Call of Duty: Modern Warfare - recensione
Il ritorno del Re.
Capita di tanto in tanto di mettere le mani su di un videogioco che per svariate ragioni verrà poi considerato negli anni una pietra miliare per il suo genere di riferimento, per la capacità di segnare un netto punto di svolta rispetto al passato e di innalzare in modo irreparabile gli standard della categoria nel futuro. È un po' quel che successe con l'arrivo sul mercato della trilogia dei Modern Warfare, che riuscrono nell'obiettivo di trasformare la serie Call of Duty da un ottimo prodotto per gli appassionati a un vero e proprio fenomeno planetario, andando contemporaneamente a stravolgere le regole sulle quali si era sorretto il segmento degli sparatutto in prima persona fino a quel momento.
Fin dai primi minuti della nostra prova in quel di Los Angeles nell'ormai lontano agosto, avevamo avuto la netta sensazione che il nuovo Call of Duty: Modern Warfare avesse tutte le carte in regola per entrare a far parte di questa compagine di straordinari videogiochi, soprattutto a causa dell'impressionante lavoro compiuto sul feeling di un gunplay a dir poco sbalorditivo. Gli aspetti del titolo da mettere alla prova erano ancora tantissimi a partire dalla qualità della campagna principale, eppure le aspettative di chi ha amato profondamente i Modern Warfare di un tempo erano sospinte da un presentimento ben più che positivo.
Anche se il primo contatto col gioco ci aveva decisamente convinto, lo spazio per sbagliare rimaneva notevole considerando la pesantissima eredità che un nome di questo tipo porta con sé. Era necessario amalgamare alla perfezione innovazione e tradizione, e non a caso Infinity Ward ha scelto come figure chiave del progetto quegli stessi veterani dello studio che avevano reso grande la trilogia. Non per ultimo, Call of Duty: Modern Warfare arriva all'apice di un ciclo non proprio fortunato per il franchise, e su questo capitolo gravava di conseguenza la responsabilità d'inaugurare un nuovo rinascimento per lo sparatutto di Activision.
La nuova installazione si erge sui tre pilastri tipici di un Modern Warfare, quelli rappresentati dalle Operazioni Speciali, da un comparto multigiocatore ampio e profondo e, infine, da una campagna single player ad alto tasso d'adrenalina. Quella proposta quest'anno, però, non è in alcun modo paragonabile a quelle viste negli ultimi capitoli del franchise e anzi, fatichiamo nel metterla a confronto con qualsiasi altra mai inserita in uno sparatutto ad ambientazione bellica, tanto per i temi che vengono trattati quanto per la sua capacità di scuotere e turbare il giocatore.
Come già sapevamo il nuovo Modern Warfare riparte dalla figura dello storico Capitano Price, ma trattandosi di un autentico reboot i collegamenti con le vicende della trilogia si fermano qui. Proprio come in uno spy movie di Hollywood la storia sfiora diverse parti del globo, anche se un ruolo speciale è indubbiamente assegnato allo stato mediorientale fittizio dell'Urzikstan, un paese afflitto da un trentennio di guerra civile e culla dell'organizzazione terroristica di Al-Qatala, in cui si ambientano gran parte delle 14 missioni che compongono la campagna.
A rendere profondamente diversa l'esperienza single player di Call of Duty: Modern Warfare è però la forte volontà del team di sviluppo di affrontare per tutto l'arco narrativo della campagna diversi macro-temi di sconvolgente attualità, materie controverse come l'inevitabilità delle vittime civili in azione, i crimini di guerra in una regione occupata, le proxy war in Medio Oriente di Stati Uniti e Russia e, più in generale, l'impossibilità nei conflitti moderni di determinare con precisione chi siano i buoni e i cattivi, gli alleati e i nemici.
L'Urzikstan, apertamente ispirato a paesi come l'Afghanistan e la Siria, è chiaramente sotto la sfera d'influenza russa ma è comunque al centro degli interessi di Stati Uniti e CIA, che finanziano la milizia ribelle guidata da Farah Karim nella lotta al contingente d'occupazione comandato dal generale Barkov, il villain principale della campagna che si macchia di orribili azioni nei confronti della popolazione civile. Dall'altro lato della barricata ci sono invece i terroristi di Al-Qatala, anch'essi contrapposti alle forze russe ma impegnati in una guerra santa nei confronti dell'Occidente.
