Call of Juarez: The Cartel
La serie fa un salto nel presente.
Ci vuole un bel coraggio a stravolgere completamente una serie già al terzo capitolo. D’altronde non mi sento di dare torto a chi ha preso questa decisione; i primi due Call of Juarez erano buoni titoli (specie il secondo) che però per vari motivi sono passati quasi del tutto inosservati.
Allora abbandoniamo il vecchio west, che ormai ha detto tutto quello che aveva da dire in Red Dead Redemption, e torniamo nel presente. Un presente che ci vede, come il titolo del gioco suggerisce, nei panni di un gruppo di agenti federali intenti a smantellare un mastodontico cartello criminale sud-americano specializzato nella produzione e smercio di droga.
Negli ultimi due giorni ho avuto l’opportunità di mettere le mani su una versione quasi finita del gioco che uscirà alla fine di luglio e devo ammettere che mi ci sono avvicinato con grande curiosità. Un primo filmato mi ha fatto capire subito che il gioco non punta assolutamente sulla raffinatezza tecnica e la mia prova diretta è stata fondamentale per capire che l'obiettivo principale è quello di creare un forte senso d'immedesimazione che possa permettere ai giocatori di calarsi, anima e corpo, nei panni di uno dei tre protagonisti della storia.
Dopo un primo briefing è infatti possibile scegliere tra tre agenti: un sud-americano dalla lingua sciolta, una tipa tosta che ama più l’azione delle parole e, infine, il “vecchio” del gruppo, un veterano a cui fumano ancora le pistole. Proprio quest’ultimo funge come unico, minimo punto di contatto con i precedenti capitoli visto il suo cognome (McCall lo stesso dei protagonisti di Bound in Blood) e il suo look da cow-boy moderno.
Dettagli anagrafici a parte, il gioco entra subito nel vivo dell’azione, con un inseguimento/sparatoria nel bel mezzo di un’autostrada. Dopo questo inizio al fulmicotone verremo a conoscenza della nostra vera missione, smantellare una enorme banda di trafficanti di droga sud-americani che ha compiuto un gravissimo attentato al cuore della DEA, la sezione antidroga del Dipartimento di Stato Americano.
L’affare è grosso e un uomo solo non basta, per questo sono stati mandati in campo i tre migliori nei propri rispettivi campi. Ho provato a giocare con tutti e tre almeno inizialmente le differenze tra loro non sono così marcate se si esclude la loro dotazione di serie... le armi, per dirla in parole povere. Uno di loro (naturalmente non vi dirò chi) sembra nascondere un passato non proprio limpido e potenzialmente pericoloso, e proprio questo fattore d’incertezza fa sì che le fasi di gioco, per quanto stereotipate nel genere FPS, abbiano un pizzico di pepe in più.
Per quanto diversi tra loro, i tre protagonisti non sembrano caratterizzati in modo particolarmente spiccato e almeno nelle prime ore di gioco non ho notato particolari guizzi dal punto di vista narrativo.
La struttura del gameplay è rimasta praticamente la stessa del precedente Call of Juarez. Il cambio di ambientazione ed epoca non sembra essere stato sufficiente a rinfrescare la struttura di gioco, ma questo non è per forza un male. Ciò che invece spero venga corretta prima dell’uscita è l’Intelligenza Artificiale. I miei compagni di squadra hanno fatto le belle statuine per la maggior parte del tempo, ma la cosa è passata inosservata solo a causa della ancora maggiore stupidità dei nemici, votati al macello senza alcun criterio.
In questo ambito l’utilizzo della modalità Concentrazione, ennesima versione del solito Bullet Time che si carica uccidendo nemici, è risultato quasi inutile, così come la presenza di un arsenale decisamente nutrito. Anche le semplici pistole di base sono più che sufficienti per superare quasi indenni i primi livelli, e di conseguenza lo stimolo di sbloccarne di nuove e più potenti con il progredire del gioco va a farsi benedire.
Non ho purtroppo potuto provare la modalità co-op, un’altra delle novità di questo terzo capitolo, per la quale sembrano essere stati costruiti la maggior parte dei livelli. La presenza di coperture posizionate “ad hoc” risulta quasi inutile nel single-player, ma insieme a dei compagni d’avventura molto probabilmente acquisteranno tutt’altro significato.
Non mancano neanche modalità multiplayer competitive, tra cui la scontata “poliziotti vs spacciatori”, che per ovvi motivi non ho potuto testare. L’uscita del gioco non è tuttavia particolarmente distante. Call of Juarez: The Cartel arriverà sugli scaffali dei negozi il prossimo 22 luglio, data entro la quale, mi auguro, il team polacco Techland riuscirà a correggere i difetti riscontrati in questa prima sessione di analisi.
Call of Juarez: The Cartel è previsto su PC, PS3 e X360 a partire dal 22 Luglio 2011.