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Call of Duty Classic

Tutto iniziò così...

Esistono diverse discussioni sulla velocità con la quale i videogiochi invecchiano al giorno d'oggi: titoli usciti anche solo cinque anni fa, se ripresi in mano ora, sembrano quasi provenire da un'altra epoca, frutto di una realtà parallela alla quale noi stessi giocatori non sentiamo di appartenere. Certo, ci sono le classiche eccezioni che confermano la regola, ma in un mondo che viaggia alla velocità della luce, sono sempre di più i fuochi di paglia destinati a spegnersi alla prima folata di alta definizione.

Vorrei in questo commiato dei tempi che furono dirvi che il primo Call of Duty è stato in grado di invertire la rotta, ripresentandosi in questa operazione amarcord (seguita alla pubblicazione di Modern Warfare 2) più fresco e coinvolgente che mai, ma purtroppo non è così.

Chiusa tristemente dalla gabbia degli anni passati e soffocata dal senno di poi, l'opera originaria di Infinity Ward cade miseramente sotto i colpi di meccaniche oramai stra abusate, prive di quel mordente che il gioco ebbe all'epoca. Se ai tempi dell'uscita molte delle sue caratteristiche fecero infatti gridare al miracolo, ora il senso di deja vu risulta troppo marcato, causando l'inevitabile calata della palpebra o il semplice nervosismo se immersi in sessioni di gioco troppo lunghe.

La campagna russa ha un inizio da brividi. Mentre tutto esplode voi siete su una barchetta di fiammiferi...

Affrontare le tre diverse campagne create dagli sviluppatori, nei panni rispettivamente del soldato semplice statunitense Jack Martin, del sergente britannico Jack Evans o del milite russo in carriera Alexei Voronin, richiederà così diversa pazienza ludica, sia ad un livello di difficoltà basso che nelle sfide all'ultimo sangue.

Non stiamo parlando però ovviamente di un flop clamoroso: il fascino storico di un'ambientazione ai tempi non così inflazionata, unito al taglio epico di alcune missioni, sono in grado di far correre i brividi sulla schiena a qualunque giocatore, a patto però di chiudere un occhio sulla confezione con il quale il “regalo” è stato preparato.

Graficamente infatti il gioco mostra in diversi punti la corda, con ad esempio nei modelli dei personaggi chiaramente al di sotto degli standard a cui ormai la next generation ci ha abituati. Nonostante sia un sostenitore dell'assunto che l'occhio non è tutto, per la maggior parte dei soldati virtuali questo aspetto rischia così di diventare un ostacolo non indifferente.

Uno delle magagne più evidenti inoltre è dovuta sicuramente l'intelligenza artificiale, figlia illegittima della miriade di parti scriptate presenti all'interno del gioco: se la scelta iniziale venne fatta in virtù del concedere un'esperienza quanto più cinematografica possibile, il rovescio della medaglia risulta che una volta scoperto il trucco, la tendenza ad avvalersi dei punti oscuri di una tale impostazione, per agevolarsi nel proseguo della storia, risulterà fin troppo semplice.

La campagna russa ha un inizio da brividi. Mentre tutto esplode voi siete su una barchetta di fiammiferi...

La presenza infatti di linee di confine immaginarie, oltre le quali le orde dei nemici interrompono il loro incedere oppure la possibilità in molti punti, stando perfettamente al riparo in una stanza, di proseguire senza colpo ferire, minano pesantemente il coinvolgimento emotivo che una tale ambientazione dovrebbe trasmettere.

Ago della bilancia finale può quindi essere unicamente il prezzo: se siete fra i fortunati possessori di una delle edizioni speciali di Modern Warfare 2 che permettono di scaricare Classic direttamente da XBLA e PS3 senza sborsare vil denaro (1.200 MP nel nostro caso), non posso che consigliarvi l'acquisto.

Il gioco, chiudendo l'occhio sui difetti sopracitati, è al di là di tutto un pezzo considerevole di storia videoludica e l'imbracciare il fucile soprassedendo su quello che ne è seguito risulta ancora piacevole. Di contro, se dovete acquistare il tutto a prezzo pieno,valutate attentamente se volete essere i felici possessori di una bottiglia di vino d'annata che all'apertura emana un retrogusto di aceto oppure se può risultare più conveniente dirigere la propria attenzione su altre battaglie.

6 / 10