Insomma, la storia di Modern Warfare si sviluppa tra i quattro angoli di un complesso scacchiere politico sulle cui caselle si muovono pedine i cui scopi non sono facilmente individuabili, come testimoniano i ripetuti colpi di scena a cui assisteremo durante le circa 7 ore di campagna principale. Oltre a mettere in scena un articolato universo che sembra trarre a larghissime mani dal contesto sociopolitico moderno, Infinity Ward riesce poi nel compito di modellare magistralmente le singole missioni, prendendo spunto in più di un'occasione dalla migliore cinematografia del genere. Alcune di esse, ne siamo certi, rimarranno memorabili e lasceranno un solco nell'immaginario videoludico negli anni a venire, come successe nel caso della missione "Niente russo" di Modern Warfare 2.
Come se tutto ciò non bastasse, la trama è condita da una manciata di durissime scelte morali che metteranno alla prova il giocatore. La maggior parte di esse è solo di facciata poiché cela un semplice game over, ma non neghiamo che sia proprio in questi frangenti ad alta tensione che il gioco varca con più efficacia il sottile confine del virtuale per colpire con forza chi si trova con un controller in mano dall'altra parte dello schermo. Una menzione di merito va assolutamente posta nei confronti dei due raid col visore notturno già intravisti nel materiale promozionale diffuso da Activision, quelle irruzioni al cardiopalma vissute stanza per stanza, rumore dopo rumore, che difficilmente vi lasceranno indifferenti.
Ciò che non convince appieno della storia di Call of Duty: Modern Warfare è il ruolo che Infinity Ward ha voluto assegnare all'esercito russo, che in questo capitolo interpreta in maniera un po' troppo bidimensionale il male assoluto, perpetrando ai danni di adulti e bambini civili le più crude atrocità. Certo, comprendiamo la necessità di dare in pasto al giocatore un cattivo che facesse saltare gli schemi di un conflitto convenzionale, ma volendo prendere come esempio la trilogia originale essa risolveva quest'incombenza con molta più classe: i nemici erano i russi, che però si trovavano in guerra a causa delle macchinazioni di Makarov ed erano quindi loro stessi vittime dell'antagonista principale.
Al netto di un finale leggermente sottotono e un po' affrettato, riteniamo doveroso segnalare un'inspiegabile caduta di stile in cui sono incappati gli sceneggiatori, che ambientano una missione nella rinomata autostrada della morte, luogo dove avvenne un violentissimo bombardamento americano durante la prima guerra del Golfo. Nel gioco, però, la paternità di questo crimine di guerra viene affidata ai russi senza una ragione apparente, un dettaglio che ha scatenato il risentimento di molti nei confronti della produzione di Infinity Ward.
Queste lacune non riescono comunque a intaccare la qualità generale della campagna del nuovo Modern Warfare, secondo noi la migliore mai vista in un Call of Duty in tanti anni di attività della serie. Siamo giunti a questa conclusione non solo perché riteniamo straordinario l'impianto narrativo, ma soprattutto perché quest'ultimo è sorretto da un gameplay che è figlio degli importantissimi investimenti sul lato tecnico che il team di sviluppo ha impiegato per rendere incredibilmente fedele e convincente il comportamento delle armi da fuoco.
È difficile spiegare cosa si prova quando si preme il grilletto, poiché l'eccezionale feeling offerto dalle bocche di fuoco di Call of Duty: Modern Warfare ha origine da un largo insieme di piccoli particolari tecnici e di design che si traducono in uno dei gunplay più esaltanti mai provati nella nostra carriera da videogiocatori. Volendo partire innanzitutto dagli aspetti meramente visivi, i fucili sono in grado di trasmettere al giocatore una sensazione di accesa potenza, grazie all'oscillazione della visuale, agli sbuffi di fumo che vengono emessi dalla canna e all'animazione del rinculo dell'arma, imprevedibile a ogni sparo.
