Castlevania Requiem: Symphony of the Night & Rondo of Blood - recensione
Un doppio viaggio indietro nel tempo.
Mentre tutto il mondo si è praticamente trasferito nel vecchio west, alcuni vecchi giocatori nostalgici si sono probabilmente accorti dell'uscita di Castlevania Requiem, coincisa "per puro caso" con l'arrivo su Netflix della seconda stagione della serie animata. Questa piccola collection firmata Konami è stata annunciata poco più di un mese fa, per la gioia di chi non vedeva l'ora di rigiocare quelli che ancora oggi sono considerati i due migliori capitoli della saga.
Partiamo da Rondo of Blood. Il gioco originale uscì nell'ormai (sigh!) lontanissimo 1993 su TurboGrafx-16/PC Engine, prima e unica console sviluppata da NEC Electronics, e portò con sé svariate novità. Innanzitutto fu il primo ad essere inciso su CD-Rom. La maggiore capienza dello scintillante supporto permise agli sviluppatori di creare un'avventura molto meno lineare delle precedenti, dando così il via ad un vero e proprio genere a cui molti ancora oggi si ispirano. Ancora oggi possiamo considerarlo il Castlevania più difficile. Fin dai primi stage è necessario porre particolare attenzione ai pattern d'attacco dei nemici (dannati corvi!) per evitare lunghe e snervanti serie di morti da far invidia a Dark Souls.
Per poter godere di questa avventura noi europei abbiamo dovuto attendere l'arrivo di The Dracula X Chronicles per PSP nel 2008. Protagonista di questo primo Castlevania a 16 bit è un personaggio divenuto ormai icona, Richter Belmont, che sfida Dracula per la più banale delle motivazioni, l'amore. La sua bella, Annette, è nascosta nel castello dell'immortale signore dei vampiri e ciò non concede scelta. Armato di coraggio e della sua fida frusta, e di una manciata di armi secondarie intercambiabili, Richter si inoltra nella gigantesca magione e senza saperlo da vita al miglior Castlevania della storia... fino all'arrivo del suo più che degno successore.
Symphony of the Night fu il sequel diretto di quel piccolo capolavoro. Uscì ben quattro anni dopo e fece il salto sul primo hardware da gaming di casa Sony, la mitica PlayStation, per poi saltare successivamente su Sega Saturn con una versione riveduta, corretta e potenziata. Il prologo del gioco è in sostanza il replay semplificato della fine di Rondo of Blood. Richter sconfigge Dracula per riconquistare la libertà e la sua dolce metà. Passano gli anni e il signore delle tenebre risorge ma stavolta la sfida diventa una questione di famiglia. Il potente Alucard, figlio di Dracula, entra nel castello del paparino ma dopo aver incontrato sorella Morte perde tutti i suoi poteri ed è costretto ad esplorare i labirintici corridoi della fortezza quasi disarmato. Spetta al giocatore evitare tutte le trappole e le mostruosità nascoste per recuperare i poteri di Alucard e arrivare al confronto finale adeguatamente preparati.
Rispetto al titolo precedente si apprezza un level design più elaborato. Il gioco è pieno zeppo di segreti e la progressione segue il consueto ritmo imposto dal ritrovamento dei diversi poteri del protagonista. In questo sequel gli sviluppatori si sono divertiti ad espandere notevolmente la componente RPG, rappresentata dalla possibilità di personalizzare i poteri di Alucard e di accompagnare la sua avventura con una nutrita schiera di famigli. All'epoca, così come adesso, il giocatore aveva un vasto range di armi ed equipaggiamenti tra cui scegliere. Molti di questi avevano un utilizzo nascosto, che veniva svelato solo al momento opportuno... un oggetto in particolare è in grado di farvi esplodere il cervello con una delle sorprese più incredibili dell'intera storia dei videogiochi. Sorpresa che, ovviamente, non vi sveleremo nel caso questa fosse la vostra "prima volta".
Entrambi i titoli utilizzano la medesima formula di gioco, un "letale" mix di plaftorm, azione e GDR che nel tempo ha dato vita ad un vero e proprio genere conosciuto come Metroidvania. Sono invecchiati bene? Dei due sicuramente Symphony of the Night è quello che mostra meno i segni del tempo, ma già all'epoca della sua uscita i passi avanti rispetto al predecessore erano più che evidenti. Il gameplay semplice da assimilare ma difficile da padroneggiare, il perfetto bilanciamento della difficoltà, una longevità altissima (grazie anche a QUEL segreto che evitiamo di svelarvi nel caso siate tra i pochi a non conoscerlo) e una colonna sonora da lacrime sono ancora adesso i punti di forza del primo Castlevania per PlayStation. Dal canto suo Rondo of Blood offre una sfida leggermente più elevata e alcune strade alternative che ne aumentano non poco la rigiocabilità.
Insieme sono fondamentalmente imperdibili anche e soprattutto per chi li giocò nelle loro incarnazioni precedenti. L'appetibilità viene ulteriormente elevata da alcuni extra inseriti in questa nuova compilation. Entrambi i titoli supportano ora la risoluzione 4K e Full HD (con upscaling) e una serie di opzioni di rendering che modificano la resa dei vetusti sprite originali. È ovviamente possibile giocare anche con le versioni vergini, aggiungendo magari quel saporito effetto CRT che fa tanto tubo catodico, ed è presente la solita manciata di sfondi che vanno a coprire i bordi lasciati "scoperti" dal formato 4:3. Il DualShock 4 consente il controllo sia tramite croce direzionale che con gli stick analogici, mentre gli speaker del controller trillano allegramente ogni volta che viene trovato un oggetto o un potenziamento. Sono stati infine aggiunti i Trofei, molti Trofei, forse anche troppi... in bocca al lupo a chi vorrà puntare al Platino, non sarà una passeggiata.
Castlevania Requiem: Symphony of the Night & Rondo of Blood è disponibile in esclusiva su PlayStation 4 solo in formato digitale. Il prezzo per questa doppietta d'annata è decisamente invitante, 19.99 Euro... qualcuno in meno per gli abbonati PS Plus. Dal punto di vista delle opzioni si sarebbe potuto fare qualcosa in più, ma la qualità dei due titoli è indubbia e ancora oggi per certi versi insuperata. Acquisto consigliato? Sicuramente sì... ma prima scendete da cavallo.