Burnout Paradise Remastered - recensione
Take me back to the Paradise City...
Dite la verità, quanto vi manca Burnout? A noi parecchio. Negli ultimi 10 anni i giochi di corse arcade hanno fatto passi da gigante, spostando sempre più in alto l'asticella con la serie Forza Horizon, gratificandoci con qualche discreto Need for Speed e sorprendendoci con perle nascoste come Split/Second... di cui ci permettiamo di chiedere in questa sede almeno una versione remastered, se non un sequel.
Burnout però è speciale: ha sempre avuto quell'esplosività spensierata che ti teneva attaccato al controller per pomeriggi interi. E dopo averci fatto accartocciare migliaia di auto in eventi "chiusi", Criterion nel 2008 ha deciso di fare il grande salto con Burnout Paradise, primo (e finora unico) capitolo open-world che a suo tempo divise un po' critica e fan tra quelli che apprezzarono il cambio di direzione e coloro che invece preferivano lo stile classico della serie.
Da allora la serie è sparita dai radar per poi riapparire un paio d'anni fa su console e PC proprio con la versione remastered di Paradise. La versione uscita in questi giorni raccoglie l'eredità di quel gioco, la spara a 60 fps sulla console ibrida Nintendo e la farcisce con tutti i contenuti aggiuntivi usciti a suo tempo per il titolo originale. Un pacchetto decisamente allettante che ci mette di fronte a chilometri di strade percorribile in ogni senso di marcia, a qualsiasi altezza e alla velocità che preferite, a patto che sia superiore alle 200 miglia orarie.
Sono letteralmente centinaia le attività nascoste tra gli incroci di Paradise City, tra corse classiche e sfide sfiziose, che metteranno alla prova non solo la vostra abilità di piloti ma anche di strateghi. Dovendovi muovere in un enorme dedalo di strade potrete infatti decidere voi come arrivare al traguardo ma occhio perché conoscere adeguatamente la mappa può fare davvero la differenza.
La velocità di gioco infatti è molto alta e perdersi un incrocio è un attimo, su schermo fortunatamente esistono svariati input visivi che vi suggeriranno quando e come svoltare nella direzione giusta. Imparare ad usarli con una rapida occhiata non è inizialmente semplice ma una volta fatta l'abitudine non avrete alcun problema a diventare padroni della strada.
Burnout Paradise fortunatamente non si perde in preamboli e vi getta subito nell'azione con una macchina piuttosto bruttina ma sufficiente a raccogliere le prime vittorie e far passare di livello la patente con cui inizierete. C'è una differenza piuttosto marcata rispetto alle edizioni uscite precedentemente, in questa remastered per Switch potrete infatti accedere subito ai pacchetti di mezzi aggiuntivi, che includono scattanti moto e macchine a dir poco esotiche. Questo garage affollato fin da subito è una goduria in quanto potrete, ad esempio, sfrecciare a bordo della vostra (finta) Delorean fluttuante fin dall'inizio o sfoderare una (quasi) perfetta riproduzione della Ecto-1 di Ghostbusters.
D'altra parte però scegliere questi sfiziosi bolidi fin dall'inizio abbasserà non poco il livello di sfida, azzerando di fatto quel gustoso senso di progressione che da sempre ha contraddistinto questa saga. Vi consigliamo quindi di resistere almeno per un po' alla tentazione di poggiare il vostro deretano virtuale sui bolidi più scintillanti e di godervi al meglio l'esplorazione della città, la distruzione di centinaia di cartelloni pubblicitari, lo sfondamento dei cancelli gialli nascosti un po' ovunque e soprattutto l'eliminazione dei rivali che man mano sfrecceranno al vostro fianco chiedendo disperatamente di essere umiliati a colpi di Takedown.
A tal proposito, le eliminazioni "fisiche" hanno ancora un ruolo in questi Burnout. Vi permetteranno di eliminare, temporaneamente o definitivamente, gli altri concorrenti e di accumulare turbo con cui spingere oltre i limiti i vostri mezzi. Non esistono però più gli eventi Crash, che rappresentavano una delle parti più sfiziose dei primi capitoli. Ce ne siamo rammaricati a sufficienza nelle recensioni precedenti quindi è inutile ripetersi.
Il tempo passato fortunatamente non ha scalfito più di tanto la spettacolarità del modello di guida di Burnout Paradise e buona parte degli eventi, per quanto ripetitivi, sono ancora dannatamente divertenti. Il potentissimo senso di velocità del gioco originale è rimasto tale e quale, sia che giochiate in modalità portatile che con la console alloggiata nel suo dock. Spesso avrete addirittura la sensazione che sia eccessivo ma non cedete mai, mai... MAI alla tentazione di alzare il piede dall'acceleratore.
Esteticamente invece gli anni si fanno sentire un po', più che altro nei modelli poligonali delle auto che ovviamente non possono rivaleggiare con buona parte dei titoli che abbiamo citato all'inizio. Poco importa, però, perché con l'adrenalina che vi schizzerà via dagli occhi non avrete quasi il tempo di accorgervene.
Ancora una volta dobbiamo purtroppo chiudere una recensione Switch lamentandoci del prezzo di lancio di un porting o di una versione remastered. Burnout Paradise Remastered sulla console Nintendo viene venduto attorno ai 50 Euro, circa quattro volte il costo dello stesso gioco (compresi DLC) sulle altre piattaforme.
Alla luce di quanto espresso nella recensione, tale differenza NON è giustificata dal lavoro svolto per questa edizione ibrida. Un cartellino intorno 30 Euro sarebbe stato sicuramente più incoraggiante sia per i potenziali nuovi utenti, sia per chi voglia tornare a Paradise City portandosela dietro in qualsiasi momento.