Per quanto riguarda il comparto sonoro, vi avevamo già parlato nella nostra prova dell'egregio lavoro compiuto da Infinity Ward nel riproporre i suoni delle armi, particolarmente intensi e d'impatto anche grazie all'introduzione della propagazione fisica del rumore attraverso l'ambientazione. Al netto di questi intervententi prettamente tecnici, il gameplay del gioco si muove sui binari classici di un Call of Duty, fatta eccezione per le nuove feature di gameplay relative ai due tipi di ricarica (veloce se buttiamo il caricatore, lenta se recuperiamo le munizioni) e al mounting (la possibilità di appoggiare il fucile sulle superfici verticali e orizzontali), in grado di alimentare la sensazione d'immersione del giocatore.
Se il gunplay migliora ulteriormente una campagna single player che gode di un'ottima scrittura , lì dove invece il suo apporto risulta decisivo è senza dubbio nel comparto multigiocatore di Modern Warfare, che per quanto riguarda il mero novero delle modalità disponibili non si discosta più di tanto dal solco impresso dalle precedenti iterazioni del franchise di Activision. Sulla carta il nuovo Call of Duty procede sulla falsariga dei suoi antenati, eppure questo capitolo segna un profondo cambio di paradigma rispetto al passato abbandonando la formula frenetica tipica dei Black Ops per abbracciare un gameplay più lento e strategico, nel quale i riflessi dei giocatori sono messi in secondo piano rispetto alla loro abilità nel prevedere la posizione e le mosse degli avversari.
Questo aspetto si lega a stretto giro col rinnovato design delle mappe, che rinunciano al modello delle tre corsie tanto caro alle passate iterazioni della serie per sostituirlo con planimetrie ben più articolate, ricche di edifici esplorabili e di posizioni rialzate. Questa importante rivoluzione ha fatto nascere nelle community online duri dibattiti tra chi ritiene che questa formula stimoli il camping e tra chi invece è assolutamente soddisfatto dell'evoluzione di un archetipo ormai superato. Dal nostro punto di vista, il fatto che le mappe di un Call of Duty abbiano finalmente un level design degno di questo nome non potrà mai essere una cattiva notizia, anche se questo dovesse portare a ridiscutere dalle fondamenta la natura del gioco e i suoi equilibri.
Sul fronte delle modalità di gioco sono diverse le novità proposte quest'anno da Infinity Ward, che accompagna al classico set di partite a obiettivi e deathmatch una manciata di nuove playlist alcune più riuscite di altre. Quella più interessante è la stessa che è stata grande protagonista dell'alpha di Modern Warfare, la modalità Gunfight che nella traduzione italiana assume il nome di Scontro. In Scontro, due squadre da due giocatori ciascuna devono affrontarsi in mappe di ridotte dimensioni avendo a disposizione un loadout casuale, che si resetta ogni due round. Questi match sono quelli che riescono con più forza a esporre l'anima prettamente tattica e strategica dello shooter sviluppato dallo studio Californiano, poiché impongono ai due membri della squadra di coordinarsi reciprocamente durante i serratissimi scontri a fuoco di Gunfight.
Un'altra importante new entry di questo capitolo è la modalità Guerra Terrestre, un'autentica fusione tra il gameplay classico di Call of Duty e quello del suo più acerrimo concorrente, Battlefield. Guerra Terreste prevede che ben 64 giocatori si contendano in mappe di notevoli dimensioni alcune bandiere poste in punti strategici dello scenario, utilizzando il supporto di veicoli come blindati ed elicotteri che appaiono ciclicamente agli spawn delle due fazioni. Avevamo avuto la possibilità di esprimerci su questa modalità in seguito alla prova di Los Angeles e purtroppo il nostro giudizio non è cambiato da allora: Guerra Terrestre è fin troppo frenetica, difficilmente si riescono a completare azioni ragionate per l'elevato numero di giocatori in campo, e in generale l'intera modalità sconfessa quei valori del gameplay di Call of Duty: Modern Warfare che tanto abbiamo apprezzato.
