia mai parlato di questo aspetto del gioco prima del lancio.
Giunti a questo punto, Brothers In Arms: Hell's Highway rappresenta poco più che una valida evoluzione dell'originale e non certo un titolo capace di portare gli strategici ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale verso nuove vette. Con le sue appassionanti ma al tempo stesso ripetitive meccaniche di base, è un gioco che merita rispetto ma il cui fascino pare svanire invece che aumentare mano a mano che la campagna entra nel vivo. E con poco più di qualche intermezzo da cecchino o alla guida di un carroarmato a rompere la noia, Hell's Highway esaurisce le sue sorprese già durante le prime ore di gioco. Non si tratta certamente di un fallimento, sia chiaro, però manca dell'ispirazione necessaria a renderlo un assoluto must buy.