Curiosamente, assente ingiustificata è la playlist dei deathmatch in notturna, che non ha ancora trovato spazio all'interno delle rotazioni dei server del comparto multigiocatore di Modern Warfare. Confidiamo nella loro introduzione al più presto, specialmente dal momento che le partite in questione funzionavano alla meraviglia e si erano dimostrate le più divertenti durante l'hands-on di agosto.
Non possiamo parlare del multigiocatore di Call of Duty: Modern Warfare senza dedicare qualche paragrafo al corposo arsenale presente in questo capitolo, che mai adesso può essere modellato nel dettaglio alle necessità del nostro stile di gioco. La lista delle armi comprende ben 28 bocche di fuoco divise tra fucili d'assalto, mitragliette, fucili a pompa, mitragliatrici leggere, fucili tattici e fucili di precisione, una buona varietà considerando le quasi infinite possibilità di personalizzazione che si materializzano grazie all'esordio dell'Armaiolo.
Vogliamo essere particolarmente chiari sull'argomento, l'Armaiolo non è un semplice editor delle armi, ma impersona invece una delle innovazioni più significative di questo capitolo, in grado di trasformare il volto dei Call of Duty dei prossimi anni. In questa sezione possiamo personalizzare i fucili attraverso un massimo di 9 slot, applicando modifiche che vanno a incidere prepotentemente tanto sul loro aspetto quanto sulle loro prestazioni. Ad esempio, un classico M4A1 diventa lo strumento perfetto per le sparatorie a corto raggio se eliminiamo il calcio e riduciamo la lunghezza della canna, magari applicando un caricatore di grandi dimensioni e un mirino laser che faciliti il fuoco non mirato. Se invece preferite il fuoco dalla distanza, potrebbe essere utile dotare il fucile di un bipede, di una canna pesante e di un mirino a lunga gittata. Nel caso specifico dell'M4A1, inoltre, l'arma può essere convertita in una mitraglietta o in un DMR, a testimonianza di come l'introduzione dell'Armaiolo doni una profondità semplicemente sbalorditiva all'editing dell'equipaggiamento.
Tutti gli accessori si ottengono scalando un sistema a livelli distinto per ciascuna arma, e vanno inoltre a influenzare le statistiche del fucile in modo abbastanza aggressivo. Ciò ci porta a discutere della possibilità di costruire attraverso l'Armaiolo delle vere e proprie build, un po' come se ci trovassimo in un gioco di ruolo, scegliendo accuratamente quelle attrezzature che possano massimizzare i valori dell'arma che più ci interessano. Questo aspetto fornisce un'alta componente di rigiocabilità al comparto multiplayer di Modern Warfare, dal momento che una buona parte dell'esperienza è costituita a questo punto dal lavoro di montaggio e smontaggio degli accessori alla ricerca del setup perfetto.
Oltre a personalizzare il proprio equipaggiamento, il giocatore può scegliere per ciascun loadout tre diverse Specialità, quei famosi perk resi celebri dalla trilogia dei Modern Warfare che fanno il loro ritorno in questo capitolo della serie. Naturalmente non potevano mancare le serie d'uccisioni, che ricalcano in linea di principio quelle già incluse nei precedenti capitoli. Alcune ricompense per le serie come l'UAV, l'elicottero di supporto e l'AC-130 vi saranno familiari, mentre altre come il missile Cruise (che sostituisce il Predator), il veicolo blindato e il bombardamento al fosforo bianco sono del tutto inedite e rappresentano una novità interessante per il franchise.
Per quanto concerne la personalizzazione estetica di armi e personaggi, è importante secondo noi aprire l'argomento andando a delineare il modello di business che Activision ha voluto adottare per Call of Duty: Modern Warfare, che non sarà caratterizzato da season pass, da casse premio e da microtransazioni relative ad armi e ad accessori. Nel titolo saranno presenti due tipi di Battle Pass, uno gratuito e uno a pagamento, che includeranno esclusivamente oggetti estetici come orologi, charm portafortuna, adesivi, aspetti per i 9 operatori disponibili al lancio e varianti per le armi, conversioni integrali per l'aspetto dei fucili che possono essere gestite in una sezione apposita del menù multigiocatore. Le varianti, anche chiamati Progetti, possono essere ottenute anche al di fuori del Pass completando una serie di compiti sempre più impegnativi, uno stratagemma che riuscirà a tenere impegnata la community nelle settimane successive al lancio.
A concludere l'offerta ludica troviamo le Operazioni Speciali, il comparto PvE del gioco che ambisce a ricreare le splendide atmosfere delle missioni coop dei Modern Warfare originali. Al momento è difficile esprimersi su questa porzione del titolo, che appare tuttora incompleta e in corso di lavorazione. Nel novero delle operazioni speciali classiche è presente una sola missione, che una volta completata vi lascerà a bocca asciutta rimandando qualsiasi tipo di ricompensa al mese di novembre.
Le nuove Operazioni Speciali sono invece quattro e si ambientano in una vasta mappa open world, che sembra avere l'unico scopo di ospitare prima o poi una modalità Battle Royale. Le missioni sono eccessivamente impegnative e soffrono di diversi bug, cosa che le rende non proprio attraenti se messe a confronto con le modalità multigiocatore. Ci rendiamo conto del fatto che questo comparto agisca per molti giocatori come un mero contorno alle altre attività, eppure una buona fetta dei fan non aspettava altro che potersi nuovamente immergere in quelle emozionanti situazioni impersonate dalle Operazioni Speciali della vecchia trilogia. In tal senso ci aspettiamo qualche novità nell'immediato futuro, come promesso dagli sviluppatori in più di un'occasione.
Abbiamo ampiamente trattato gli straordinari traguardi tecnici che il titolo raggiunge nel campo del comportamento delle armi da fuoco e del sonoro, eppure anche sul fronte della qualità visiva la nuova fatica di Infinity Ward non vuole essere da meno ed eccelle nell'offrire al giocatore un dettaglio grafico di ottimo livello. Questo risultato è sicuramente frutto del nuovo motore, che ha permesso al team di implementare un sistema d'illuminazione volumetrica, il supporto su PC al DirectX ray tracing e modelli poligonali mai così fedeli ottenuti grazie a una complessa tecnica di fotogrammetria.
Malgrado un notevole impatto grafico, la versione Xbox One X che abbiamo messo alla prova non ha dato segni evidenti di cedimento sul lato delle perfomance, che rimangono vicine ai 60 frame al secondo anche nelle situazioni più concitate. Il nuovo esponente della serie Modern Warfare non è quindi solo bello da giocare ma anche incredibilmente bello da vedere, specialmente quando vengono riprodotte le frequenti cutscene in computer grafica che aprono e chiudono le missioni della campagna, davvero vicine all'assoluto fotorealismo.
Dovendo fare un bilancio della nostra esperienza con Call of Duty: Modern Warfare, non possiamo che ammettere di trovarci di fronte a uno sparatutto eccezionale, in grado combinare una splendida campagna single player dai toni drammatici a un comparto multigiocatore che finalmente abbandona tante di quelle sovrastrutture che avevano impedito al franchise di evolversi significativamente da circa una mezza decade. Le Operazioni Speciali restano un'incognita mentre hanno tuttavia del sincero potenziale, se il team di sviluppo dovesse compiere la giusta decisione di ispirarsi alla campagna per il loro design.
Un gunplay da urlo che non trova paragone nella storia recente del medium è però la variabile chiave per il successo del titolo. Call of Duty: Modern Warfare rappresenta un balzo evolutivo cruciale per il futuro degli shooter e verrà probabilmente ricordato come una pietra miliare per il suo genere di riferimento, che dovrà necessariamente adeguarsi a questi rinnovati standard tecnici relativi alla fedeltà delle armi da fuoco. Attraverso gli investimenti, attraverso gli sforzi, ma soprattutto attraverso le idee di un team di sviluppo abile e talentuoso, la serie Call of Duty si riprende con decisione il posto che le spetta all'interno dell'olimpo degli sparatutto, impossessandosi nuovamente della corona che un tempo le era appartenuta. Sì, sembra strano a dirlo ma è così. Il re è davvero tornato.